“La verità è che c’è un grosso nucleo di siti termali in mano pubblica, siamo intorno al 25%, che perdono soldi: se fossero privati sarebbero già andati in default”. Costanzo Jannotti Pecci non usa perifrasi. E stavolta il presidente di Federterme e di Confindustria Campania non le manda proprio a dire quando, interpellato da formiche.net nella sala stampa di Montecitorio sulla ricetta in grado di rilanciare un settore tutt’altro che immune dagli effetti della crisi (-20% il fatturato tra il 2008 e il 2014), punta il dito contro “quei comuni che invece di favorire l’ingresso di capitali privati si limitano a fare finte privatizzazioni”. Ma andiamo con ordine.
L’INIZIATIVA PARLAMENTARE
Oggi alla Camera è stata presentata una mozione di indirizzo al governo, primo firmatario il dem Edoardo Fanucci, per sollecitare l’esecutivo a impegnarsi per rilanciare un settore, quello termale, che a oggi conta 378 stabilimenti distribuiti in 20 regioni e 170 comuni, in grado di generare fino a 1,5 miliardi di fatturato a fronte di una forza lavoro di 60.000 addetti. Compito non facile convincere Renzi e il suo entourage a prendere finalmente in mano il dossier, ma sia Fanucci sia Federterme sono convinti che questa sia davvero la volta buona, tanto per usare un’espressione renziana.
IL COMMENTO DI JANNOTTI PECCI
“La mozione promossa dall’on. Edoardo Fanucci e firmata da ben 68 deputati e senatori dell’Intergruppo parlamentare amici del termalismo – ha sottolineato il presidente di Federterme – rappresenta uno snodo importante per il termalismo italiano perché ha adottato un approccio organico e sistematico alla materia, diverso da quello emergenziale del passato. Il sistema Federterme presterà la più ampia collaborazione con Parlamento,Governo, Regioni e Comuni, per contribuire all’adozione d’interventi appropriati al risanamento, al consolidamento e al rilancio delle strutture termali sul territorio, sostenendo anche adeguate forme di partnership tra pubblico e privato”.
I CONSIGLI PER IL GOVERNO
Gli interventi, quelli strutturali, sono essenzialmente tre e tirano in ballo anche la Cassa Depositi e Prestiti. Il primo, è di ordine fiscale e fa scaldare parecchie volte lo stesso Fanucci mentre lo illustra. Si tratta di scongiurare a tutti i costi, a partire dal 1 gennaio 2016, il taglio del contributo Inps e Inail per tutte quelle cure termali che prevedevano il sostegno dei due enti previdenziali. Già con la crisi gli italiani viaggiano (e spendono) ancora meno. Figuriamoci se poi si sopprimono le agevolazioni previste dalla legge. Altra questione, l’insostenibilità dei siti termali gestiti e partecipati da enti pubblici. Qui il problema è l’ammontare dei debiti e quindi bilanci in profondo rosso, tanto per cambiare, che non consentono al comune di turno di fare gli investimenti necessari ad ammodernare gli impianti.
IPOTESI CDP
La mozione chiede in questo senso al governo da una parte di mettere in prima linea la Cdp affinché si accolli la ristrutturazione dei debiti e riorganizzazione dei siti. Dall’altra, si fa rischiesta di un’accelerazione“dei processi di privatizzazione”. Dell’idea di una privatizzazione su larga scala, già lanciata pochi mesi fa da Jannotti Pecci su formiche.net, per ora c’è in verità poco o nulla di concreto. Eppure, come ricorda l’esponente confindustriale, le terme pubbliche non riescono a fronteggiare più i debiti, allora qualcosa bisognerà pur fare.
NODO BOLKESTEIN
Altra questione sollevata, l’esclusione del sistema termale dall’ambito di applicazione della tanto controversa direttiva Bolkestein, che ha mandato su tutte le furie i gestori balneari di mezza Italia, visto che la direttiva prevede la messa all’asta delle concessioni demaniali. “Questo è un Paese strano, che si fa male da solo. La Bolkestein in molti Paesi è stata messa tranquillamente da parte, non si capisce perchè qui non lo facciamo. Il rischio è alto s enon ci sono regole certe, perchè l’imprenditore che investe poi può vedere mettersi il tutto in discussione dai provvedimenti amministrativi”, ha rimarcato Jannotti Pecci. Ora la palla passa a Renzi.