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Ecco come Al Qaeda sta ricrescendo in Afghanistan

Un attacco drone avvenuto il 15 gennaio del 2015 nelle aree tribali pachistane della valle dello Shawal, uccise due civili tenuti prigionieri da una cellula qaedista. I due uomini erano l’italiano Giovanni Lo Porto e lo statunitense Warren Weinstein, entrambi impegnati in operazioni umanitarie in Pakistan e rapiti dai jihadisti.

La vicenda riportò in discussione l’uso dei droni come unica fonte di intelligence: la Cia aveva ammesso di aver seguito per settimane le attività dei militanti qaedisti intorno all’edificio distrutto dall’attacco aereo, ma di non essersi resa conto che all’interno c’erano anche degli ostaggi. Pochi giorni prima dell’ammissione da parte dell’amministrazione americana dell’uccisione dell’italiano, Matteo Renzi aveva avuto un incontro diretto con Barack Obama, senza ricevere informazioni ufficiali.

IL TARGET

L’obiettivo degli attacchi era probabilmente Ahmed Farouq, americano con cittadinanza pachistana, stella nascente del mondo jihadista qaedista, rimasto ucciso nell’operazione insieme ad altri tre elementi. Farouq era americano, così come Adam Ghadan ucciso pochi giorni dopo: altro elemento che aveva montato le polemiche sul via libera dello strike da parte della Casa Bianca. Si possono uccidere cittadini americani per mano del governo americano? Questione spinosa, in piedi dai tempi della stella di al Qaeda in Yemen Anwar al Awlaki, ucciso nel 2011 da un drone, primo americano a finire nella killing list della Cia.

Farouq era considerato una figura che aveva avuto un ruolo nella creazione dell’ultima delle filiali qaediste ufficiali: l’Aqis, al Qaeda nel Subcontinente Indiano, branca che si occupa, come dice il nome, di esportare le operazioni del brand terroristico dal Pakistan e Afghanistan verso Est. In un articolo pubblicato martedì sul New York Times Farouq viene definito il vice capo di Aqis.

LA RINASCITA DI AL QAEDA NELL’AREA

Nello stesso pezzo, il NYTimes parla della rinascita di al Qaeda proprio in Afghanistan (e in Pakistan), che sta avvenendo mentre gli Stati Uniti stanno lentamente abbandonando il campo (anche se ultimamente Obama ha spostato al 2017 la data del ritiro), le forze di sicurezza locali non hanno ancora un buon livello di preparazione, le istituzioni latitano, i talebani sono tornati all’attacco e controllano a macchia di leopardo oltre il 30 per cento del territorio, lo Stato islamico approfitta della confusione per espandersi verso la regione storica del Khorasan.

Al Qaeda, starebbe approfittando del caos per rinforzarsi ulteriormente in un territorio dove è già presente, avendo ricevuto per anni appoggio e protezione dagli stessi talebani, soprattutto quelli pachistani nelle aree di confine (i Taliban afghani sono più nazionalisti e territoriali), fino all’invasione americana che aveva come obiettivo aveva far cadere il regime a Kabul e spezzare i link con l’organizzazione di Osama Bin Laden.

Ad ottobre, commando di forze speciali americani hanno sostenuto un’intensa battaglia appoggiando l’esercito afghano per sgominare quello che è stato definito il più grande campo di addestramento di al Qaeda dai tempi pre 11 Settembre. Il training camp, che si trovava nella parte meridionale del Paese, aveva un’estensione di circa 30 miglia quadrate, ed il combattimento, aiutato dal supporto aereo dei bombardieri Nato ancora presenti in Afghanistan, è durato due interi giorni: nella battaglia sono rimasti uccisi oltre 200 miliziani qaedisti, secondo i dati forniti dal Pentagono.

LE PREOCCUPAZIONI

Come riportato nella testimonianza del generale John Campbell, comandante della forze americane in Afghanistan, il timore è che le nuove offensive talebane registrate nelle aree meridionali dell’Afghanistan, tra Helmand e Kandahar, possano collegarsi a questa rinascita qaedista: in particolare, la preoccupazione sta nel fatto che se i ribelli locali riescono a prendere il controllo di ampie fette di territorio, queste possano diventare di nuovo luoghi di protezione dove i leader di al Qaeda, ora nascosti tra le grotte delle aree montagnose del Waziristan (al confine pachistano), possano sentirsi più liberi di muoversi, incontrare proseliti, creare strutture logistiche dove oltre all’addestramento si potrebbe tornare a pianificare attentati. Ora anche verso oriente, grazi alla nuova filiale.



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