Fra i partecipanti al battesimo partitico di Italia Unica, la formazione politica animata da Corrado Passera, era presente il leader dei Popolari per l’Italia Mario Mauro. All’ex responsabile della Difesa Formiche.net ha chiesto le ragioni della partecipazione allargando il ragionamento all’orizzonte di un centro-destra uscito in macerie dall’elezione del Capo dello Stato.
Cosa l’ha spinta a partecipare all’appuntamento politico di Italia Unica?
Come delegazione dei Popolari per l’Italia abbiamo scelto di condividere un momento importante per il soggetto fondato da Corrado Passera: la trasformazione in vero e proprio partito. Da sempre propugniamo la ricomposizione di un campo politico popolare. E ci sembra che molte idee illustrate dall’ex ministro per lo Sviluppo economico abbiano lo stigma dell’economia sociale di mercato portata avanti dal Partito popolare europeo. Terreno fondamentale per il difficile percorso di ricomposizione del centro-destra.
Italia Unica però ha manifestato riserve verso la liberalizzazione delle reti strategiche nel comparto energetico.
Condivido una tesi che tocca punti chiave del progetto comunitario. L’Unione Europea è partita proprio dall’energia, e paradossalmente ha finito per distrarsi dalla creazione di un mercato unico del settore. Rinunciando a essere protagonista nello scenario internazionale. In tal senso più che di apertura al mercato, la cessione di asset strategici sganciata da una prospettiva europea comune sa di svendita. E richiama una sorta di “intelligenza con realtà e fattori estranei alla nostra sovranità economica”.
Avete in mente progetti comuni con Passera?
Ricordo che il leader di Italia Unica è stato il primo a partecipare alla Convention nazionale dei Popolari per l’Italia, celebrata a Matera nell’ottobre 2014. Vi sono contatti tra gli esponenti delle nostre formazioni. E non è escluso che in alcune aree del territorio il confronto si traduca in iniziative concrete per le elezioni amministrative di primavera.
Alla luce delle scelte compiute per l’elezione del Presidente della Repubblica, appare remoto lo scenario di un centro-destra unitario.
Per questa ragione rilevo che quel cammino è laborioso e caratterizzato da ostacoli non accettabili. Non ha senso che ognuno ponga condizioni che rendono impossibile l’apertura di un tavolo comune. È intollerabile la persistenza di un impasse di veti e pregiudizi sulla presenza e sulle idee che animano gli attori del centro-destra.
Chi sono i responsabili dello stallo?
Le difficoltà nascono da una duplice tentazione. Quella di chi pretende di apparire nuovo e vorrebbe sostituirsi a coloro che già ci sono. E quella di un ceto dirigente che rivendica una sorta di diritto di primogenitura. Lo dico da cittadino che ha sempre creduto negli ideali del cattolicesimo popolare: sono stanco che i personalismi di giornata si sostituiscano a una concezione di partito, di popolo e di comunità fortemente radicata nella concezione cristiana.
È ciò che vi ha portato a votare con convinzione per Sergio Mattarella Capo dello Stato?
Per il Quirinale ci siamo posti una domanda semplicissima: Mattarella è idoneo per il ruolo di garante della Costituzione in una fase di delicate riforme istituzionali? La risposta non poteva che essere positiva. Per di più il nuovo Presidente della Repubblica potrà essere un arbitro super partes che non orienta la politica di una delle squadre in campo. A partire dal potere di firma di decreti legge che abbiano realmente i requisiti di necessità e urgenza. Comportamento che non sempre è stato tenuto.
A cosa si riferisce?
Mi ha lasciato perplesso il fatto che nella fase di “interregno” al Quirinale il presidente del Senato Piero Grasso abbia riconosciuto l’esistenza di tali requisiti nel via libera al provvedimento governativo di modifica dello status delle banche popolari.