Che succede tra il Movimento 5 stelle e i giornali? C’è una diversa narrazione della grande stampa, e non solo grande, sul movimento fondato da Beppe Grillo? Sono alcune delle domande che si stanno ponendo gli addetti ai lavori, tra politica e media, dopo alcuni recenti fatti.
IL FINANCIAL TIMES
Il Movimento 5 stelle è sbarcato sul Financial Times lo scorso 29 dicembre, con un articolo firmato da James Politi che ne ha raccontato il percorso ai lettori anglofoni. Il “Five Star Movement” ha iniziato la sua battaglia in modo eccentrico, gridato, riuscendo a raggiungere il secondo posto nelle scelte politiche degli italiani. A trascinare il partito nella scalata verso il consenso, ha spiegato il giornalista del FT, è stato il comico Beppe Grillo, anche se poi ad essere intervistato dal FT è Luigi Di Maio, non il comico genovese.
Secondo Di Maio il partito non è più percepito come un movimento di protesta, ha “infranto quel muro”, ha detto il vice presidente della Camera a FT, e ora è pronto per governare. L’articolo del quotidiano inglese era poi stato ripreso sul blog di Beppe Grillo, anche se tradotto in modo non troppo fedele, come sottolineato dal deputato Pd Giampaolo Galli, già in Bankitalia e alla direzione generale di Confindustria, secondo cui “è falso il titolo ed è falsa la traduzione dell’articolo”, in cui sparisce il termine “populista”.
L’OSPITALITÀ DEL CORRIERE
E mentre online impazzava la bufala – resa virale dal blog di Grillo – sullo smog che avrebbe provocato oltre 68 mila morti in più nell’ultimo anno, il Corriere della Sera ha intervistato Gianroberto Casaleggio, uomo ombra del Movimento.
Gli argomenti trattati: la figura di Luigi Di Maio (Casaleggio si rivede “un po’” nel giovane vice presidente della Camera, ma “alla sua età” faceva altro) le prossime elezioni amministrative a Roma (“Noi vogliamo vincere. Roma è una tappa obbligata prima del governo. Un banco di prova. Se avessimo paura di governare Roma non potremmo neppure pensare di voler governare il Paese”) e l’accordo sull’elezione dei giudici della Consulta (“Credo che alla fine possa essere considerato un buon accordo, frutto di un confronto da parte nostra chiaro e trasparente con le altre forze politiche”).
E poi una domanda sul suo libro “Veni, Vidi, Web“, in cui Casaleggio parla di “ipermercati rasi al suolo, di rieducazione forzata, di gogna pubblica, di stop alla caccia, di chiusura per parrucchieri e macellerie, di ministeri della Pace”. E alla domanda se si tratti solo di provocazioni Casaleggio risponde sì, lo sono, aggiungendo: “Però chi non vorrebbe un Ministero della Pace? Internet non è una panacea per tutti i mali che affliggono la società però bisogna prendere atto che cambia la realtà e gestire il cambiamento piuttosto che subirlo”.
BECCHI RIVISITATO IN CHIAVE ANTI GRILLO
Di pochi giorni fa, invece, è la notizia della rottura definitiva col Movimento da parte di Paolo Becchi, filosofo e ideologo vicino ai pentastellati dagli albori. Becchi ha sottolineato nella sua intervista a Formiche.net come il partito abbia ormai cambiato natura: “Il Movimento si sta trasformando in un partito ibrido e ha stretto con il Pd un nuovo patto dopo quello del Nazareno facendo da stampella al governo Renzi”. La figura di Grillo pare non essere più necessaria, infatti il comico genovese si sta smarcando sempre di più, per stanchezza e perché intende riprendere in mano la sua carriera teatrale. Grillo, sottolinea Becchi “è stato sconfessato dal vicepresidente della Camera addirittura sul Financial Times, al quale Luigi Di Maio ha detto che loro non sono favorevoli all’uscita dell’Italia dalla Nato come invece ha sostenuto Grillo”. Non solo, Casaleggio sta di fatto rottamando Grillo, dice in sostanza Becchi. Ma delle critiche, anche piuttosto virulente, a Casaleggio sul Corriere non c’è traccia. Infatti il quotidiano diretto da Luciano Fontana, in un brevissimo pezzullo, sottolinea – contrariamente a quanto fa Becchi – le critiche a Grillo. Nessun rilievo su Casaleggio, vero bersaglio invece di quello che il Corriere della Sera definisce, sminuendolo, come il “sulfureo” “ex ideologo M5s a giorni alterni”.
UN FATTO MOLTO COSTITUZIONALE
L’intervista a Paolo Becchi, ripresa da tutte le principali testate italiane, ha riempito uno spazio piuttosto esiguo nel quotidiano diretto da Marco Travaglio, solitamente sempre attento alle vicende del Movimento 5 stelle. Il Fatto risolve “il problema Becchi” con un trafiletto a pagina sei, in cui si spiegano le ragioni di tale abbandono: l’accordo tra 5 stelle e Pd sulla Consulta (“prima si critica il costituzionalista del Pd Augusto Barbera ricordando alcuni scandali concorsuali nei quali è spuntato il suo nome, poi si sposta l’attenzione sull’avversione al berlusconiano Francesco Paolo Sisto e infine si dice di aspettare le proposte di Renzi avanzando la candidatura di Franco Modugno e votando Barbera in accordo con Renzi. Tutto ciò per il sistema dei partiti è perfettamente normale, rientra nella loro logica, ma non per un Movimento che si dichiarava anti-sistema”) e il mutamento di M5s: “Dal movimento liquido di Grillo al partito ibrido di Casaleggio”.
Pochi giorni prima dell’elezione dei giudici era arrivata, sempre sul Fatto, la benedizione – per molti versi a sorpresa – del costituzionalista Gustavo Zagrebelsky al patto di fatto fra Pd e M5s: “Innanzitutto, uno dei tre, Augusto Barbera, è indubitabilmente un affermato costituzionalista, giustamente circondato da generale considerazione. Gli altri, per quanto conosco, mi paiono piuttosto buone promesse, boccioli che possono sbocciare”, ha scritto l’esponente di Libertà e Giustizia di solito molto parco di elogi nei confronti di intellettuali garantisti come ad esempio Barbera. Lo stesso Augusto Barbera, scriveva il Fatto nell’ottobre 2013, era stato coinvolto in un’inchiesta della Procura di Bari su pressioni esercitate da alcuni giuristi durante un concorso universitario, nel 2010. “Il futuro saggio Augusto Barbera – si legge sul quotidiano di Travaglio -, definito negli atti “sponsor” di Pizzetti, chiede a Gambino: ‘Per (l’università, ndr) Europea c’è il ragazzo che m’interessa?'”, intercettazioni a cui Zagrebelsky non fa alcun riferimento.