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Cosa pensano Obama e Nato del jet russo abbattuto dalla Turchia

Dopo le nuove tensioni tra Turchia e Russia, salite alle stelle ieri dopo l’abbattimento di un bombardiere Sukhoi-24 di Mosca da parte degli F-16 di Ankara per un poco chiaro sconfinamento oltre il confine di Damasco, oggi è il giorno dell’apparente distensione. Ma i problemi tra il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo turco Recep Tayyip Erdogan faticheranno a risolversi, almeno in tempi brevi.

LE REAZIONI

Per reagire a quella che il Cremlino ha definito “una pugnalata alla schiena”, Mosca – ha sconsigliato ai cittadini russi di effettuare viaggi in Turchia e ha detto stamane, attraverso il ministro della difesa russo Sergey Shoigu, che schiererà nella base di Hmeimim, in Siria, missili terra aria S-400, avvertendo di essere pronta a “distruggere qualsiasi minaccia” (qui la conversazione sulle prossime mosse di Putin con l’analista russo Evgeny Utkin). Ankara, nel frattempo, spinta dalla Nato e dalla Casa Bianca, prova a spegnere il focolaio. Al termine del vertice straordinario tenuto ieri a Bruxelles con i rappresentanti dei 28 Paesi membri dell’Alleanza atlantica, il segretario generale Jens Stoltenberg ha invitato alla “calma e alla de-escalation”. Un appello lanciato anche dal presidente americano Barack Obama, che però non ha mancato di criticare Mosca. “Stiamo ancora aspettando i dettagli di quanto è successo – ha detto ieri il capo di Stato Usa al termine di una conferenza stampa con il presidente francese François Hollande, in visita a Washington -, ma la Turchia ha diritto di difendere il suo territorio e il suo spazio aereo. E le operazioni russe al ai confini con la Siria sono un problema costante. È però importante – ha concluso – che Turchia e Russia parlino”. Parole che, dopo il colloquio telefonico di ieri tra Obama ed Erdogan, hanno spinto oggi il premier di Ankara Ahmet Davutoglu a definire i russi “vicini e amici”.
“Russia e Turchia – commenta su Facebook il corrispondente del Corriere della Sera dalla capitale federale americana, Guido Olimpio, “usano toni forti, ma cercano chiaramente di descalare crisi. È previsto un incontro dei ministri degli Esteri Vediamo se la tensione sarà più forte della voglia di evitare una situazione irreparabile”.

I COMMENTI DI D’ARRIGO E ARPINO

Le ipotesi su ciò che è avvenuto sono le più disparate. Per Francesco D’Arrigo, già ufficiale della Marina, oggi direttore dell’Istituto italiano di studi strategici Niccolò Machiavelli, “ci sono troppe cose strane in questo abbattimento”. In primo luogo, rimarca, “salta subito all’occhio che sia stato ripreso da tv, segno che fosse stato già organizzato”. A generare qualche dubbio nell’analista è poi “la procedura di intercettazione”. Dalle immagini “sembrerebbe che l’aereo sia stato colpito alle spalle, un’eventualità difficile a meno che non fosse inseguito”. “I piloti”, prosegue, sono caduti in territorio siriano e non turco e questo è un altro elemento di dubbio”. Ad ogni modo, per D’Arrigo, l’abbattimento “è l’ultima opzione disponibile e dovrebbe essere attuato solo in caso d’attacco. Mi pare difficile che un Sukhoi, fornito di gps, abbia invaso lo spazio aereo turco per più di qualche secondo. Ciò mi fa credere che la Turchia, in virtù delle divisioni con la Russia su Assad, abbia solo colto l’occasione per aumentare il livello di scontro con Mosca, cercando di coinvolgere senza fortuna la Nato, come poi si è compreso dalla richiesta di convocare il Consiglio Atlantico pur in assenza di un attacco”.
Invece per il generale Mario Arpino, già capo di Stato maggiore della Difesa, “negli scorsi mesi ci sono stati diversi sconfinamenti dello spazio aereo turco da parte della Russia”. “L’episodio non stupisce. Possiamo ipotizzare che in questo caso la Russia si sia mossa col suo aereo anche per controllare le capacità di reazione turche”, ha detto Arpino a Formiche.net.

UNA COALIZIONE FASULLA

In questi scambi d’accuse reciproche una cosa però sembra certa, spiega su Formiche.net l’editorialista Stefano Cingolani: “lo scontro aperto tra Russia e Turchia mostra chiaramente che la cosiddetta coalizione internazionale contro il Califfato è fasulla. Anzi, peggio, rischia di essere la copertura per operazioni losche e pericolose, da cui non è esente Mosca, anzi. “La Russia – rimarca – è entrata in gioco su invito di Assad (ma questa è la foglia di fico), perché vuole dimostrare che ha ancora un ruolo da grande potenza e intende sedere al tavolo del futuro grande banchetto. Il suo intervento è stato applaudito da molti… ma finora non ha risolto nulla, semmai ha creato nuovi problemi, ne ha approfittato per bombardare (salutato come un liberatore) le postazioni dei ribelli anti Assad, senza tenere in nessun conto le vittime civili”.

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