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Chi gradisce (e chi no) lo spezzatino di Google

Il Parlamento europeo ha in mente un piano per arginare lo strapotere di Google. Sacrosanto per gli editori nostrani, bizzarro per una parte della stampa estera.

Denominata unbundling, ovvero disaggregazione, la proposta non vincolante alla quale il Parlamento sta lavorando è stata anticipata dal Financial Times. In caso di approvazione, potrebbe rappresentare l’inizio del cammino verso la separazione della divisione di Google che gestisce il motore di ricerca dal resto dei suoi servizi commerciali in Europa.

L’OBIETTIVO

Lo scopo del provvedimento sarebbe quello di indebolire il dominio di Google sul mercato dei motori di ricerca, che le recenti stime danno al di sopra del 90% del traffico Internet complessivo in Europa.

UNA SOLUZIONE CONTRO IL PREDOMINIO DI GOOGLE?

Andreas Schwab, membro tedesco del Parlamento europeo e sostenitore della proposta, ha spiegato al Financial Times che seppur gli aspetti pratici dovranno ancora essere definiti, il monopolio sul mercato dei motori di ricerca, così come per qualsiasi altro mercato, non è mai una condizione positiva.
Secondo gli autori della bozza, che avrebbe l’appoggio dei due principali schieramenti politici del Parlamento europeo, il Partito Popolare europeo e i Socialisti, i risultati delle ricerche forniti da Google non seguirebbero criteri qualitativi, ma gli interessi del colosso del web.

La risoluzione che sarà votata giovedì non cita esplicitamente Google ma nella bozza svelata dal quotidiano della City si sostiene che la separazione dei motori di ricerca da altri servizi commerciali andrebbe considerata come possibile soluzione al predominio di mercato.

UNA PROPOSTA NON VINCOLANTE

Finché il provvedimento non sarà sottoposto direttamente alla Commissione europea, anche se approvato dall’Europarlamento, non avrebbe valore superiore a una semplice raccomandazione a causa della mancanza di potere legislativo del parlamento in materia.

LE REAZIONI DELLA STAMPA ESTERA

A farlo notare è stata per prima la stampa americana, che come ha rilevato il Corriere delle comunicazioni, citando Forbes, è stata “molto sarcastica verso questo assalto dell’Europa contro un’azienda a stelle e strisce”. “Per Forbes – si legge sul sito diretto da Gildo Campesato – ordinare a Google e a qualunque motore di ricerca di staccarsi dalle sue altre attività commerciali equivarrebbe a uccidere queste aziende, perché il loro modello di business si basa sulla vendita di pubblicità, che finanzia l’attività della search”.

LE SPERANZE DELLA FIEG

“Se la proposta venisse votata dall’Europarlamento, rappresenterebbe un fortissimo indirizzo per la Commissione Ue”, ha detto il presidente della Fieg, Maurizio Costa, che – come mette in risalto il Sole 24 ore –  sta portando avanti la sua battaglia contro Google in Italia: “Io credo che Google non possa sottrarsi ad affrontare il problema di fondo, che è quello di riconoscere i diritti di tutti i soggetti interessati”, ha commentato il numero uno della Fieg complimentandosi per l’alto livello di attenzione della nuova Commissione.

IL COMMENTO DI PITTELLA

A ricordare la tutela del diritto d’autore, i rischi antitrust e la necessità di non eludere il fisco è stato oggi anche Gianni Pittella, presidente del gruppo dei socialdemocratici.
“Non possiamo negare che vi siano alcuni problemi che riguardano ad esempio la giusta remunerazione degli autori dei materiali pubblicati così come un effettivo rischio di monopolio. L’Europa ha bisogno di un mercato digitale competitivo in cui grandi imprese come Google possano convivere con realtà più piccole, tecnologicamente innovative”, ha commentato Pittella oggi in un’intervista a Repubblica. Ma “le risoluzioni – ha aggiunto – devono essere generali e non riguardano pertanto alcuna specifica società”, ha precisato il  presidente dei socialdemocratici invocando “più scelta nel mercato dei dati e dei motori di ricerca perché i monopoli fanno male ai consumatori e minano il pilastro fondamentale dell’Unione Europea: la concorrenza”.



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