Riformulata nelle linee-guida dall’emendamento del parlamentare del Partito democratico Stefano Esposito, la riforma elettorale promossa da Matteo Renzi supera l’ostacolo più insidioso nell’Aula di Palazzo Madama. E, salvo imprevisti clamorosi quanto impensabili, otterrà il via libera definitivo all’inizio della prossima settimana.
VANTAGGI E RISCHI PER RENZI
Il progetto messo a punto dalla responsabile delle Riforme istituzionali Maria Elena Boschi rientra nell’ambizione del premier di plasmare il futuro gruppo parlamentare del Pd alla propria volontà politica.
Il tutto nonostante la previsione di una robusta quota di deputati della formazione vincente scelti con il metodo delle preferenze presenti incognite significative per il pieno controllo della compagine del Nazareno a Montecitorio.
SCONFITTE LE MINORANZE INTERNE
Tuttavia la filosofia e l’impianto delle regole messe a punto nei ripetuti contatti tra Renzi e lo stato maggiore di Forza Italia hanno retto alla prova decisiva del voto.
Vinta l’opposizione intransigente di Movimento Cinque Stelle, Lega Nord, Sinistra e Libertà. Risolti gli “psicodrammi” della battagliera minoranza del Pd che parla di “asse privilegiato con l’ex Cavaliere” e della pattuglia di senatori “azzurri” legati a Raffaele Fitto.
FORZA ITALIA DECISIVA
L’andamento della seduta dell’Assemblea di Palazzo Madama ne costituisce la prova visibile.
Il primo emendamento presentato dal “dissidente” del Nazareno Miguel Gotor, che propone il 30 per cento dei parlamentari nominato e il 70 scelto con le preferenze, è respinto con 175 voti contrari – compresi 5 astenuti – e 116 favorevoli, di cui 27 provenienti dalla sinistra del Pd.
MAGGIORANZA A FAVORE DELL’ITALICUM 2.0
Lo schema è destinato a ripetersi, a conferma che senza l’apporto di Fi il Renzellum non avrebbe mai visto la luce. E che, nel terreno delle riforme elettorali e istituzionali, la maggioranza di governo non offre garanzie di tenuta al premier.
La seconda proposta di modifica sempre formulata da Gotor, che punta a introdurre la possibilità di apparentamento tra liste differenti nel turno di eventuale ballottaggio, viene bocciata con 168 voti contrari e 108 a favore.
Mentre il rapporto si capovolge – 175 sì e 110 no – nel momento cruciale dell’approvazione dell’emendamento Esposito, che riscrive il meccanismo di voto nella versione aggiornata e accolta da Silvio Berlusconi.
NUOVA LEGGE IN SINTESI
Testo che prevede: liste di candidati ripartite in 100 collegi plurinominali, capilista bloccati per tutte le forze in campo con facoltà di candidature multiple fino a 10 circoscrizioni, possibilità per i cittadini di esprimere fino a due preferenze per persone di sesso diverso tra coloro che seguono nell’elenco, calcolo dei voti su base proporzionale nazionale, accesso alla ripartizione dei seggi per le formazioni che raggiungono almeno il 3 per cento dei suffragi, attribuzione di un premio di 340 seggi al partito che ottiene una soglia minima del 40 per cento dei consensi o prevale in alternativa nel ballottaggio tra i due gruppi più votati, applicazione delle nuove regole a partire dal 1 luglio 2016.