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Regionali, l’election day (balneare?) di Renzi

Ha il sapore di un invito ad andare al mare quello che arriva da Palazzo Chigi? E’ quello che si chiedono alcuni osservatori politici in queste ore.

Il governo, infatti, ieri sera il consiglio dei ministri ha indicato nel 31 maggio l’election day per le regionali e le amministrative. Il 31 maggio, però, come tutti i lavoratori sanno, non è una data qualsiasi. Perché cade nel bel mezzo di uno dei ponti più agognati prima delle ferie d’agosto, quello del 2 giugno. Un ponte che permette di staccare dal lavoro per quattro giorni di fila, da venerdì 29 a martedì 2 giugno, per l’appunto. Un week end extra lungo in cui molti italiani ne approfitteranno per mettersi in viaggio.  

Perché, allora, scegliere questa data? Impossibile che sia stata decisa per sbadataggine o distrazione. Anche perché all’inizio la data più papabile era il 10 maggio. Poi si è deciso che non andava bene perché coincide con una festività ebraica. Così si è arrivati al 31, come ha deciso ieri sera il consiglio dei ministri. Ma se si vota in quel week end, è assai probabile che l’affluenza sarà piuttosto bassa. Almeno un dieci/quindici per cento in meno. Perché, dunque, quella data?

Forse Matteo Renzi, sondaggi alla mano, ha qualche interesse a tenere bassa l’affluenza nelle regioni dove si vota? Il sospetto, come si suol dire, è assai legittimo. Storicamente, infatti, la bassa affluenza alle urne ha sempre favorito il centrosinistra. Che ha un elettorato più fidelizzato e disposto al sacrificio rispetto a quello di centrodestra. Meno persone vanno a votare e più il centrosinistra vince.

Le Regionali, del resto, dopo il trionfo alle Europee dello scorso anno, sono un banco di prova rilevantissimo, specialmente per un governo che non ha avuto una diretta investitura dalle urne. E la vittoria per Renzi non è affatto scontata. Se in Liguria, Toscana, Umbria e Marche il premier può dormire sonni abbastanza tranquilli, lo stesso non si può dire per le altre regioni.

In Campania, per esempio, l’esplosione del caso di Vincenzo De Luca, ovvero un candidato che decadrebbe il giorno stesso della vittoria, ha complicato parecchio le cose e dato una grossa mano a Stefano Caldoro. In Veneto, invece, se la Lega, con la cacciata di Flavio Tosi, sta facendo di tutto per favorire Alessandra Moretti, la vittoria della Ladylike del Pd è tutt’altro che scontata. Anzi, i sondaggi continuano a dare Luca Zaia favorito nonostante la scissione in casa leghista. Infine, anche in Puglia il derby tra Michele Emiliano e Francesco Schittulli si giocherà al foto finish.

Facile intuire che, se le Regionali si trasformeranno in un sostanziale pareggio, per Renzi e il Pd equivarrà a una sconfitta, mentre Silvio Berlusconi canterà vittoria. Con una bassa affluenza, invece, il centrosinistra potrebbe spuntarla anche laddove rischia di perdere. Così ecco Renzi tirare fuori dal cilindro la data perfetta, domenica 31 maggio (e possibili ballottaggi per i Comuni il 14 giugno), giorno in cui molti italiani saranno con le valigie in mano lontani da casa. Attenzione, però, che su queste cose si può contare fino a un certo punto.

“Andate al mare”, disse Bettino Craxi alla vigilia del referendum sulla preferenza unica del 9 giugno del 1991. Si sa, però, com’è andata a finire.


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