Molenbeek-Saint-Jean è un quartiere di Bruxelles, o più precisamente un Comune della Regione di Bruxelles Capitale, che conta 96 mila abitanti. Ha una storia industriale in crisi dagli anni Ottanta, che tra origine dalla prossimità al canale navigabile che porta a Bruxelles. Per tradizione ha ospitato immigrati, prima all’interno del Belgio stesso, poi dalla Francia e dall’Europa meridionale – Italia e Spagna – e infine dal mondo arabo. Nel 2014 i disoccupati erano al 19,9%, i giovani sotto i 25 anni al 36,7%, in recupero rispetto al picco del 41,5% del 2006. In crescita demografica, la popolazione con nazionalità esterna all’Unione europea a 27 nel 2013 era del 15,5%, per 14.500 abitanti, con seconde e terze generazioni stabilizzate nella cittadinanza belga.
VENT’ANNI DI SOCIALISMO “COMUNITARISTA”
Fino al 2012, e per 20 anni, la città-quartiere è stata governata da un sindaco socialista, Philippe Moureaux, personaggio di assoluto spicco della politica belga. Ultrà della sinistra giovanile, dal 1980 ministro prima degli interni poi della giustizia, deputato dal 1981 al 1995, senatore dal 1999 al 2014, primo presidente della Communauté française de Belgique nel 1985, di nuovo ministro tra il 1988 e il 1993, lega il suo nome alla legge contro il razzismo e la xenofobia del 1981, al processo di riforma federale, a quello del sistema di assicurazione sanitaria del 1992-1993. Figlio del ministro liberale Charles Moreaux, viene da una famiglia di industriali per parte di madre. L’ex-moglie, Françoise Dupuis, e le due figlie sono impegnate in politica. Un personaggio importante ma oggi a fine carriera, persino discusso per un secondo matrimonio con una praticante musulmana di 35 anni più giovane. Se da neo-sindaco, nel 1993, manifestava preoccupazione per le ondate d’immigrazione adottava negli anni seguenti il modello del “comunitarismo”, che l’opposizione assimila a clientelismo e scambio di voti: i principi anti-razzisti si mescolano a sussidi ad associazioni e circoli, disponibilità di locali anche a scuole coraniche.
MOLENBEEK PACIFICA MA SALAFISTA
L’ambiente si fa presto difficile, e partono le accuse di partecipazione a manifestazioni anti-israeliane. Nel 2006 viene perquisito il Centro islamico belga di Bassam Ayachi, salafista e finito ora in Siria, in un gruppo anti-Assad ma forse contrario a Daesh, e dove è stato ferito nel febbraio 2015, a settant’anni. Nel 2011 un’azienda collocata a Molenbeek, la BBBO, denuncia in una lettera aperta di aver subito almeno 150 aggressioni negli ultimi anni. I giornali si occupano del caso, Moreaux minimizza e conferma il suo orientamento per una Molenbeek “comunitaria”. Nella sua giunta ci sono sin dal 2000 due assessori di origine marocchina, poi confermati nel 2006. Nel frattempo da Molenbeek partono personaggi coinvolti in vari casi di terrorismo, dall’assassinio del comandante Massoud in Afghanistan nel 2001, alla strage di Madrid del 2004, all’attentato al Thalys Bruxelles-Parigi dell’agosto 2015.
LA RICONQUISTA LIBERALE
In Belgio la battaglia politica e culturale su Molenbeek (e altre zone a rischio di radicalismo religioso) dura da anni, è segnata da interrogazioni parlamentari, servizi televisivi ( con polemiche sul reportage di Frédéric Deborsu di RTBF nell’aprile del 2012), da libri, come L’Iris et le Croissant del 2011 (L’iris e la mezzaluna, l’iris è simbolo di Bruxelles), del sociologo Felice Dassetto. I fiamminghi hanno una pessima opinione di Bruxelles, ma hanno i loro problemi ad Anversa. Lo scontro principale è quindi con i liberali francofoni del Mouvement réformateur, che con il tempo rialzano la testa. Nel 2012 candidano a sindaco di Molenbeek Françoise Schepmans, già Presidente del parlamento francofono, deputata, nota per un “progetto d’integrazione per i nuovi arrivati in Belgio”, che suscita forti opposizioni ma assomiglia ad analoghe iniziative in Germania, Danimarca, Paesi Bassi (inburgering). Il 14 ottobre 2012, Schepmans giunge due punti dietro a Moreaux (27,33% rispetto a 29,18%) , ma riesce a formare una coalizione anche con i Verdi e a rompere la vecchia alleanza dell’Ulivo in versione belga. Dopo forti e minacciose polemiche, le cose si stabilizzano: continua il dialogo multiculturale, affiancato però da azioni di formazione per il personale comunale, gli assistenti sociali, gli insegnanti, ed emergono casi degni di intervento. Il governo socialista Di Rupo aveva approvato una legge sul terrorismo nel 2012 (con decadenza dalla cittadinanza), ma già il 25 marzo 2005 il Comitato interministeriale di informazione e sicurezza aveva approvato in modo riservato un Piano d’azione contro il radicalismo, diventato di domino pubblico solo nel 2011. Alla cooperazione sulla sicurezza tra i Comuni, per esempio tra Molenbeek e Malines, si affiancano oggi misure attive e altre a venire (con tre progetti di legge approvati dal governo di Charles Michel il 12 giugno 2015) e con stanziamenti per 200 milioni di euro.
NEGAZIONISMO E COMUNITARISMO
La politica però fatica a sostenere il conflitto culturale tra politiche “comunitarie”e politiche d’integrazione e sicurezza. Philippe Moreaux ha affermato il 15 novembre a La Libre Belgique che i fatti attuali non sarebbero capitati ai suoi tempi (che furono di composizione ma anche di perquisizioni e dei primi foreign fighters) mentre Schepmans a vari telegiornali nazionali dice che bisogna superare il “negazionismo”. Accanto a loro un mondo politico ancora poco coeso nella via stretta tra lotta alla xenofobia e misure di sicurezza. Dalla Francia, Eric Zemmour, noto per posizioni anti-islamiche, dopo aver proposto su RTL il 17 novembre di “bombardare” Molenbeek, viene invitato dal sindaco per una visita. È prevista anche una manifestazione per ricordare le vittime di Parigi nella piazza del Comune.
Per chi conosce, a Molenbeek si sta anche bene, è bello far la spesa al mercato all’aperto, stare nei bistrot, partecipare alle feste, e sentirsi cittadini belgi in un paesaggio multiculturale, compreso qualche burqa, per quanto vietato. La notte, d’altra parte, alcuni evitano di fermarsi ai semafori troppo a lungo, per evitare possibili assalti.