Il 2015 si apre con un’importante novità nella strada della costruzione di un deposito nazionale per i rifiuti radioattivi. Infrastruttura che risolverebbe il problema tuttora aperto dello smaltimento delle scorie delle ex centrali nucleari e allineerebbe l’Italia al livello dei paesi più occidentali.
Criteri di sicurezza
Nel giugno dell’anno scorso l’Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale (Ispra) aveva pubblicato i criteri vincolanti per realizzare l’impianto.
Realtà che dovrà essere lontana da aree a rischio terremoti, instabilità geologica, smottamento, falde acquifere, fiumi e dighe. La distanza dalle coste marine dovrà essere di almeno 10 chilometri, mentre 1 km dovrà separarla da ferrovie e autostrade.
Requisiti, rimarcava il direttore dell’Ispra Stefano Laporta, che permetteranno di proteggere l’ambiente e la popolazione – soprattutto le generazioni future – dai rischi associati all’esposizione alle radiazioni.
Un passaggio cruciale
Il passaggio successivo sarebbe spettato alla Società Gestione Impianti Nucleari (Sogin), la società pubblica creata per smontare i vecchi impianti di energia atomica e gestirne i detriti.
Adesso Sogin ha consegnato a Ispra la proposta di Carta delle aree potenzialmente idonee a ospitare il sito. Saranno necessari due mesi di tempo per convalidarla e renderla conoscibile.
Ne scaturirà una fase di consultazione e condivisione che culminerà in un seminario con tutti i soggetti coinvolti: ministeri competenti, amministrazioni locali e rappresentanze territoriali, associazioni industriali e sindacali, università ed enti di ricerca.
La capacità del sito
Il deposito nazionale consentirà la sistemazione definitiva di circa 75mila metri cubi di rifiuti di bassa e media attività e lo stoccaggio temporaneo di 15mila metri cubi di scorie a elevata intensità.
Questi ultimi convogliati in contenitori speciali nell’attesa della realizzazione di un sito geologico ad hoc, che sarà costruito dall’Italia in collaborazione con altri paesi europei a ridotta capacità energetica nucleare.
Lo smantellamento delle ex centrali
Del volume complessivo di 90mila metri cubi di scorie il 40 riguarderà gli scarti delle operazioni bio-mediche, industriali e di ricerca, mentre il 60 per cento deriverà dalle operazioni di smantellamento degli impianti nucleari.
Lavori di decommissioning, fase terminale del ciclo di vita delle centrali atomiche, che sono già iniziati. Nel mese di aprile è stata presentata ufficialmente la nuova area per lo stoccaggio di scorie dell’ex Centrale nucleare di Borgo Sabotino nei pressi di Latina, che ha rappresentato per molti anni il più grande impianto di produzione di energia atomica in Europa.
Tuttavia il completamento del processo, compreso lo smaltimento del reattore, sarà possibile soltanto con la costruzione del grande sito nazionale.
Le ricadute scientifiche ed economiche
L’infrastruttura sarà costruita all’interno di un Parco Tecnologico, centro di eccellenza aperto a collaborazioni internazionali, dotato delle più moderne tecnologie per svolgere attività di ricerca e sviluppo nel campo della gestione delle scorie.
La sinergia con enti di ricerca, università e operatori industriali, permetterà al Parco di integrarsi con il sistema economico e di contribuire alla crescita sostenibile del territorio.
L’investimento complessivo ammonterà a 2,5 miliardi di euro. Ma la proiezione internazionale e la capacità di attrazione dell’opera potrebbero ripagare la cifra stanziata con un utile di gran lunga superiore.
Le regole per la messa in sicurezza delle scorie
Una realtà ambientale in grado di funzionare fino a 300 anni: termine in cui abitualmente i rifiuti radioattivi ad attività medio-bassa esauriscono i loro effetti.
Le procedure di sicurezza per impedire le infiltrazioni di materiale radioattivo nel terreno prevedono un protocollo ben preciso. Le scorie verranno trattate, condizionate e stoccate in fusti collocati all’interno di contenitori costruiti con malta di cemento. A loro volta i contenitori saranno chiusi e sigillati in celle impermeabili. Celle che verranno ricoperte di argilla, creando collinette artificiali.
Confinare, contenere, isolare dal mondo esterno i rifiuti nucleari. È questa, ha spiegato il presidente di Sogin Giuseppe Zollino, la strategia adottata a livello globale per provocare il completo decadimento della radioattività.