Sarà Sergio Mattarella la figura chiave per risolvere il rebus dell’elezione del Presidente della Repubblica? La risposta è attesa per sabato 31 gennaio, giornata iniziale del quarto scrutinio che prevede il requisito della maggioranza assoluta degli aventi diritto al voto per la scelta del nuovo inquilino del Quirinale. E la risposta è stata positiva
Lo scenario del ritorno di un rappresentante della storia democratico-cristiana al Colle rende felice Paolo Cirino Pomicino, parlamentare e ministro di lungo corso dello Scudo crociato.
Come giudica l’eventualità dell’elezione di Mattarella al ruolo di Capo dello Stato?
Sono felice per due elementi che spazzano via tanti luoghi comuni. Tutti i candidati veri al Colle sono personalità della prima Repubblica, mentre la seconda non è stata capace di proporne uno credibile. E due dei tre contendenti – Pierferdinando Casini e Sergio Mattarella – sono democratici cristiani autentici. È la testimonianza dello scempio disastroso compiuto nel 1992-1993, quando fu distrutta una classe dirigente che aveva al proprio interno realtà e protagonisti di alto livello e robustezza politico-istituzionale. Una valida sconfessione della “goliardia della Rottamazione”.
Mattarella è la figura adatta per la più alta magistratura repubblicana?
Certo. Sergio proviene da una stirpe della Democrazia cristiana, con il padre Bernardo e il fratello Piersanti assassinato dalla mafia come avvenuto per tanti rappresentanti del nostro partito. Una famiglia di cultura forte e stabile sotto il profilo dell’ispirazione cattolico-politica. Lo conferma il profilo serio, prudente, costruttivo della sua personalità pubblica.
Avete condiviso molte esperienze di governo?
Per quattro anni. Nell’esecutivo guidato da Ciriaco De Mita nel 1988-1989 Mattarella ricopriva il ruolo di responsabile per i Rapporti con il Parlamento, mentre nella compagine presieduta da Giulio Andreotti nel 1989-1991 ha rivestito il compito di ministro per la Pubblica istruzione. Ricordo che riuscì a ridurre i costi nel comparto supplenze, aiutando me e Guido Carli – ministri del Bilancio e del Tesoro – a risparmiare notevoli risorse pubbliche. Vi è poi un elemento rilevante nel suo curriculum ministeriale.
Quale?
Nella veste di vice-premier nel governo guidato da Massimo D’Alema tra il 1998 e il 1999 condivise la scelta di mettere a disposizione della Nato le basi militari di Vicenza per favorire il decollo degli aerei che andavano a bombardare Belgrado. Era l’epoca della guerra nel Kosovo, e tale scelta costituisce un fattore di fiducia per gli Stati Uniti.
La vicenda della “Legge Mammì” vi trovò su sponde contrapposte.
Fu l’unico punto di differenziazione politica al governo. Con altri quattro ministri della sinistra democratico-cristiana che coltivavano un’ostilità contro le televisioni commerciali di Silvio Berlusconi, Mattarella scelse le dimissioni dall’esecutivo. Ma la decisione corretta era la nostra. Lo avrebbe confermato la bocciatura popolare del referendum del 1995 che voleva eliminare una rete dalle proprietà Fininvest.
Mattarella però non riceverà l’appoggio del centro-destra, né del Movimento Cinque Stelle.
È vero, non verrà votato da un vasto arco di forze. Sarà un Presidente della Repubblica scelto a maggioranza risicata, se sarà eletto. Matteo Renzi non si è posto neanche il problema, visto che fin dall’inizio ha caldeggiato l’elezione del Capo dello Stato al quarto turno e preannunciato l’opzione del Pd per la scheda bianca nelle prime tre tornate.
Che tipo di capo dello Stato sarà Mattarella?
Il futuro inquilino del Quirinale troverà nello scenario politico-elettorale un premier “proprietario del partito di maggioranza assoluta” grazie al nuovo meccanismo di voto. Un Presidente del Consiglio “padrone dell’Aula parlamentare e del governo”. Tutto ciò muta la qualità dell’azione del capo dello Stato.
Per quale ragione?
Fino a ieri il Presidente della Repubblica è stato un “notaio” tra governo e Parlamento entrambi sovrani. Adesso i due organi costituzionali si concentreranno in un’unica figura. E il capo dello Stato dovrà divenire un contrappeso istituzionale del premier.
Teme agguati e sorprese negative per Mattarella nel segreto dell’urna?
Non credo che si ripeteranno le vicende che nel 2013 coinvolsero Franco Marini e Romano Prodi. Finalmente dopo 17 anni ritorna al Colle un esponente democratico-cristiano. A riprova che la Dc non è stata una “parentesi né un incidente della storia”. La sua esperienza e vitalità politica non sono affatto tramontate.