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Perché contesto le tesi del vescovo pugliese iper ambientalista

Eccellenza Reverendissima,
ho letto riportate sulla Gazzetta del Mezzogiorno di giovedi 12 agosto le Sue dichiarazioni alla Radio Vaticana riguardanti l’opposizione dei Vescovi del Sud Salento al progetto governativo, consentito dallo Sblocca Italia, di autorizzare prospezioni e ricerche nel Basso Adriatico per verificare l’esistenza di giacimenti petroliferi che siano economicamente sfruttabili. “Il Sud” – Lei afferma – “non può diventare una pattumiera. Non si può aggiungere problema a problema. Non si vede il motivo per cui con i problemi che già abbiamo, si debba intervenire anche nel mare, tanto più che non vi sarà nessun guadagno dal punto di vista economico”.

Lei inoltre giustifica tale Vostra posizione, richiamando quanto dichiarato più volte dal Governo circa la necessità di reperire altre fonti energetiche e dice pertanto che la loro diversificazione è una questione di carattere strategico. Venendo poi al tema specifico delle trivelle nel Basso Adriatico, Lei – premettendo che vi sarebbe “poco petrolio per giunta di scarsa qualità” – aggiunge che “non si vede il motivo di impegnare il nostro territorio che si fonda sul turismo e non si capisce perché si debba deturparlo, senza poi avere dei vantaggi, perché non ce ne sarà nessuno di carattere economico. La scelta non sembra quindi razionale. Questo è il punto fondamentale.” E poco dopo conclude: “Se si tiene conto che l’unica risorsa del Meridione e del Sud Salento è il turismo, vuol dire che si aggiunge danno al danno”. Pertanto, Lei con tutti i Vescovi delle Diocesi della zona, ha diramato in proposito “un documento letto nelle parrocchie e divenuto oggetto di riflessione di tutto il popolo di Dio presente nel territorio”.

Nell’esprimerLe comunque apprezzamento per la sensibilità manifestata per i problemi della crescita delle comunità locali, devo confessarLe tuttavia – Eccellenza reverendissima – che sarebbe stato lecito attendersi sulla complessa materia delle prospezioni petrolifere dalle vostre Diocesi una maggiore cautela e una più rigorosa valutazione tecnica di quanto disposto dallo Sblocca Italia, approvato dal Parlamento: una valutazione, la Vostra che, dando per scontato ma nient’affatto per dimostrato, che il Sud diventerebbe una “pattumiera”, sembra invece appiattita sulle posizioni più oltranziste dell’estremismo ambientalista che ignorano fra l’altro gli studi compiuti da autorevoli ricercatori – mi riferisco al prof. Alberto Clò – che hanno evidenziato in pubblicazioni che mi auguro abbiate letto e valutato nel redigere il documento vescovile, come là dove si svolgono da anni estrazioni di gas e petrolio nei nostri mari e sulla terraferma non vi siano state irreparabili compromissioni ambientali e come convivano, a volte anche in forme integrate, estrazioni di petrolio e gas con turismo, pesca e agricoltura.

Non Le sembra pertanto apodittico affermare che la scelta del Governo non sembra razionale, e che non vi sarebbe alcun vantaggio economico ? E i possibili effetti indotti sulle costruzioni navalmeccaniche e proprio in Puglia, potendosi riprendere a Taranto l’allestimento di piattaforme off-shore, sino al 2000 costruite da 1.800 addetti della Belleli? Ravenna,  al largo della quale si estrae gas da decenni, non è forse diventata uno dei maggiori poli della navalmeccanica off-shore del Mediterraneo, restando famosa per le sue basiliche bizantine e per la tomba di Dante? E la Romagna ha perso forse la fama di grande area turistica europea, con le estrazioni di gas al largo delle sue coste in corso da almeno 40 anni? E a Lei non sembra razionale la scelta del Governo, quando anche il prof. Prodi ha dichiarato che, con le estrazioni sull’altra sponda adriatica della Croazia non si comprende perché lungo le coste dell’Adriatico italiano dovrebbero essere vietate? Semmai, un motivo di ripensamento nelle ricerche potrebbe essere offerto dall’abbondanza di petrolio oggi esistente nel mondo con l’arrivo anche di quello iraniano; ma i rischi ambientali nelle estrazioni sono contenibili al massimo con l’uso di tecnologie avanzate e best practices operative.

Ma ci sono altri due punti di dissenso non marginale rispetto al Suo intervento, Eccellenza reverendissima, che voglio manifestarLe. Ne cito solo due: Lei afferma che l’unica risorsa del Meridione e del Salento è il turismo. In spirito di verità sono portato a temere che probabilmente i vertici della Conferenza episcopale pugliese e di tutta la Cei abbiano omesso di ricordarLe che in Puglia e nel Meridione – ma anche per fortuna nel Salento – esiste, insieme alle attività turistiche, un apparato di produzione industriale di grandi dimensioni nel quale si producono acciaio, energia, auto, aeromobili, macchine movimento terra, farmaci, software, prodotti agroalimentari, mobili, abbigliamento e tanto altro ancora.

Il secondo punto di dissenso è in realtà una domanda che Le rivolgo sommessamente: Lei teme che con le estrazioni petrolifere il Sud possa diventare una pattumiera, ma confesso di non ricordare – mi perdoni il vuoto di memoria – una sola parola detta dai Vescovi del Salento contro le discariche ormai ricolme, contro i rifiuti gettati in ogni dove nelle sue splendide contrade e contro le pigrizie (starei per dire l’accidia) di chi dice di volere lo sviluppo del turismo, ma poi lo realizza solo per 4 mesi l’anno, quando invece si potrebbe farlo per dieci mesi, con opportune politiche di attrazione turistica, aumentando così l’occupazione e il reddito della popolazione.

Non Le sembra contraddittorio tutto questo?


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