Tra due settimane – il 28 gennaio – il tanto dibattuto disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili arriverà in aula al Senato. 15 giorni che si preannunciano di trattative per il Pd, dopo che la componente cattolica del partito ha espresso il forte invito a modificare il testo del ddl, a cominciare dalla questione della cosiddetta stepchild adoption (cioè la possibilità di adottare il figlio biologico del compagno o della compagna). Un gruppo sempre più consistente sia alla Camera che al Senato, rappresentato in questa fase di mediazione dal deputato Alfredo Bazoli che – in questa intervista rilasciata a Formiche.net – ha fatto il punto della situazione sulle trattative in corso e le ragioni del dissenso al testo della senatrice Pd Monica Cirinnà.
Avete preparato un documento che chiede di modificare il ddl Cirinnà. Di cosa si tratta e quanti siete a condividerlo?
Il documento è stato fatto circolare ieri ma la raccolta di adesioni è ancora in corso. Al momento siamo a circa una quarantina di deputati del Partito Democratico. Il nostro è il tentativo di offrire un contributo alla mediazione all’interno del Pd. Non si tratta di un documento che vuole spaccare. E’ evidente che su alcune parti dell’attuale testo Cirinnà esista ancora un dissenso ed è per questo che pensiamo sia necessario fare un ulteriore sforzo per trovare una sintesi.
Questi sono i numeri alla Camera. Al Senato – dove il testo sarà esaminato in prima lettura – sta accadendo qualcosa di simile? Sappiamo che a Palazzo Madama i numeri della maggioranza sono molto più risicati.
Non le nascondo che su questo tema siamo in stretto contatto con i colleghi del Senato. D’altronde è chiaro che la partita si giocherà lì visto che l’idea del Partito Democratico è quella di portare il testo che esce dal Senato alla Camera e di approvarlo così com’è, senza ulteriori modifiche. Per questo motivo abbiamo ritenuto opportuno far sentire adesso la nostra posizione perché poi sappiamo che il testo, una volta approvato al Senato, arriverà alla Camera blindato.
Ma quanti sono i senatori che condividono i suoi dubbi sul ddl Cirinnà?
I numeri precisi non sono ancora in grado di indicarli ma sicuramente tra i 20 e i 30 senatori che peraltro hanno firmato l’emendamento sull’affido rinforzato e che sul tema della stepchild adoption esprimono un dissenso specifico.
Cosa intendete modificare del ddl Cirinnà?
I punti sostanzialmente sono due. Il primo riguarda la tecnica normativa. L’impianto della legge va benissimo, nel senso che si è deciso di individuare un istituto ad hoc per le unioni omosessuali – le unioni civili – distinto dal matrimonio. Tuttavia, secondo noi, nel testo si fa un eccessivo rinvio alle norme sul matrimonio contenute nel codice civile. Ciò in qualche modo contraddice l’impostazione della legge e presenta inoltre alcune evidenti ambiguità dal punto di vista tecnico e giuridico, prontamente sottolineate da numerosi giuristi. Occorrerebbe su quest’aspetto un’opera di ripulitura che credo si possa fare tranquillamente senza particolari impatti sull’impianto della legge. Su questo elemento non dovrebbero esserci particolari difficoltà a trovare una sintesi. Il secondo punto è rappresentato dalla stepchild adoption e in questo caso il discorso è diverso.
Che cosa temete della stepchild adoption?
Siamo preoccupati per com’è stato formulato il testo della norma: da un lato rischia di legittimare o incentivare pratiche da noi vietate come la maternità surrogata e la fecondazione eterologa, dall’altro invece potrebbe aprire un varco ad un’estensione per via giurisprudenziale alle adozioni tout court da parte delle coppie omosessuali. Quest’ultimo è l’aspetto che ci preoccupa di più, sul quale chiediamo un supplemento di riflessione.
Cosa puntate a ottenere?
Se non è possibile stralciare dal ddl l’articolo che prevede la stepchild adoption e non è possibile neppure la via dell’affido rinforzato sulla quale stiamo cercando di trovare un’intesa al Senato, chiediamo quantomeno che si renda la stepchild più rigorosa in modo da evitare il più possibile che si trasformi in una legittimazione di certe pratiche.
Che cos’è l’affido rinforzato che proponete?
E’ un affido nel quale viene creata una relazione giuridica speciale tra il minore e il partner del genitore biologico che però non comporta l’assunzione di una responsabilità genitoriale integrale. E’ una forma di relazione giuridica che non è equiparabile a quella dei genitori. Dal nostro punto di vista tutela adeguatamente il minore ed è allo stesso tempo in grado di scongiurare i rischi di cui ho parlato in precedenza. Tra l’altro è una soluzione già attuata in altri Paesi come ad esempio la Svizzera.
Sembra che Renzi abbia detto che la stepchild non debba essere stralciata dal ddl mentre altre voci nel Pd – ad esempio tra i Giovani Turchi – hanno intimato di non cambiare il testo. Teme ci sia poca disponibilità nel Pd ad ascoltare e accogliere le vostre istanze?
Io, in realtà, sono abbastanza ottimista. Credo sia in atto uno sforzo per fare ulteriori tentativi di mediazione e andare incontro ad alcune delle esigenze da noi rappresentate. Penso ci siano tutti i margini per trovare un accordo, sia sulla questione dei rimandi continui al matrimonio sia sulla stepchild. Nell’interesse del Pd, sono convinto che alla fine si arriverà a una sintesi.