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La strage di Bologna ricordata da Umberto Pizzi

“Nessuno tocchi Caino, ma che male aveva fatto Abele?”. Se lo chiede Umberto Pizzi, durante una conversazione con Formiche.net, dopo aver consegnato un servizio fotografico fatto durante la presentazione annuale del Rapporto sulla pena di morte stilato dalla Ong Nessuno tocchi Caino nella sede del Partito Radicale.

“Io non sono un giustizialista – ha proseguito Pizzi – sono contro la pena di morte e non riesco neanche a uccidere gli insetti nel mio orto, ma questi sono liberi di avere una famiglia, di stare liberi, mentre le loro vittime non hanno avuto giustizia”.

Tutte le foto della presentazione del Rapporto di Nessuno tocchi Caino. Le foto di Pizzi

MINISTRO ORLANDO MARCO PANNELLA _26_resize

Partiamo dall’inizio: venerdì 31 luglio l’associazione Nessuno Tocchi Caino ha presentato il suo rapporto annuale sulla pena di morte nel mondo nella sede romana del Partito Radicale in Largo Argentina. C’erano Marco Pannella e il ministro della Giustizia Andrea Orlando, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Sandro Gozi, il membro del consiglio direttivo di Nessuno Tocchi Caino Marco Perduca e Elisabetta Zamparutti, tesoriera della Ong.

Ma tra il pubblico due persone hanno attirato l’attenzione del Maestro, che oltre ad essere il primo fotogiornalista italiano ha anche una memoria di ferro: “Durante la presentazione del rapporto c’erano Valerio “Giusva” Fioravanti (ha lavorato in stato di semilibertà per la Ong dal 1999 nda) e Francesca Mambro. Lo sai chi sono? – ha domandato Pizzi – Quelli della strage della Stazione di Bologna. Mambro non voleva farsi fotografare, ma io le ho scattato lo stesso delle foto, e così anche a lui”. “Il due agosto ricorre il 35 esimo anniversario dalla strage e loro due se ne stanno in giro, hanno una famiglia, mentre le vittime e le famiglie delle vittime non hanno avuto nessuna giustizia”, ha continuato Pizzi, ricordando quel sabato 2 agosto 1980 che stravolse la città di Bologna e la storia dell’Italia.

Giusva Fioravanti durante la presentazione del Rapporto di Nessuno tocchi Caino

GIUSVA FIORAVANTI _1_resize

Si chiede cosa sia la giustizia, Umberto Pizzi, e ripercorre molti dei fatti che stravolsero la storia dell’Italia in quegli anni. “In quel periodo uccisero il sostituto procuratore e Mario Amato, gli spararono alla fermata perché indagava sui neofascisti. C’era una sua foto di quando fu ammazzato, si vedevano le scarpe tutte consumate sulla suola, quasi bucate. Era una persona semplice che faceva il suo dovere e l’hanno ucciso a sangue freddo”.

Francesca Mambro durante la presentazione del Rapporto di Nessuno tocchi Caino

LA MAMBRO _1

Richiama la strage di Piazza della Loggia, “Dopo 42 anni hanno catturato e condannato i colpevoli”, tornano a galla le tante questioni irrisolte degli anni di Piombo che Pizzi visse da cronista ma anche da semplice cittadino. Si chiede, Pizzi, se sia mai stata fatta giustizia per le vittime di quegli anni, e si indigna nel raccontare che già un’altra volta Mambro, prima di quel venerdì alla sede del Partito Radicale, non voleva farsi fotografare da lui.

“Mi era già successo un’altra volta, non volevano farsi fotografare mentre salutavano e baciavano Mario Moretti, quello delle Brigate Rosse, quello che ha fatto l’agguato di via Fani e ha ucciso Aldo Moro”. Non c’è più spazio per l’indignazione, secondo Pizzi, “bisogna incazzarsi!”. Ed è questo, forse, a colpire di più il Maestro, la mancanza della memoria storica di quegli anni, accanto a quella giudiziaria che vede i colpevoli condannati e ora liberi.

Alla strage della Stazione di Bologna 35 anni anni fa morirono 85 persone e oltre 200 rimasero ferite, furono condannati come esecutori Valerio “Giusva” Fioravanti e Francesca Mambro e ora le loro pene sono estinte. I mandanti della strage non furono mai individuati, anche se si è potuto stabilire che a concorrere furono criminalità organizzata e servizi segreti deviati.

Che male aveva fatto Abele, allora? Se lo chiede ancora, Umberto Pizzi, e la memoria storica di quegli anni, il ricordo di ciò che accadde, è una piccola parte della giustizia che le vittime e i loro familiari meritano di avere dopo 35 anni dalla strage.



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