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Scelta Civica non può diventare un partito delle tessere. Parla Irene Tinagli

È ufficiale. La parlamentare di Scelta Civica Irene Tinagli ha rinunciato a competere per l’elezione del prossimo segretario della formazione creata da Mario Monti. A illustrarne le ragioni è proprio l’economista dell’Università Carlos III di Madrid ed editorialista della Stampa dopo indiscrezioni e ricostruzioni di Formiche.net.

Perché ha rinunciato alla candidatura a leader di Scelta Civica?

Volevo sollevare problemi relativi al processo che abbiamo messo in moto. Mi sono trovata a disagio per un percorso non in linea con i valori ispiratori di SC.

A cosa si riferisce?

Facendo un’accurata ricognizione del territorio e ascoltando gli iscritti, mi sono resa conto del rischio di distorsioni legate a un tesseramento realizzato in breve tempo. Fenomeno che rischia di favorire degenerazioni di ogni tipo. Alla luce del caos legato alla vicenda “Mafia Capitale” e leggendo la lettera scritta domenica su Repubblica da Walter Veltroni – che parlava della deriva di forze politiche fondate su tessere e correnti – ho avuto i brividi.

Teme il ripetersi di tali meccanismi nel vostro movimento?

Alcuni processi si innescano all’insaputa delle persone che in buona fede li hanno attivati. Scelta Civica è l’unica formazione parlamentare pulita, trasparente e mai sfiorata da scandali. Capisco l’esigenza di riorganizzare la nostra governance, ma vi sono strade diverse per farlo. Cerchiamo di non invecchiare subito.

È una critica indiretta al suo ex concorrente Enrico Zanetti?

No. All’inizio ritenevo che mettere in campo una competizione tra due figure potesse favorire un processo virtuoso. Ma nel corso del tempo si sono create fazioni contrapposte. Rivalità che i nostri responsabili territoriali faticavano a gestire. Una realtà nata come movimento d’opinione avrebbe dovuto trovare modalità alternative per rilanciare la propria iniziativa politica. Non può ripiegarsi in piccoli accordi locali.

Quali erano le differenze politiche tra le vostre mozioni?

La mia proposta non si limitava a un impegno liberale su fisco e privatizzazioni. Puntava a conferire un’identità liberale alle nostre campagne su Welfare, servizi pubblici, sanità, cultura, libertà civili e temi eticamente rilevanti. Terreno su cui ci siamo mostrati un po’ assenti. Le maggiori divergenze però coinvolgevano problemi di metodo. Io volevo snellire la struttura organizzativa e abrogare le tessere. Facendo leva sulla Rete e sulle piattaforme tematiche.

Quali parlamentari di SC hanno condiviso questi rilievi?

Non spetta a me fare nomi. Ho trovato adesione nel gruppo di Palazzo Madama e nei nostri rappresentanti al governo, ad eccezione di Zanetti. Tra i deputati ho ricevuto sostegno da parte di rappresentanti del mondo imprenditoriale come Alberto Bombassei, Luciano Cimmino, Paolo Vitelli. Il disagio è avvertito da molti. Se vi sono tali perplessità, è necessario compiere una riflessione attorno al mio segnale di allarme. Perché solo così possiamo valorizzare unità e armonia di azione.

Adesso cosa succede per Scelta Civica? Via libera a Enrico Zanetti?

Preferirei ragionare sulla convocazione di un’assemblea nazionale per discutere sulla scelta di metodi e percorsi condivisi. L’obiettivo non può esaurirsi nell’ambizione di diventare leader di SC a tutti i costi. La priorità è darle un’incisività di respiro politico. Ci apprestiamo a vivere mesi cruciali nella vita politica nazionale, tra riforme fondamentali e l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Non possiamo emarginarci dal confronto politico contando tessere e delegati.

Lei intende restare o è tentata dall’idea di confluire nel Partito democratico come Andrea Romano?

Non ho intenzione di migrare altrove. Ho rinnovato l’adesione ai valori fondanti di una formazione che non può diventare il “partito delle tessere”, delle correntine e dei personalismi. Se lo divenisse farei fatica a identificarmi con essa. Ma continuerei comunque a portare avanti le battaglie parlamentari per un Paese più moderno e liberale, come ho sempre fatto da quanto sono stata eletta.

Quanto ha influito nelle difficoltà di SC l’esperienza fallimentare di Scelta Europea?

Moltissimo. Nelle sconfitte elettorali si crea in tutti i partiti un clima di smarrimento e paura. È accaduto per Forza Italia e Movimento Cinque Stelle. E anche noi ci siamo trovati spiazzati. Mentre bisogna procedere con serenità in una riflessione di ampio respiro. Rispetto a molte altre forze politiche siamo avvantaggiati. La gran parte dei rappresentanti di Scelta Civica ha una propria attività professionale e pertanto non sente l’attaccamento ossessivo alla poltrona.


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