Fu una stagione di rinnovamento purificatore il 1992 costellato dal ritmo martellante dell’inchiesta “Mani Pulite”? O fu una grande ondata giustizialista che fece crollare i nomi eccellenti del ceto politico di governo senza scalfire le radici antiche dell’illegalità e della corruzione?
L’interrogativo, sollecitato dalla serie tv in onda su Sky Atlantic, ha alimentato il confronto “1992. L’anno che cambiò l’Italia” promosso dal fondatore di Formiche Paolo Messa presso la Casa del Cinema di Villa Borghese a Roma.
Claudio Martelli e Antonio Polito parlano di 1992 (non solo Sky). Le foto di Pizzi
Le ragioni della crisi della prima Repubblica
Una chiave di lettura del passaggio cruciale nella storia recente del nostro paese è stata fornita dal direttore del Corriere del Mezzogiorno e editorialista del Corriere della Sera Antonio Polito.
A suo giudizio vi sono fattori ben precisi che provocarono lo sfaldamento del “compromesso sociale e politico italiano fondato sull’elevato ricorso alla spesa pubblica e su una rete capillare di finanziamenti illeciti al mondo partitico”.
Dal tramonto dell’Unione Sovietica alla firma del Trattato di Maastricht, dall’avanzata elettorale di una Lega Nord fautrice dell’ancoraggio allo sviluppo europeo al prelievo del governo Amato sui conti correnti e alla svalutazione della lira.
Claudio Martelli e Antonio Polito parlano di 1992 (non solo Sky). Le foto di Pizzi
La genesi dei vizi della seconda Repubblica
Tuttavia, nonostante l’entrata del nostro paese nell’Unione monetaria e l’inizio di una strategia di liberalizzazioni nella cornice della globalizzazione economica, le cose non sono andate meglio. Lo rivelano i fenomeni attuali di corruzione, ramificata in tutti i campi attinenti ai lavori pubblici.
A riprova – ha rilevato la firma del Corsera ed ex direttore del Riformista – che la sanzione penale, amplificata da una risonanza mediatica eccezionale rispetto alla sua effettiva entità, non trasforma le società. “Per cui la seconda Repubblica, contraddistinta dalla mancanza di forze politiche autentiche, dal protagonismo della magistratura, dalla scarsa consapevolezza del valore delle garanzie costituzionali nell’opinione pubblica – ha detto Polito – costituisce il frutto di quel 1992”.
Claudio Martelli e Antonio Polito parlano di 1992 (non solo Sky). Le foto di Pizzi
“Metodi da tortura”
Anno che vide tra i protagonisti politici con un delicato ruolo di governo al Ministero della Giustizia il socialista Claudio Martelli. Che ha puntato il dito contro il metodo di indagine utilizzato dai magistrati di “Mani Pulite”: “Un ricorso reiterato alla custodia cautelare finalizzato a estorcere prove e coinvolgere altre persone nei reati al centro dell’inchiesta. Caratteristiche degne del Tribunale dell’Inquisizione, che provocarono 45 suicidi in carcere nell’arco di 18 mesi. E di cui Giovanni Falcone aveva colto la fragilità investigativa-processuale”.
Claudio Martelli e Antonio Polito parlano di 1992 (non solo Sky). Le foto di Pizzi
Lo scetticismo di Craxi verso Gorbaciov e Occhetto
L’ex vice-segretario del Psi vede nella fiction trasmessa da Sky il rischio di far coincidere il passato con il presente. Gli albori della storia di quegli anni, ha rimarcato, possono essere capiti meglio attraverso tre aneddoti emblematici e apparentemente sorprendenti.
Il primo riguarda Bettino Craxi: “Era molto critico verso l’iniziativa di riforma e trasparenza promossa in modo incerto dall’allora leader sovietico Michail Gorbaciov, responsabile ai suoi occhi dello smantellamento di una costruzione laboriosa come l’Urss”.
Lo stesso segretario socialista, ha proseguito Martelli, contestò la Svolta della Bolognina del 1991 “perché troppo traumatica nei confronti dei militanti comunisti ed evanescente nel generico approdo democratico-progressista vagheggiato da Achille Occhetto”.
Claudio Martelli e Antonio Polito parlano di 1992 (non solo Sky). Le foto di Pizzi
Parole rivelatrici
Il terzo episodio concerne una visita dell’ex Guardasigilli a Berlino alla vigilia del crollo del Muro. Nel corso di una cena tenuta nella parte Ovest della città, il generale statunitense che controllava il punto di frontiera con la zona orientale pronunciò queste parole: “Non esiterei a mandare i miei soldati a morire per salvaguardare il nostro modello di vita e di democrazia contro un’offensiva sovietica. Ma se il signor Gorbaciov vincesse il premio Nobel per la pace sarei il primo a recarmi a Stoccolma per applaudirlo. E sa perché? Egli sta liberando il pianeta dalla minaccia di una terza guerra mondiale. Ma soprattutto sta liberando noi americani da qualche amico scomodo”.
A Martelli, convinto che parlasse di tiranni latino-americani o asiatici, il militare Usa rispose: “È una persona a Lei molto vicina”. All’epoca l’esponente socialista era vice-premier di un esecutivo guidato da Giulio Andreotti.
Non è la prova di un “complotto” orchestrato Oltreoceano per porre fine al lungo potere del politico Dc. Ma la testimonianza che il venir meno della protezione degli Stati Uniti nei confronti del ceto politico di governo italiano ha rappresentato un fattore determinante nella crisi della prima Repubblica.
Claudio Martelli e Antonio Polito parlano di 1992 (non solo Sky). Le foto di Pizzi
Gli albori di Forza Italia
E fu nel pieno di quel processo, ha evidenziato l’ex parlamentare di Forza Italia e consigliere dell’Autorità di garanzia per le comunicazioni Antonio Martusciello, che Publitalia fornì fin dal giugno 1993 i quadri dirigenziali al nascente “partito azzurro”. Realtà politica “prefigurata da Silvio Berlusconi già in una cena organizzata a settembre di quell’anno con tanto di torta tricolore”.