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Renzi punta al voto anticipato col Renzellum. Parola di Caldarola

Matteo Renzi vuole condurre in porto la riforma elettorale entro il 31 maggio, giorno previsto per le elezioni regionali. Un obiettivo su cui intende sfidare la minoranza del Partito democratico nella Direzione nazionale convocata per lunedì.

Per fare luce sugli scenari e gli interrogativi legati all’approvazione delle nuove regole di voto Formiche.net ha sentito Giuseppe Caldarola, giornalista di lungo corso, già direttore de L’Unità ed ex parlamentare dell’Ulivo.

Perché il leader del Pd vuole imprimere un’accelerazione alll’Italicum?

Matteo Renzi ritiene di trovarsi in netto vantaggio nel panorama politico, considerata la crisi degli altri partiti e le lacerazioni crescenti nella sinistra del Nazareno. È protagonista di una fase che comincia a presentare risultati economici con segno positivo. Allo stesso tempo inizia a patire una faticosità nella gestione della maggioranza, a partire dal rapporto con il Nuovo Centro-destra. Il premier sente avvicinarsi il tempo del “redde rationem”. Che in un regime democratico è rappresentato dalle elezioni.

Il ritorno anticipato alle urne è l’obiettivo del Presidente del Consiglio?

Ritengo di sì. Renzi pensa alla primavera 2016, quando oltre alla legge elettorale avrà ottenuto le due letture mancanti della riforma istituzionale. Poi spera nel successo di Expo come vetrina efficace per la proiezione internazionale dell’Italia. E nella stabilizzazione delle performance economiche grazie alla “cura” monetaria promossa dal governatore della Bce Mario Draghi. Ma ha bisogno di regole che gli consentano di vincere con una maggioranza rassicurante.

Renzi aspira a dare il “colpo di grazia” alla minoranza del Pd?

Il colpo di grazia la sinistra interna se lo sta dando da sola, come abbiamo visto nell’assemblea di sabato. La minoranza del Nazareno fornisce una rappresentazione del premier poco credibile. Ritrarre Renzi come aspirante dittatore, nemico della classe operaia e della sinistra è un autogol ideologico. Essa è chiamata a scelte improrogabili.

Cosa dovrebbe fare la sinistra del Partito democratico?

Proporre riforme più incisive rispetto alle iniziative messe in campo dal capo del governo. E dotarsi di una leadership in grado di soppiantare tutti i propri attuali rappresentanti. Nessuno dei quali è stato capace di parlare al paese. Vi è bisogno di un trentacinquenne che possa affermare “Io non c’ero”.

Il Presidente della Repubblica asseconderà il progetto del premier?

La nuova legge elettorale presenta un punto di sofferenza nell’eccessivo numero di parlamentari nominati. Renzi deve intervenire per rispondere a una giusta esigenza di elettività. In tal modo potrebbe dividere ulteriormente gli avversari interni, e troverebbe un’interlocuzione positiva con Sergio Mattarella. Ma è difficile che il Presidente della Repubblica eccepisca il problema dell’incostituzionalità del Renzellum anche nell’attuale “versione integralista”.

Il sociologo Luca Ricolfi prefigura sul Sole 24 Ore un ballottaggio Pd-Cinque Stelle dall’esito aperto.

Fatico a comprendere l’ottimismo di Ricolfi sul conto del M5S. La formazione guidata da Beppe Grillo esprime una realtà le cui radici consistono nell’avversione generale verso la politica e lo Stato. È un movimento che può avere exploit elettorali o ripiegare su se stesso. Adesso vive una crisi di leadership e strategia, che non lo ha portato lontano nell’iniziativa parlamentare. Gli resta il vantaggio di essere nitidamente all’opposizione. Non sono convinto che i penta-stellati siano arrivati alla frutta, ma non li ritengo candidati a contendere la premiership a Renzi.

Lo farà il leader della Lega 2.0 Matteo Salvini?

Forse. Ma il numero uno del Carroccio si sta rendendo conto che le chance di federare il centro-destra sotto la propria guida non sono molto forti. E per questa ragione lascia trasparire il desiderio di candidarsi sindaco di Milano. Una scelta identica a quella compiuta anni fa da Sergio Cofferati, il quale optò per la corsa a primo cittadino di Bologna mentre era alla testa delle manifestazioni oceaniche contro l’abrogazione dell’Articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.

Il leader del Partito democratico non avrà avversari autentici nella prossima tornata elettorale?

A meno di errori profondi e di una stanchezza dei cittadini verso il premier, Renzi vincerà sicuramente. Non sopravvaluterei però la frantumazione del centro-destra. Un mondo molto consistente e che ha la potenzialità di diventare maggioranza nel terreno elettorale. Adesso vive nella fase destruens, ma vi sarà prima o poi una persona che affermerà l’esigenza del “primum vivere”.

Vede tale possibilità all’orizzonte?

Nell’arco di un anno è impensabile che emerga la figura in grado di federare le forze conservatrici-moderate. Per questo motivo il premier accelera il percorso della riforma elettorale. Ma non deve pensare di aver eliminato il centro-destra. Ogni volta che la sinistra lo ha fatto, ha subito sconfitte clamorose.



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