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Ecco come ex Pdl ed ex An si dividono su Salvini

L’applausometro alla fine emette il suo risultato: pur con qualche dubbio dovuto non tanto all’essere l’ultima espressione del leghismo ma semmai ai suoi slogan che rendono la politica fin troppo semplice, il popolo del centrodestra vede in Matteo Salvini l’unica speranza per non essere asfaltati da Matteo Renzi. Per questo tutti guardano a lui come possibile leader del centrodestra che verrà.

FORZA SALVINI

Certo, ieri a Roma, alla manifestazione promossa dall’ex An e poi ex Pdl Andrea Ronchi, erano tutti lì a smussare e a dire che il leader verrà dopo perché prima bisogna ricostruire l’alleanza intorno a un progetto. Ma il centrodestra italiano degli ultimi vent’anni così non è mai stato: c’era Berlusconi, e intorno a lui si costruivano progetti e coalizioni. L’unica notizia del pomeriggio all’Hotel Quirinale (dove si distribuivano a offerta libera sacchetti col “pane sociale”) è che di Fratelli d’Italia, ovvero il partito che per primo ha gettato le basi per un rapporto con Salvini, non c’è nessuno.

BARUFFE SU FRATELLI D’ITALIA

C’è Forza Italia, con Maurizio Gasparri e Francesco Aracri. Ci sono i fittiani, con Raffaele Fitto. C’è un pezzo di mondo degli ex An, con Ronchi. C’è addirittura Casa Pound, con Simone Di Stefano. Ma nessuno dei meloniani, ovvero di Fdi. Una dimenticanza di Ronchi o il feeling tra la Meloni e Salvini è già finito? “Loro non m’invitano alle loro manifestazioni e io non invito loro”, spiega l’ex ministro delle Politiche comunitarie, Ronchi. Così la scena è tutta per Salvini. “Non dobbiamo allearci a tutti i costi, ma solo se c’è la condivisione di un progetto. Io non voglio partecipare, voglio vincere”, scandisce il leader leghista davanti alla platea esultante. Ma poi pone le sue condizioni: niente primarie e, soprattutto, niente Alfano. E Berlusconi? “Lo vedrò nei prossimi giorni, ma bisogna voltare pagina e andare avanti. Il leader posso essere io o un altro. Ma in questo momento ci sono io a portare la carretta”, sostiene Salvini. Tradotto: sono solo io a prendere i voti.

(UMBERTO PIZZI AL CONVEGNO SUL CENTRODESTRA. TUTTE LE FOTO)

SALVINI SILURA MARCHINI

Gasparri, da par suo, fa buon viso a cattivo gioco e tende la mano. “Noi siamo alleati della Lega dal 1999, governiamo insieme in tante realtà locali e tutte le volte che ci siamo divisi abbiamo perso. La notizia non è se ci alleiamo, ma se non lo facciamo. Le ultime tornate elettorali hanno dimostrato che Renzi non è imbattibile”, afferma il vicepresidente del Senato. L’importante, secondo l’ex An, è mettersi subito insieme e presentare candidati unici alle prossime amministrative. Siamo a Roma, Marino è ancora in sella, ma il tema è il Campidoglio. Alfio Marchini sembra non piacere a nessuno. “Il candidato non si sceglie al circolo del polo”, taglia corto il senatore Aracri. “Chi si autocandida di solito fa una brutta fine”, è la lapide di Salvini, quando invece proprio la Meloni aveva dato la sua benedizione all’ex costruttore rosso.

L’ALTALENA DI FITTO SU SALVINI

Il più a disagio è Raffaele Fitto. L’ex governatore pugliese, del resto, è sempre stato anti-Lega. E quando Berlusconi disse che Salvini sarebbe stato il leader, era andato su tutte le furie. Ma soprattutto Fitto sembra non aver ancora digerito la rottura col Cav. “Oggi Forza Italia dice le cose che dicevo io sei mesi fa, solo che io sono stato messo alla gogna e alla fine sono stato costretto ad andarmene”, osserva. Il trauma non sembra superato. Alla fine, però, tutti insieme qualcosa dovranno inventarsi se vogliono avere qualche speranza contro Renzi.

FRASI E UMORI

“Una lista unica con Salvini candidato premier, questo è l’unico sbocco possibile cui ci obbliga l’Italicum, altrimenti ce ne possiamo stare pure a casa a giocare alla Playstation”, sussurra un ex An romano che preferisce l’anonimato. “Dobbiamo ridare una casa a tanti italiani orfani del centrodestra, che non vogliono le unioni civili e il voto ai figli degli immigrati”, si sgola Ronchi. Fitto, però, sembra l’unico realmente interessato a capire perché, dal 2008, il centrodestra ha perso 10 milioni di voti. “Non dobbiamo relegare la fuga dei senatori azzurri di questi giorni a un fenomeno di compravendita. C’è quello, certo, ma è anche il sintomo di un malessere profondo in quel partito dovuto alla mancanza totale di leadership e linea politica che il vertice si rifiuta di vedere”, osserva l’ex governatore. Gasparri, però, sembra far finta di non sentire.


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