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Salvini al timone del centro-destra è una manna per Renzi. Parla il prof. Orsina

L’universo frammentato, litigioso e magmatico del centro-destra verrà trasformato dalla campagna promossa dal leader del Carroccio Matteo Salvini per conquistare il Mezzogiorno e contendere la guida dell’Italia a Matteo Renzi?

Formiche.net lo ha chiesto a Giovanni Orsina, professore di Storia contemporanea e vice direttore della School of Government all’Università LUISS di Roma oltre che autore del libro “Il berlusconismo nella storia d’Italia”.

Il progetto di Matteo Salvini potrà fare breccia nell’opinione pubblica meridionale?

La risposta dipende dalle alternative politiche sul tappeto. Nel Mezzogiorno vi è gente irritata, animata dalla protesta contro l’Unione Europea e l’immigrazione. Si tratta di una massa elettorale consistente, che nel 2013 ha votato in gran parte per Beppe Grillo. E che ora è alla ricerca di una proposta robusta e credibile, libera dalla storia nordista della Lega.

Questa offerta ora non esiste?

Il Carroccio potrebbe colmare questa carenza conquistando consensi iniziali attorno al 6-7 per cento, da moltiplicare successivamente grazie a un’immagine vincente. Non è un’operazione facile, ma non escludo che con mercato elettorale in evoluzione la Lega riesca a penetrare al Sud.

Euro-zona e flussi migratori incontrollati costituiscono i problemi comuni a Nord e Sud come afferma il segretario del Carroccio?

Sì. Tuttavia sono in gran parte capri espiatori. La Lega non offre un progetto compiuto di fuoriuscita dalla valuta unica, con un calcolo preciso e razionale di costi e benefici. Si tratta di uno slogan che sposta il nemico dall’asse Roma-Meridione-Stato nazionale a Bruxelles. E per un cittadino meridionale tutto ciò può avere rilievo. Riguardo alla presenza di extra-comunitari, penso che l’impatto del fenomeno nel Mezzogiorno sia meno violento.

L’adesione di una parte del mondo di destra a un progetto dal forte richiamo lepenista giocherà un ruolo rilevante?

Leggere il nuovo leghismo nell’ottica di destra è legato alle proposte alternative nel campo conservatore. E soprattutto alle scelte dell’elettorato berlusconiano in attesa di riferimenti politici. Uno spazio enorme, che coinvolge chi non opta né per Grillo né per Renzi. La Lega può mettersi in asse con il montare dell’opposizione nazionalista e “sovranista” nei confronti dell’Ue. È il terreno naturale in cui si è sempre mossa una parte rilevante dell’elettorato proveniente da Alleanza Nazionale.

Ma può rendere vincente il programma lanciato dal numero uno delle “camicie verdi”?

Molto dipende dalle prossime elezioni in Gran Bretagna e Francia. Nell’eventualità che i Conservatori venissero messi in difficoltà dallo Ukip di Nigel Farage e che il Front National di Marine Le Pen riscuotesse un’eccellente affermazione vincendo la corsa presidenziale, l’effetto trascinamento per l’Italia sarebbe notevole.

La leadership di Matteo Salvini può salvare il centro-destra o garantisce una lunga permanenza di Matteo Renzi a Palazzo Chigi?

Ritengo probabile il secondo scenario. Il segretario del Carroccio oggi potrebbe raggiungere al massimo il 40 per cento nel confronto al ballottaggio con il premier. Che pertanto deve augurarsi una simile competizione. Tuttavia, se la crisi economico-sociale si aggrava, il quadro rischia di mutare. Soprattutto nella cornice di un’avanzata rilevante delle forze euro-scettiche e nazionaliste in Francia e nel Regno Unito. Nel tornante della trasformazione storica epocale che stiamo vivendo può emergere ogni fenomeno. Un eventuale attentato integralista islamico contro la città di Roma potrebbe portare enormi consensi alla propaganda di Salvini.

Vede una regìa di Silvio Berlusconi nell’antagonismo tra Renzi e Salvini?

Potrebbe essere una chiave di lettura. Entrambi provengono da due partiti che hanno cambiato profondamente, subordinandoli a se stessi. E rappresentano, in una singolare scissione del fenomeno, il Berlusconi di lotta e di governo. L’ex Cavaliere non nutre grande considerazione per le due figure. Ma disprezza molto di più coloro che ha creato politicamente e che vogliono prenderne l’eredità dall’interno come Angelino Alfano. Preferisce creature autonome in grado di “rubare” la sua eredità.

A proposito di “figli politici” dell’ex Cav., al Sud si profila uno scontro tra Matteo Salvini e Raffaele Fitto per la guida dei conservatori?

Certamente, se vi fossero primarie aperte di schieramento. Molto è legato al meccanismo di voto all’esame del Parlamento. Correre divisi con l’Italicum 2.0 fondato sul premio di governabilità alla singola lista è estremamente rischioso per le formazioni del centro-destra. Che potrebbero ritrovarsi tutte escluse da un ballottaggio fra Partito democratico e Movimento Cinque Stelle. Bisognerebbe immaginare una federazione preventiva di centro-destra.

Fitto però dovrebbe costruire una collaborazione con Area Popolare quanto mai remota.

È un’ipotesi difficile. Ma constato che in Lombardia e Veneto Lega e Ndc governano insieme. Al di là degli slogan, il problema è contare su chance effettive per vincere le elezioni. Fitto si muove bene a livello di classe dirigente. Mentre deve costruire contenuti convincenti attraverso una comunicazione chiara. Al contrario, Renzi e Salvini presentano nel linguaggio una componente populista assai efficace, per trasmettere rispettivamente un messaggio centrista e parole d’ordine estremiste. Un nuovo centro-destra moderato quale messaggio offre?

L’iniziativa lanciata dal segretario della Lega al Sud costituisce l’abiura definitiva della stagione secessionista?

Nel panorama politico attuale non vi è nulla di definitivo. Per ora quella fase è certamente archiviata. La priorità adesso è la difesa della sovranità nazionale rispetto ai vincoli Ue. Il progetto indipendentista prevedeva lo scenario di una macro-regione con ampia autonomia riconosciuta grazie alla devoluzione di poteri. Ma aveva come contraltare l’alleanza tra Forza Italia e Alleanza Nazionale nel Mezzogiorno. Senza tale disegno la proposta portata avanti dalla Lega negli anni Novanta sarebbe confinata in un ambito minoritario.



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