Il Parlamento nell’imminenza della scelta del nuovo presidente della Repubblica non potrà non considerare la valenza di questa figura in ambito internazionale, e non solo dal punto di vista economico.
Fra le eredità politiche ed istituzionali più importanti che Giorgio Napolitano lascia vi è sicuramente quella legata al ruolo che ha saputo esercitare nel settore cruciale della Difesa. La Costituzione in questo senso assegna al capo dello Stato specifiche prerogative a partire dalla guida del Consiglio Supremo di Difesa.
In questi anni il Quirinale ha saputo interpretare anche questa funzione con straordinaria capacità politica dando a questo organismo una valenza strategica assai chiara e specifica. Le polemiche spesso pretestuose che hanno accompagnato le decisioni dei vari governi in materia di missioni internazionali e di equipaggiamenti militari hanno trovato in Napolitano un argine solido.
Basti pensare al dibattito sugli F-35 ed al rischio del cortocircuito internazionale che l’Italia ha rischiato. La stessa idea del ministro Pinotti di redarre un Libro Bianco della Difesa ha trovato un fermo sostegno culturale in Napolitano. In questi mesi, lo sforzo di via XX settembre per produrre un documento che potesse essere al tempo stesso “strategico” e “sostenibile” ha raggiunto il traguardo: il Libro bianco è praticamente pronto. Non si sa ancora se l’attuale inquilino del Quirinale farà in tempo a mettergli il suo sigillo o se sarà presentato al suo successore.
Quello che è certo è che Napolitano ha guardato ai temi della Difesa come assolutamente essenziali nella definizione dell’interesse nazionale. Chiunque salirà al Colle non potrà non tenerne conto.
Flavia Giacobbe
direttore del mensile Airpress