Reduce dal clamoroso risultato conseguito in Emilia-Romagna, il segretario della Lega Nord Matteo Salvini appare proiettato in testa alla classifica di gradimento dei leader di centro-destra. Studiosi e osservatori hanno analizzato l’eventualità di un fronte conservatore guidato dal numero uno delle “camicie verdi”. Fornendo risposte radicalmente critiche, scettiche, realistiche, entusiaste.
A ragionare con Formiche.net su tale scenario è ora Gennaro Sangiuliano, vice-direttore del Tg1 e firma del Sole 24 Ore, del Giornale e di Libero. Appassionato degli orientamenti della cultura conservatrice come rivela la biografia di Giuseppe Prezzolini, il giornalista è autore con con Vittorio Feltri del libro “Quarto Reich. Come la Germania ha sottomesso l’Europa”.
Matteo Salvini ha la statura di leader potenziale del centro-destra?
Lo vedremo nei prossimi mesi. È vero che la leadership del fronte conservatore dovrebbe maturare su un versante moderato. I repubblicani Usa hanno vinto le elezioni di medio termine tagliando l’ala estremista dei Tea party e affidandosi a politici strutturati. Tuttavia il segretario della Lega Nord è una risorsa.
Per quale ragione?
È riuscito a realizzare un miracolo. Ha ereditato un Carroccio lacerato dagli scandali legati all’entourage di Umberto Bossi e l’ha portato in tempi brevi alla soglia del 10 per cento dei consensi. E ha avuto fiuto politico individuando i problemi essenziali dell’Italia odierna: crisi economica, lavoro che non c’è, flussi migratori non più sostenibili. Perché una cosa è la giusta solidarietà e accoglienza verso i bisognosi, altra un’invasione indiscriminata che non considera un parametro economico fondamentale.
Quale?
L’Italia è un Paese già densamente popolato. Grandi democrazie occidentali come Australia, Nuova Zelanda, Spagna e ora Gran Bretagna sono estremamente rigorose nel fronteggiare flussi generalizzati che stanno mutando la convivenza civile delle nostre periferie. Il leader delle “camicie verdi” l’ha capito e sta cavalcando il fenomeno.
Fino a poco tempo fa la Lega Nord proponeva la creazione di una “marco-regione europea del Nord” federata con la Baviera in un’ottica indipendentista. Adesso è radicalmente ostile alla Germania e alleata con il Front National. Non è una metamorfosi clamorosa?
Il Front National ha una storia più profonda, che affonda nell’esperienza degli esuli dell’Algeria francese. La Francia stessa ha una cultura di destra molto radicata. È la nazione di Joseph De Maistre, Louis-Gabriel-Ambroise de Bonald, Charles Maurras, Robert Brasillach, Pierre Drieu la Rochelle. È la patria di Charles De Gaulle che non avrebbe mai ratificato i Trattati di Roma, e di Francois Mitterrand che da giovane fece parte dell’Action Francaise. Marine Le Pen ha avuto l’intelligenza di porsi come erede del progetto gollista dell’Europa delle patrie e delle nazioni. Vedremo se il Carroccio rivelerà la capacità di incamminarsi su un percorso che richiede profonda elaborazione culturale.
Ma è credibile e vincente un centro-destra che grida No a euro, Ue, centristi, immigrazione, riforma del lavoro e delle pensioni come fa il Carroccio?
Una volta il centro-destra ambiva a costituire la voce del “popolo delle partite Iva”. Oggi dovrebbe farsi carico di un elevato tasso di socialità, per rappresentare le istanze di una massa enorme di persone escluse e prive di lavoro. Realtà creata dall’alleanza tra alta finanza, poteri forti e parte del mondo progressista. Dovrebbe compiere uno “sfondamento a sinistra”.
Il segretario della Lega può favorire tale iniziativa?
Sì. Ma è chiamato ad allargare lo spettro delle figure da coinvolgere. Come fecero nei primi anni Novanta Alleanza Nazionale e Forza Italia, che attrassero cattolici, socialisti, liberali come Antonio Martino. Il suo compito è aprire il Carroccio, magari creando un nuovo soggetto politico.
Un centro-destra guidato da Matteo Salvini non è la garanzia di un lungo predominio del Partito democratico?
Il rischio è serio. Nel resto dell’Occidente le destre vincenti vengono costruite su posizioni più moderate. Ma se la Lega si apre a nuove soggettività le prospettive possono cambiare.
L’ascesa e affermazione del segretario del Carroccio sono frutto dell’irrilevanza politica di Forza Italia?
Senza dubbio. La formazione fondata da Silvio Berlusconi si sta impiccando all’albero del Patto del Nazareno. E non è con il casting di Villa Gernetto che si esce da questa crisi. Ci vorrebbero meno borse di lusso o tacco 12 e più studio dei problemi.
Una campagna economica e giuridica contro l’Unione monetaria, il Fiscal Compact e il pareggio di bilancio è stata lanciata da Raffaele Fitto.
È un’iniziativa che potrebbe costituire il collante e l’idea-forza per un’aggregazione conservatrice-moderata convincente e competitiva con il Pd di Matteo Renzi. Anche perché il programma di investimenti da 300 miliardi di euro promesso dal presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker non esiste. È un “pacco”, per utilizzare un termine partenopeo.
Perché?
Angela Merkel ha detto chiaramente che non si possono realizzare investimenti a debito. Con una logica del genere i 300 miliardi si riducono facilmente a 20. Mentre noi dovremmo promuovere una grande politica keynesiana di espansione monetaria.