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Assemblea Telecom, chi dirà no a Vivendi

Manca ormai pochissimo a martedì 15 dicembre, giorno in cui l’assemblea degli azionisti di Telecom Italia si riunirà per deliberare sia sulla proposta di conversione dei titoli risparmio in ordinari sia sull’ingresso dei quattro rappresentanti di Vivendi in consiglio di amministrazione. E come accade sempre in vista di decisioni così importanti per l’azienda, le società di proxy advisor, cioè di consulenza per i fondi e gli investitori istituzionali, forniscono i loro punti di vista sull’ordine del giorno dell’assemblea con le annesse raccomandazioni di voto.
FRONTIS DICE “NO” A VIVENDI
Lo ha fatto anche Frontis Governance, che, come anche Iss e Glass Lewis, consiglia di schierarsi contro le delibere riguardanti Vivendi. Vediamo le motivazioni. Innanzi tutto, Frontis elenca i punti inseriti all’ordine del giorno di martedì 15 dicembre dal gruppo dei media francese azionista di Telecom con poco più del 20 per cento. In primo luogo, c’è la proposta di portare dagli attuali 13 a 17 componenti il cda della società di telefonia guidata da Marco Patuano e Giuseppe Recchi. E poi c’è la proposta di nomina dei quattro, uno dei quali viene definito “indipendente”: Arnaud Roy de Puyfontaine, Stephane Roussel, Hervé Philippe e Felicité Herzog. “Con queste nomine – sostiene Frontis in un documento dettagliato dove spiega le ragioni della propria posizione – il 23% dei componenti del consiglio sarebbe connesso a Vivendi, che con la conversione delle azioni risparmio scenderebbe al 14% circa del capitale Telecom. Il primo azionista sarebbe sovrarappresentato nel cda, cosa che ci preoccupa, anche tenendo conto dei conflitti di interesse che potrebbero emergere da questa situazione tra Telecom e Vivendi, per via della contiguità dei rispettivi campi di affari. Da qui la nostra opposizione alle proposte”.
LE VICENDE PASSATE
Frontis ricorda inoltre le recenti vicende che hanno riguardato Vivendi: prima dell’assemblea dei soci del gruppo francese risalente allo scorso aprile, la società di proxy Ecgs aveva sollevato parecchi dubbi, tra cui quelli legati alle posizioni del management in favore del primo azionista Vincent Bollorè contro gli azionisti di minoranza. Questioni che, a detta di Frontis, “compromettono la reputazione dei componenti del cda di Vivendi che ora vengono proposti per l’ingresso in Telecom”. Di più: “L’investimento di Vivendi in Telecom Italia non sembra in linea con la strategia presentata all’ultima assemblea della società francese che prevedeva un focus sul business dei media e dei contenuti”. La strategia di Vivendi si fa dunque “meno chiara e più confusa”.
I DUBBI SUGLI ATTUALI CONSIGLIERI
Ma i dubbi di Frontis si estendono anche ad alcuni dei consiglieri di Telecom attualmente in carica. Se, infatti, Vivendi ha chiesto il voto dei soci sull’innalzamento dei componenti del consiglio e sull’ingresso di quattro nuovi amministratori è anche perché nessuno di quelli attuali, una volta palesatosi nel capitale un nuovo azionista forte, ha fatto un passo indietro. La società di proxy, in particolare, punta il dito verso Flavio Cattaneo e Laura Cioli, amministratori delegati rispettivamente di Ntv, la società dei treni Italo, e Rcs, il gruppo del Corriere della Sera. “Possono emergere preoccupazioni – scrive Frontis – sul tempo che Cattaneo e Cioli possono dedicare a Telecom”.
VIA LIBERA ALLA CONVERSIONE
Se la società di proxy è scettica su Vivendi, e perciò raccomanda di votare contro le proposte in assemblea legate all’ingresso dei rappresentanti francesi, il discorso cambia del tutto per la delibera sulla conversione delle azioni risparmio in ordinarie. In questo caso, Frontis consiglia il voto a favore ritenendo che l’operazione “sia nell’interesse di tutti gli azionisti di Telecom Italia. Anche considerando che i premi di conversione sono in linea con le pratiche di mercato e tenendo in considerazione l’opinione favorevole dei consiglieri indipendenti, la raccomandazione è di approvare la proposta”. Ma non sarà facile: è appena giunta la notizia che Vivendi non voterà a favore della conversione, rendendone la stessa approvazione quanto mai incerta.

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