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Renzi sballottato da Enrico Letta nella sezione Pd di Testaccio a Roma

Alla fine scoppia anche la disputa sulla pizza. Il locale preferito da Enrico Letta è “Nuovo mondo”. Ma alcuni militanti scelgono “da Remo”. Due note pizzerie della zona. Siamo a Roma, quartiere Testaccio. Al circolo del Pd, ieri sera, c’era l’ex premier a presentare il suo libro, “Andare insieme, andare lontano” (edito da Mondadori, Strade Blu).

E’ una presentazione particolare perché Letta abita proprio qui, in un palazzo che dà sul Lungotevere, nello stesso edificio dove vive pure il giornalista Giuliano Ferrara, fondatore del Foglio. Insomma, quella di via Nicola Zabaglia è la “sua” sezione, da raggiungere a piedi. Il legame è talmente forte che, il giorno dopo la sua defenestrazione da Palazzo Chigi da parte di Matteo Renzi, alcuni militanti sono andati sotto casa di Letta e hanno srotolato uno striscione di solidarietà. “Grazie Enrico”. Firmato Pd Testaccio.

I militanti ora, però, sono alquanto confusi. Storditi dalla sconfitta elettorale alle amministrative, ma ancor di più dallo scandalo di Mafia capitale, che ha investito il partito romano. Di cui rischiano di restare solo le briciole. “Occorre una grande riflessione e un forte segno di discontinuità. Se è in grado di darlo Ignazio Marino, andiamo avanti con lui. Altrimenti meglio andare al voto”, dice Letta. E forse questo è l’unico punto di contatto con il ragionamento svolto nelle ultime ore da Renzi, che ha tolto la sua copertura politica al primo cittadino della Capitale.

Per il resto Letta è anni luce lontano dal premier. E sembrano esserlo anche i democrats testaccini. Nel dibattito – sì, i dibattiti nelle sezioni si fanno ancora – solo uno di loro ha osato difendere la riforma della Buona scuola, asserendo che “finalmente si responsabilizza qualcuno, il preside, in un Paese dove nessuno si prende le proprie responsabilità”. Ma è un uccel di bosco. Letta, infatti, ha mosso una critica totale all’esecutivo. A partire dall’analisi del voto. “Quando fai politica per slogan, il consenso arriva molto velocemente, ma altrettanto facilmente se ne va”, dice Letta. L’esempio è proprio la scuola. Un “vero pasticcio”. “Se chiami una riforma ‘la Buona scuola’, dici implicitamente che tutto che è stato fatto prima fa schifo. Non è così. La scuola italiana è una delle prime d’Europa”, continua. Sulla sconfitta elettorale, secondo Letta, ha pesato Mafia capitale, ma anche l’azione di governo. “Per fare bene le cose ci vuole il suo tempo, questa velocità non la capisco. Se vuoi andare veloce, vai da solo. Ma se vuoi fare le cose per bene, devi farle con gli altri”. Altro errore madornale, secondo Letta, è stata la candidatura di Vincenzo De Luca. “Se ci sono delle regole dobbiamo farle rispettare. Il Pd, invece, ha dato l’impressione di fregarsene”.

L’Italicum, poi, non ne parliamo. “Quando era al governo Berlusconi, si sono potuti limitare i danni proprio per la presenza dei giusti contrappesi. Se l’ex Cavaliere avesse vinto con l’Italicum, avrebbe avuto un potere smisurato e adesso l’Italia chissà come sarebbe ridotta. Per questo dico no al sindaco d’Italia”, è il ragionamento dell’ex presidente del consiglio.

In questi giorni, poi, c’è l’emergenza immigrazione. “Il governo ha sottovalutato il problema. Ma chi cavalca l’allarmismo, come la Lega, nasconde il fatto che in Italia la percentuale di migranti è tra le più basse dell’Europa occidentale. E i Rom non raggiungono nemmeno l’1 per cento della popolazione. Ma di che stiamo parlando?”, si chiede Letta, ricordando che dare asilo ai profughi è sancito dall’articolo 10 della Costituzione.

Sulla politica economica, Letta ha lanciato stilettate sulla Cassa depositi e prestiti: il premier ha detto ieri sera a Porta a Porta di voler rottamare i vertici di Cdp, controllata dal Tesoro, a un anno dalla scadenza del mandato. Letta: “Inaccettabile il metodo del premier. La Cassa non è un ministero”, ha detto al Fatto Quotidiano. E sulle primarie, dice che “devono andare avanti, ma con regole certe”.

Infine Letta guarda avanti. “Il nuovo leader, l’alternativa, non nascerà più in Parlamento, ma fuori”. Lui, del resto, dal Parlamento si è dimesso e ora, oltre a guidare l’ecole di affari internazionale a Parigi, vuole aprire una scuola di formazione politica per ragazzi dai 18 ai 25 anni. “I tempi sono cambiati. E questo non è più il tempo di vivere di politica per tutta la vita…”. Qualcuno, però, tra i militanti di Testaccio, spera che sia proprio lui a guidare la sfida alla leadership di Renzi, quando verrà il momento.


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