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Calamita Renzi polverizza le opposizioni

Statue millenarie, testimoni della storia dell’umanità, sembrano urlare di stupore, prima ancora che di dolore, quando s’ infrangono, straziate dai colpi di maglio degli assassini dell’Isis.

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Il sen. Lorenzo Battista, già grillino espulso, ha postato su Facebook una lettera in cui propone agli ‘’ex’’ come lui una marcia di avvicinamento alla maggioranza accompagnata dalla richiesta di un eventuale ministero (è tuttora libero quello agli Affari regionali: di Maria Concetta Lanzetta nessuno si è accorto che ci fosse o che se ne fosse andata). La proposta ha sollevato critiche e contrarietà, a partire proprio dal gruppo degli ‘’ex’’. Ma esiste una diversa alternativa?

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In subordine, il volitivo sen. Battista ha ipotizzato un’adesione a Sel. Basterebbero infatti alcuni senatori in più per consentire ai vendoliani di formare un gruppo autonomo a Palazzo Madama. Non c’è che dire: questa si chiama voglia di accasarsi.

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Il Parlamento italiano somiglia sempre più ad un grande catino dove al centro sta una calamita (Matteo Renzi) e sui bordi sono sparsi dei mucchietti di polvere di ferro. Per uno strano esperimento fisico la calamita attrae a sé ora l’uno ora l’altro.

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Persino Daniela Santanchè ha annunciato, in un’intervista, che non voterà contro le riforme, come ha chiesto l’ex Cav. Ne fa una questione di coerenza. Per un anno è andata in giro a sostenere che la condanna a morte del bicameralismo perfetto e il varo di una legge elettorale che favorisse il bipolarismo corrispondevano a quanto aveva da sempre proposto il centro destra a trazione berlusconiana. Oggi non se la sente di gridare che Annibale è alle porte.  Certo, lo coerenza è un valore. Ma se avesse avuto torto prima?

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Jobs act Poletti 2.0. E’ alta la fiducia sugli effetti per l’occupazione del nuovo contratto a tutele crescenti. La consegna pare essere quella dell’ottimismo: si parte da 250mila assunzioni entro l’anno a stare alle previsioni più prudenti, ma molti centri azzardano cifre ancora migliori. E’ difficile distinguere quanto di questi possibili esiti sia dovuto alla pratica archiviazione dell’articolo 18 nel caso di nuove assunzioni (inclusi i cambiamenti di posto di lavoro) o alle incentivazioni riconosciute dalla legge di stabilità per gli assunti nel 2015 (è bene ricordare che i datori riceveranno per un triennio un bonus di 8mila euro l’anno, che, a conti fatti, corrisponderà al pagamento di un anno di retribuzione lorda a carico dello Stato). Ma che cosa succederà quando nel  mercato del lavoro verrà meno l’effetto-droga e  si passerà al ‘’metadone’’?



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