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Chi sono i filo Salvini a Roma che lavorano per le comunali

Ancora non si sa chi sarà il candidato per il Campidoglio del centrodestra. Ma la Lega Nord, che a Roma è presente con la lista “Noi con Salvini”, avrà voce in capitolo anche qui. In questi mesi, infatti, il partito salviniano si è organizzato anche nella Capitale ed entro la fine di gennaio ci sarà una sede, nel pieno centro di Roma. I problemi, però, non mancano. Per un partito che fino a poco tempo fa era a forte caratterizzazione nordista e pure secessionista non è semplice fare proseliti nella città per anni nemica numero uno, quella “Roma ladrona” da sempre bersaglio degli strali di Umberto Bossi & C. Basti vedere che il coordinamento dei leghisti in salsa romana è stato affidato al capogruppo in Senato Gian Marco Centinaio, che è di Pavia. Salvini non si è fidato a lasciare la questione in mano ai neo leghisti locali. Che provengono tutti da altri partiti. Del coordinamento romano, infatti, fanno parte Barbara Saltamartini, Barbara Mannucci, Fabio Sabbatani Schiuma, Souad Sbai e Iva Garibaldi. Solo l’ultima, col ruolo di portavoce, è una padana doc, visto che ha passato molti anni a capo della comunicazione leghista in Parlamento.

Gli altri arrivano da esperienze di partito differenti. A partire da Saltamartini. La quale, dopo aver mosso i primi passi in An, è entrata nel Pdl, partito con cui è stata eletta alla Camera nel 2013. Passata poi in Ncd, ne è diventata la portavoce nazionale. L’appoggio quasi incondizionato di Angelino Alfano a Matteo Renzi e l’elezione di Mattarella al Quirinale l’hanno portata alla rottura, con l’ingresso nella Lega ad aprile del 2015. Di lei si racconta che avrebbe desiderato un ruolo importante, magari come coordinatrice, ma Salvini le ha preferito Centinaio. E qualche malumore ci sarebbe stato anche con Marco Pomarici, anche lui passato da Forza Italia alla Lega via Ncd. Per anni consigliere comunale del Pdl, Pomarici è stato sfiorato dall’inchiesta di Mafia Capitale per presunti lavori fatti nella sua abitazione dallo stesso imprenditore che ha restaurato l’aula Giulio Cesare, ma il suo nome non è mai stato iscritto nel registro degli indagati. Percorso simile anche quello di Barbara Mannucci che, dopo essere stata eletta nel 2008 a soli 26 anni alla Camera con il Pdl, da berlusconiana (e dellutriana) di ferro, non ricandidata nel 2013, è arrivata anche lei a bussare alle porte della Lega. Poi c’è Sabbatani Schiuma: ex An vicino a Francesco Storace e leader del movimento Riva Destra, dopo anni in Campidoglio, ha avuto un periodo di appannamento, ora terminato con l’approdo nel porto della Lega.

La figura più di peso, però, è Souad Sbai. Eletta in Parlamento nel 2008 con il Pdl, si è poi presa una sbandata per Gianfranco Fini tanto da seguirlo nell’avventura di Futuro e libertà, nel 2010. Dopo qualche mese, però, si accorge di non credere più in quel progetto finiano e fa marcia indietro, tornando nel partito berlusconiano. Da sempre in prima linea per i diritti delle donne, è balzata spesso agli onori delle cronache anche per la sua attività sull’immigrazione e sulla difesa dei diritti civili. E’ molto stimata da Matteo Salvini, che di lei ha detto: “Il candidato in pectore della Lega a Roma potrebbe essere Souad Sbai”.

L’aver imbarcato personaggi provenienti da altri partiti ha fatto storcere il naso a diversi esponenti del Carroccio. Per questo motivo Salvini ha sguinzagliato Centinaio e il vicepresidente leghista Raffaele Volpi a caccia di nomi provenienti dalla società civile. Che però, al momento, latitano. “Non è facile per un partito come la Lega, anche se qui si chiama ‘Noi con Salvini’, raccogliere consensi nella Capitale. Ma qui c’è talmente tanta voglia di cambiamento dopo anni di mala amministrazione che i sondaggi non sono affatto negativi”, racconta un esponente leghista che preferisce l’anonimato. “Dobbiamo però stare attenti a presentarci con persone nuove e dalle facce pulite, perché se proponiamo solo vecchie conoscenze non andremo da nessuna parte”, aggiunge.

Al Campidoglio, comunque, Souad Sbai a parte, Salvini si è già espresso in favore di Giorgia Meloni, che però ancora non si decide a candidarsi ufficialmente, anche perché Berlusconi le continua a preferire Alfio Marchini. Che invece è un nome che non scalda i cuori dei leghisti. Nemmeno di quelli romani.


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