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Ignazio Visco rampogna Bruxelles e Berlino

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Bruxelles intralcia i salvataggi bancari in Italia. La notizia, dopo le indiscrezioni della scorsa settimana pubblicate da Formiche.net, l’ha data ieri la Banca d’Italia.

Ebbene sì, la conferma delle indiscrezioni sul no che sta maturando negli uffici della Commissione europea sugli interventi del Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd) per salvare gli istituti in amministrazione straordinaria, è giunta dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, proprio nei giorni in cui si parla dei salvataggi di istituti quali Banca Marche, Popolare dell’Etruria e del Lazio, Cari Chieti e Cari Ferrara.

La notizia è contenuta nella relazione di Visco letta ieri alla 91.ma Giornata mondiale del Risparmio organizzata ieri come ogni anno dall’Acri, l’associazione delle fondazioni bancarie presieduta da Giuseppe Guzzetti.

Ecco le parole del governatore della Banca centrale: “Il ricorso ad alcuni strumenti ampiamente utilizzati in passato, quali il sostegno offerto dai fondi di garanzia dei depositi, è oggi messo in discussione da recenti orientamenti degli uffici della Commissione europea che si occupano di aiuti di Stato”.

In altri termini, come sottolineato da giorni su Formiche.net, Bruxelles ritiene che gli interventi deliberati o annunciati da parte del Fondo presieduto da Salvatore Maccarone e guidato dal dg, Giovanni Boccuzzi, sono a tutti gli effetti aiuti di Stato: nonostante la natura privata delle risorse, secondo Bruxelles il Fitd potrebbe violare le regole – scrive oggi Mf/Milano Finanza – “perché opera con finalità pubblica, seguendo le leggi italiane e con la supervisione della Banca d’Italia”.

Visco ha anche lanciato alcune critiche per nulla secondarie sull’impostazione della Commissione: “Tale materia – ha detto il governatore – è sovente contraddistinta da incertezze, che rappresentano un freno alla rapidità di azione necessaria alla gestione della crisi”. Da qui l’auspicio che “le autorità europee favoriscano coordinamento e certezza giuridica nell’applicazione delle disposizioni sulla concorrenza e di quelle sulla risoluzione delle banche”.

Ma c’è anche dell’altro nella relazione di Visco.

Il governatore della Banca d’Italia ha rammentato che ora “il quadro normativo europeo contempla vari strumenti per affrontare la ristrutturazione o l’uscita dal mercato di banche in dissesto preservando la continuità delle funzioni essenziali ed evitando di compromettere la stabilità complessiva del sistema finanziario”. La principale innovazione è il “bail-in (“salvataggio dall’interno”)”, che richiede – ha ricordato il governatore – “ad azionisti e creditori di sopportare direttamente le perdite emerse nella banca in difficoltà e ricostituirne il capitale”.

Qui arriva una sottolineatura critica verso l’egemonia della Germania e non solo, anche se nessun Paese è citato espressamente. Però il pensiero si può desumere da queste parole: “Questo strumento (il Bail-in, ndr), estraneo alla tradizione italiana, è stato chiesto, in particolare, dai Paesi dell’Unione europea che sono dovuti intervenire pesantemente a sostegno dei propri sistemi bancari nel corso della recente crisi globale”.

Quali Paesi? Qualche elemento si può trarre dal passaggio successivo: “Rammento che, nell’area dell’euro, tali interventi hanno pesato sui debiti pubblici per circa 5 punti percentuali di PIL in Belgio, nei Paesi Bassi e in Spagna, oltre 8 in Austria e in Germania, più di 10 in Portogallo, oltre 20 in Grecia e in Irlanda. In Italia, sebbene l’economia sia stata colpita dalla recessione molto più che nella maggior parte di questi paesi, il sistema ha richiesto interventi pubblici sostanzialmente nulli”.

Ci si potrà chiedere, a questo punto, se e come le istituzioni italiane si siano mosse su questi temi. Ma il tema meriterebbe analisi e approfondimenti di esperti e addetti ai lavori più che di poveri giornalisti.

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