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Wi-fi alla Renzi, tutte le bacchettate di Confcommercio

Idea folle o geniale che sia, la proposta di legge sul wi-fi disponibile e gratuito nei luoghi pubblici e negli esercizi commerciali promossa da alcuni parlamentari del Pd e sottoscritta da altri 106 deputati, potrebbe colmare il divario digitale del nostro Paese, ad oggi fanalino di coda dell’Unione europea, rendendolo di fatto il più connesso al mondo.

Ma la digitalizzazione dei cittadini è una missione che tocca allo Stato. Ne è convinto Fabio Fulvio, responsabile settore politiche per lo sviluppo di Confcommercio che ha spiegato a Formiche.net perché per i commercianti le nuove misure sono inammissibili.

A CIASCUNO IL SUO

“Siamo ben consci dell’importanza del wi-fi per i cittadini e per i commercianti stessi – dice Fulvio – La perplessità nasce dalla triste constatazione che i costi di tale operazione verrebbero a ricadere sulle imprese, visto che la proposta di legge trasformerebbe quella che è stata fino ad ora una libera scelta dell’impresa in un obbligo per l’esercente”.

ALCUNE PRECISAZIONI

Il fondo da 1 milione di euro previsto dai parlamentari del Pd per la diffusione degli apparecchi (modem e router) necessari per adeguarsi alla nuova disciplina, coprirebbe per l’esponente della Confcommercio solo una parte irrisoria del costo che ciascun esercente sarebbe obbligato a sostenere:

“Il vero costo di una adsl – spiega Fulvio – è rappresentato dal canone mensile del contratto stipulato con l’operatore di telefonia. A poco o nulla servirà beneficiare di fondi per l’installazione del modem, spesso a carattere gratuito, o quasi, alla stipula di un contratto”.

“Senza parlare del fatto poi – aggiunge il responsabile delle politiche di sviluppo di Confcommercio – che i fondi del Ministero dello sviluppo economico non sarebbero sufficienti per tutti gli esercizi commerciali”.

STRUMENTI SOCIALI PER LOGICA SOCIALE

Confcommercio rigetta così il disegno delle connessioni libere alla Renzi e avanza alcune ipotesi: “Se la logica dell’iniziativa è di carattere sociale, ovvero aiutare i cittadini ad essere sempre più connessi alla Rete, per attuarla lo Stato potrebbe utilizzare gli strumenti sociali”.
In sostanza per Confcommercio o paga in autonomia l’utente o lo offre lo Stato come servizio sociale.

UN’ALTERNATIVA (INGIUSTA)

Pur considerandolo ingiusto, a questo scenario Fulvio aggiunge un’alternativa: “Se si decide invece di colpire l’impresa, così come si evince dalla proposta di Boccadutri, perché non dirottare allora i costi verso gli operatori telefonici che offrono il servizio come materia prima?”.


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