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Perché Cisl e Uil bistrattano il politicizzato Landini

A un certo punto Maurizio Landini sbotta. “Io non voglio fare un partito! Non capisco perché continuate a dirlo!”. Siamo a Roma, alla presentazione del libro di Antonello Di MarioAspettando la crescita. Ospiti, oltre a Landini, sono i capi degli altri sindacati dei metalmeccanici: Marco Bentivogli della Fim-Cisl e Rocco Palombella della Uilm, più il segretario della Uil Carmelo Barbagallo. A moderare il giornalista di economia del Giornale Antonio Signorini.

L’incontro, con l’obiettivo di analizzare come si può far tornare il Paese a crescere, si trasforma ben presto in una sorta di processo al leader della Fiom e alla sua idea di “Coesione sociale”, il movimento che debutterà con la manifestazione in programma a Roma il 28 marzo. Dopo la bocciatura di Susanna Camusso, che però ha annunciato che “la Cgil sarà comunque in piazza”, anche le altre sigle sindacali restano fredde.

(QUI TUTTE LE FOTO DELLA PRESENTAZIONE CON LANDINI)

Piccola premessa: Landini ufficialmente smentisce di voler fare un partito. Ma in pratica il movimento che intende lanciare, se non è un partito, ci assomiglia molto. Qualcuno parla di Tsipras italiano, altri di modello Podemos, ma tant’è: Landini ha intuito che alla sinistra di Renzi non c’è nessuno e vuole occupare quello spazio. Lui, però, non vuole scoprire troppo le carte, visto che alle elezioni mancano tre anni. L’idea, però, è quella. Anzi, se i sondaggi non avessero dato risultati negativi, forse avrebbe presentato delle liste già alle prossime Regionali.

“I lavoratori hanno bisogno di un sindacato che torni a fare il suo mestiere e a difendere i loro contratti, non di un nuovo partito. Di leader sindacali che hanno scelto la politica ne ho già visti e sono tutti spariti…”, gli fa notare il leader della Uil, Barbagallo. Una posizione che, per una volta, combacia con quella della Camusso. Per il segretario della Cgil, “usare la Fiom per mettere le basi di un movimento politico è un errore che rischia di indebolire i lavoratori”. Landini, però, fa spallucce e va avanti per la sua strada. Sicuro della mobilitazione del suo sindacato: “Coesione sociale è un modo per riformare e allargare il sindacato, non per danneggiarlo. Non vedo perché la Cgil non dovrebbe stare con noi”, osserva il leader della Fiom. Sulla presenza della Cgil a piazza del Popolo, però, i maligni sostengono che l’impegno effettivo della Camusso potrebbe essere piuttosto blando. E lì anche i numeri conteranno.

(QUI TUTTE LE FOTO DELLA PRESENTAZIONE CON LANDINI)

“Noi non ci saremo. L’iniziativa di Landini non ha alcun respiro di strategia politica se non quella di assecondare un’ambizione personale”, taglia corto Bentivogli, segretario della Fim-Cisl. “Io rappresento i metalmeccanici e continuerò a fare questo. Il sindacato deve difendere i lavoratori e non sobbarcarsi sulle spalle tutti i problemi del mondo. Altrimenti gli operai mi caccerebbero a calci nel sedere”, osserva il leader della Uilm, Palombella.

Poi, tra sindacalisti, la politica si mescola spesso a umori personalistici. E il Landini superstar in tv e sui giornali non piace ai suoi colleghi. “Tu c’hai già provato appoggiando Ingroia e la lista Tsipras”, gli rinfaccia Bentivogli. “Non raccontare balle!”, replica Landini. “No, sei tu che racconti balle agli italiani durante le tue innumerevoli performance televisive”, replica il leader della Fim-Cisl. Insomma, volano – non troppo metaforicamente – gli stracci.

“E’ la prima volta che i tre leader sindacali di categoria si ritrovano insieme in pubblico”, chiosa Di Mario, giornalista, capo ufficio stampa della Uilm e autore del libro. “Compagni, per favore, siamo qui per discutere e non per litigare”, l’invito di Barbagallo, che riesce a mantenere un ironico distacco tutto siciliano.

Le distanze, però, restano tutte. Anche nel modo di opporsi a Renzi. Se per la Fiom il Job act è il diavolo, per la Fim-Cisl poteva essere “una grande opportunità”, perché comunque “si poteva licenziare anche prima, con l’articolo 18”. Poi c’è il nuovo contratto dei metalmeccanici, su cui le tre sigle rischiano di spaccarsi come in passato. Tutto, però, ruota intorno alla politica. “Il fatto che in Parlamento non ci sia una vera rappresentanza dei lavoratori è un problema. Coesione sociale nasce anche per questo. Ed è un movimento che non vuole escludere nessuno, semmai includere tutti. Può essere il germoglio da cui far rinascere l’unità confederale persa da troppi anni”, sostiene Landini. Gli altri, però, non abboccano. “Ci vuole meno politica e più sindacato. Ciò che ci ha danneggiato negli ultimi anni è stata proprio l’eccessiva vicinanza alla politica e ai partiti”, conclude Barbagallo.

Se Landini voleva portare dalla sua parte anche Fim e Uilm, la missione è fallita.


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