L’albergo Radisson Blu, uno dei più lussuosi della capitale maliana, Bamako, è stato oggetto di un nuovo attacco terrorista. Uomini armati sono entrati nel palazzo e hanno sequestrato 170 persone, tra cui molti cittadini francesi. Una decina di ostaggi sono stati liberati.
L’attacco a uno dei simboli occidentali in Mali avviene a una settimana della strage a Parigi. Non è inusuale. Dal 2013 il Paese africano è al centro delle cronache (e degli attacchi) a causa dell’intervento militare della Francia. Il Mali godeva di una fragile, ma autentica stabilità politica. Finché nel 2012 c’è stato un colpo di Stato che ha fatto cadere il governo del presidente Amadou Toumani. Nel 2013, il presidente francese François Hollande ha deciso di intervenire in “nome dello spirito pacificatore e del valore della libertà”. Anche con l’appoggio dell’Italia. Ma molti analisti intravedono un interesse economico ed energetico dietro l’azione militare.
LA VECCHIA MINACCIA
“Colpiremo il cuore della Francia. In nome di Allah, noi colpiremo il cuore della Francia”. Questa era stata la minaccia dei jihadisti del nord del Mali a gennaio del 2013. A pronunciarla in un’intervista all’agenzia France Presse era stato il leader del Movimento per l’Unicità e il Jihad nell’Africa occidentale (Mujao), Abou Dardar. Ma dov’è il cuore della Francia? “A Bamako, in Africa, e in Europa”, aveva precisato Dardar.
VALORE ENERGETICO
Il think tank Global Research sostiene che le riserve di uranio nella regione di Falaa, vicino alla Guinea del nord, potrebbero contenere 5mila tonnellate di minerali, tra cui rame, litio, bauxite, piombo, fosfato e petrolio. Tutte materie ambite da Paesi come la Francia. Per la World Nuclear Association, circa tre quarti dell’elettricità prodotta in Francia proviene da energia nucleare. Il Niger assicura circa il 40% della richiesta francese di uranio per garantire questa produzione. Secondo Africa Confidential, il potenziale di risorse naturali trasforma il Mali, il Niger e la Mauritania in obiettivi dei jihadisti. Chi prende il controllo del territorio potrà sfruttare al meglio le sue ricchezze.
MAPPA DEL TERRORE
Un report del Real Instituto Elcano contiene una mappa dei nuovi gruppi terroristici nel Sahel. Ansar al Din (AD), Al Qaeda del Maghreb Islamico (Aqmi) e Mujao sono alcuni dei più forti a Timbuctu e Gao. Si tratta di nuove cellule che potrebbero “diventare una fonte multipla di minacce terroristiche per l’Africa settentrionale e l’Europa”, secondo lo studio. Gli analisti sostengono che queste organizzazioni armate sono piccole, molto diverse tra loro, e che fino ad ora hanno operato individualmente. Negli ultimi mesi però, dalle dichiarazioni del leader Dardar, potrebbero essere più unite per attaccare insieme la Francia.
AL-MOURABITOUN
Il gruppo di estremisti islamici Al-Mourabitoun ha rivendicato con un tweet l’attentato di oggi in Mali. L’organizzazione jihadista opera in Africa Occidentale ed è nata al nord del Mali nel 2013 dalla fusione tra Al-Mulathamun, Battalion e Mujao. I suoi membri sono principalmente arabi.
MUJAO
Come aveva spiegato Formiche.net, il Mujao è l’unico gruppo presente nel nord del Mali che fa parte dell’elenco di organizzazioni terroristiche del Dipartimento di Stato americano. Nel 2012 è stato incluso nella lista dei gruppi terroristici anche dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. I suoi leader, Hamad al-Khairy e Ahmed al-Tilemsi, intrattengono legami con Al-Qaeda, anche se si considerano slegati da Al-Qaeda nel Maghreb Islamico.
ANSAR AL DIN
L’organizzazione Ansar Al Din è nata tra il 2011 e il 2012 ed è composta da membri dell’etnia tuareg che seguono la dottrina salafita. Il gruppo è un derivato jihadista, con forti connessioni con Al-Qaeda. Ansar al Din e Al-Qaeda nel Magreb Islamico (Aqmi) hanno diffuso un manifesto che sancisce la loro alleanza due anni fa.
AL QAEDA DEL MAGREB ISLAMICO
Dal 2010, nel nord del Mali opera l’organizzazione Aqmi. Nato nel 2006 dopo un accordo siglato tra Al-Qaeda e alcune milizie tribali del nordest del Pakistan e il Gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento (Gspc), il gruppo ha seminato il terrore in Mali. All’interno del gruppo ci sono due leader che si scontrano: Abu Zeid e Mokthar Belmokhtar.
ALTRE ZONE A RISCHIO
Dal punto di vista politico-religioso, secondo un report della Royal african society il Mali attira l’attenzione dei Paesi europei perché ha un’alta concentrazione di ribelli salafiti e movimenti estremisti islamici finanziati da gruppi wahabiti sauditi. Il Paese, ricco di materie prime ma povero e desertico, potrebbe diventare un covo di nuovi terroristi. Secondo Richard Dowden, direttore della Royal african society, “il Sahel è diventato il punto di partenza della nuova offensiva islamista, guidata da Aqmi e dai suoi alleati”.