Raramente il Corriere della Sera aveva utilizzato contenuti e toni così aspri per bocciare una personalità politica e una figura di potere. L’editoriale firmato oggi dal direttore del principale quotidiano nazionale, intitolato “Il nemico allo specchio. Renzi tema soprattutto se stesso”, non lascia spazio a dubbi ed equivoci.
La riflessione di Ferruccio de Bortoli va ben al di là delle pungenti analisi di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi sulla strategia economica del premier, o i corsivi per nulla benevoli verso il renzismo di Antonio Polito, Ernesto Galli della Loggia o di Pierluigi Battista, per citare solo alcune delle firme del quotidiano rizzoliano. Costituisce il punto culminante di un crescendo di critiche taglienti portate avanti dalle firme di punta di Via Solferino.
Per capire le ragioni di tale orientamento e i possibili riflessi nell’ex Patto di sindacato Rcs, Formiche.net ha sentito Giancarlo Galli, saggista economico e editorialista di Avvenire nonché autore di inchieste e libri che hanno messo in luce trame, ambizioni, rivalità e faide del ceto dirigente italiano.
Perché tanta asprezza nel fondo di Ferruccio de Bortoli su Matteo Renzi?
È possibile che il direttore del Corriere, prossimo all’uscita dal ruolo ricoperto per tanto tempo e spinto forse da aspirazioni politiche come la candidatura a sindaco di Milano, abbia cominciato a togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Le sue parole riflettono lo stato d’animo di un mondo imprenditoriale lombardo e italiano che, tranne l’eccezione della Fiat ormai pienamente americana, è preoccupato per l’eccessivo filo-americanismo del premier.
Si riferisce alla strategia di sanzioni nei confronti della Russia condivisa dal governo italiano?
Quella è la punta dell’iceberg. La classe economica del nostro Paese ritiene che gli sbocchi privilegiati delle attività commerciali italiane siano i mercati orientali. Russi e asiatici in primo luogo. E per questo motivo ha giudicato malissimo la politica muscolare perseguita dal Presidente del Consiglio verso Mosca, da cui importiamo energia e soprattutto gas metano. Comparto fondamentale in cui gli Usa si apprestano a far concorrenza alla Russia attraverso la ricerca e raffinazione dello shale gas.
Gli industriali italiani guardano con timore all’offensiva del premier verso le organizzazioni sindacali?
Senza dubbio. Perché essa potrebbe creare una fase di turbolenza negli ambienti di lavoro. L’ultima cosa di cui gli imprenditori hanno bisogno. Ma al centro della loro diffidenza e ostilità è il comportamento e il linguaggio irridente mostrato dal leader del Partito democratico verso “i salotti buoni”.
La mancata partecipazione di Renzi al Forum Ambrosetti di Cernobbio ha prodotto una ferita profonda nell’establishment?
Certo. Per quell’universo è poco tollerabile un premier con l’aria da ragazzo di provincia che con stile da Gian Burrasca e in maniche di camicia dice “Siete vecchi e superati”. Per il gotha economico-finanziario del nostro Paese la forma è sostanza.
È un passaggio molto intrigante e non è caduto per caso. La Toscana è una terra di forte e radicata tradizione massonica, così come gli Stati Uniti cui Renzi è frequentemente accostato. Sinceramente però non capisco a chi si riferisca il direttore del Corriere con quelle parole.
L’editoriale di De Bortoli è una stoccata all’azionista Fiat che con Sergio Marchionne ne ha favorito le dimissioni dal Corriere?
Potrebbe esservi anche un fattore del genere. Tuttavia, per come conosco Ferruccio, non si tratta di una rivalsa personale. Egli si richiama piuttosto ai risentimenti del gotha economico verso la “Fiat americana”.
Non è neanche una stilettata nei confronti di Diego Della Valle?
Della Valle è panna montata rispetto alla Fiat. È un azionista calzaturiero, la cui incidenza è inversamente proporzionale alla capacità di far rumore. Sgomita un po’ troppo e, pur avendo rotto con l’establishment e polemizzato con il Lingotto, non è un personaggio destinato ad andare lontano.
Le critiche espresse da de Bortoli segnano un riallineamento con le strategie di Giovanni Bazoli, altro socio pesante di Rcs?
Non credo che una persona intelligente come Ferruccio possa scommettere su un uomo di 82 anni come Bazoli. Il quale peraltro pensava di sostituirlo con il direttore de La Stampa Mario Calabresi. Anche il suo potere in Rcs si è molto attenuato rispetto a quando Intesa San Paolo era il punto di riferimento del Patto di sindacato. Adesso l’azionista forte è la Fiat. De Bortoli non punterà mai sui “cavalli stanchi” della finanza e della politica. Che si chiamino Bazoli, Berlusconi o D’Alema.