Centro-destra tra le macerie. Con l’unica eccezione della Lega Nord, le elezioni regionali in Emilia-Romagna e Calabria hanno fornito un responso impietoso sul fallimento dell’intera classe dirigente di quel Popolo della libertà che nel voto politico del 2008 sfiorò un trionfale 40 per cento.
A riflettere con Formiche.net sulle ragioni della disfatta delle forze conservatrici-moderate, sulle ambizioni di leadership di Matteo Salvini e sulla reale portata dell’affermazione del Pd è Lelio Alfonso, coordinatore nazionale di Italia Unica e tra le altre cose ex vice-direttore della Gazzetta di Parma.
La vittoria di Stefano Bonaccini in Emilia-Romagna rappresenta un “trionfale flop”?
È una sconfitta evidente per l’intera politica italiana. Un pessimo segnale, visto che sono rimasti a casa due terzi dei cittadini della regione con il tasso di partecipazione storicamente più elevato nel nostro paese. Un territorio che insieme alla Toscana è peraltro tra i più fedeli al Partito democratico. Lo scarso livello di rappresentanza e la carenza di impegno e credibilità politici hanno prodotto un esito del genere.
Sarà Matteo Salvini a salvare e rilanciare il centro-destra?
Ricordo che rispetto alla precedente tornata regionale anche il Carroccio ha perduto voti in Emilia-Romagna, ma è vero che il suo candidato presidente Alan Fabbri ha goduto di un grande attivismo del leader delle “camicie verdi”, il quale guida pur sempre una formazione di tipo territoriale. Lo confermano certi atteggiamenti rivelatori di cosa Salvini intenda per unità e identità nazionale, nonché per immagine dell’Italia all’estero.
È facile criticare, ma Italia Unica non si è presentata in nessuna tornata elettorale…
Capisco che attualmente la politica corra su Twitter, ma noi preferiamo un approccio differente. Il nostro movimento sta seguendo il percorso che ci eravamo prefissati ed avevamo annunciato: presentazione del programma (febbraio), apertura del cantiere politico (giugno), ascolto del territorio con apertura delle Porte (le prime 100 entro novembre), lancio del Partito (gennaio 2015) e poi le elezioni comunali. Era fondamentale maturasse una delusione consapevole per Renzi e si evidenziasse il crollo del vecchio centrodestra. Inutile fare niente prima.
Però gran parte dei leader conservatori-moderati non guarda di buon occhio l’aspirazione di Corrado Passera a divenire l’alternativa di Renzi.
Per loro le opzioni sono chiare. O hanno la lucidità di cogliere il valore di una nuova proposta politica per superare le carenze croniche del centrodestra e preparare un’alternativa vincente al “Partito socialista e unico” di Renzi. Oppure possono coltivare un’ostilità guidata dall’interesse personale. Se Silvio Berlusconi, Angelino Alfano, Giorgia Meloni e Matteo Salvini non capiscono che è giunto il momento di superare la logica di un ventennio perdente, i risultati elettorali di domenica sono destinati a ripetersi. È sufficiente rilevare che oggi Forza Italia porta in dote il 3 per cento dei cittadini emiliano-romagnoli.
Però Italia Unica non ha lesinato critiche ai vertici dei movimenti di centrodestra con intenti rottamatori…
Noi non abbiamo mai utilizzato il verbo “rottamare”, che lasciamo volentieri a chi lo ha trasformato in strumento di arroganza. Ma certo la politica del “triplo forno” praticata da Nuovo Centro Destra e Unione di Centro – appoggiare il governo, parlare di opposizione, accordarsi localmente sul piano delle convenienze – non è ciò che serve alla politica in generale. Lo provano i risultati modesti conseguiti da tali gruppi. Per non parlare di Scelta civica che ha rinunciato del tutto al proprio simbolo.
A proposito di Scelta civica, non rischiate di replicarne la fallimentare esperienza tecnocratica ed elitaria?
Credo vi sia una profonda diversità rispetto a un’esperienza scaturita da una contingenza elettorale di breve termine. Con Italia Unica è in gioco la creazione di un cantiere fondato su valori liberali e popolari e rivolto a un mondo vasto, che va appunto a coprire lo spazio tra Renzi e Salvini. Un progetto che ben prima della costruzione del nuovo partito ha già alimentato l’adesione di migliaia di persone. È un segnale molto promettente in una fase nella quale gli altri gruppi politici faticano a tenere aperte le loro sedi o a creare nuovi circoli.