Giunto alla sua settima edizione l’annuale appuntamento di inizio ottobre organizzato dalla società di consulenza Between riporta a Capri l’intera industria delle telecomunicazioni. L’evento di quest’anno dal titolo “Cambiare per cambiare”, che vedrà riuniti dal 2 al 3 ottobre i principali protagonisti ed esperti dell’industria Ict italiana e internazionale nonché i rappresentanti delle istituzioni, è stato aperto oggi dal presidente di Between, François de Brabant, e da Donato Iacovone, amministratore delegato di EY (Ernst&Young) che questa estate ha acquisito il 97,63% del capitale della società Between.
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Sentito da Formiche.net a margine del convegno, Iacovone ha approfondito i temi al centro del dibattito, dal possibile contributo del digitale al cambiamento della PA e alla trasformazione in atto presso i grandi player economici nazionali, e proposto alcune soluzioni per facilitare l’innovazione e il cambiamento nel nostro Paese.
IL CONTRIBUTO DEL DIGITALE
Iacovone spiega perché il digitale, principale trend del cambiamento e della crescita del Paese, è un fattore di coesione e internazionalizzazione: “Perché riduce i costi di transazione, abbatte le barriere all’ingresso, favorisce la collaborazione tra Paesi, tra soggetti pubblici e privati, tra istituzioni e cittadini e tra le stesse istituzioni”.
E i suoi risvolti sono ben visibili sia dal lato delle realtà produttive, sia da quello sociale: “Visto dal lato delle realtà produttive, il digitale è una componente essenziale delle politiche di crescita e competitività, sia in termini di componenti e prodotti, sia come fattore produttivo per garantire la competitività. Dal lato sociale è anche una forza propulsiva di cambiamenti per la capacità di accesso a servizi e fonti di informazione aperte e libere”, spiega Iacovone.
I RITARDI IN EUROPA
Purtroppo – commenta Iacovone – in Europa una serie di motivi culturali, linguistici, regolatori e infrastrutturali hanno fatto perdere all’industria europea la possibilità di creare le premesse per un’espansione internazionale: “Tutto quello che è comparso sulla scena delle tecnologie digitali degli ultimi 10 anni viene dagli Stati Uniti o dall’Asia – spiega l’ad di EY -. I player europei leader del technology, vedi Nokia, o dei servizi hanno perso il treno dell’innovazione e sono stati stritolati dai produttori di HW e dagli OTT globali”.
GLI INTERVENTI DELL’UE
Iacovone fa notare come fino a questo momento gli interventi europei siano stati finalizzati a promuovere l’adozione del digitale favorendo la spinta verso e-government, mentre solo recentemente hanno iniziato a muoversi anche nella direzione dell’armonizzazione della regolamentazione e interoperabilità delle soluzioni.
ALCUNE SOLUZIONI PER UNA NUOVA STRATEGIA DELL’INNOVAZIONE
La crisi economica finanziaria degli ultimi 5-6 anni, sovrapposta a una progressiva perdita di competitività e produttività, secondo l’ad di EY ha fatto inoltre in modo che per intraprendere o rafforzare una strategia di innovazione sia necessario affrontare una serie di tematiche complesse che richiedono la capacità di prendere numerose decisioni coinvolgendo una molteplicità di stakeholder.
Per facilitare l’innovazione ed il cambiamento Iacovone propone quindi alcuni cambiamenti a livello Paese: “È necessario abbattere le resistenze che ad oggi contribuiscono a rallentare quel processo che deve portare il Paese a perseguire una politica orientata ad uno sviluppo del digitale consapevole e che deve canalizzare gli investimenti verso temi quali competenze ed infrastrutture, stimolo della domanda, finanziamenti e fondi europei. È necessario che il digitale sblocchi l’Italia e che il cambiamento interessi la Pubblica Amministrazione e non riguardi solo alcune realtà private”, ha commentato Iacovone.
UNA NUOVA POLITICA
Il focus di Governi e Istituzioni centrali dovrà inoltre essere orientato su una serie di pilastri per la definizione di una nuova politica. Tra questi Iacovone cita “la riallocazione di fondi ed investimenti su competenze e infrastrutture piuttosto che su tradizionali temi quali il digital divide; la necessità di innalzare il livello di alfabetizzazione digitale nelle aziende, nelle Amministrazioni Pubbliche e nell’Istruzione e l’armonizzazione delle politiche legali e fiscali per assicurare che la crescita del digitale non avvenga a scapito dei contribuenti europei e degli incumbent locali e che i global player non debbano spendere capitali immensi per gestire le specificità contrattuali dei singoli mercati”.
COME USCIRE DALLA STAGNAZIONE
Per Iacovone l’incapacità di cogliere i benefici della rivoluzione digitale sta minando alla base le capacità competitive del sistema Italia: “Non basta riempire di slogan le agende digitali e vedere nelle start up digitali l’unico futuro possibile del nostro paese, se questo percorso è guidato esclusivamente da chi le tecnologie le fornisce e non da chi dovrebbe utilizzarle”, conclude l’amministratore delegato di EY..
Affrontare appieno il tema dell’innovazione digitale avviando tavoli di lavori internazionali offre la possibilità secondo Iacovone di contribuire a portare il paese stesso fuori dalla stagnazione economica, rilanciando la capacità competitiva e di crescita.