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Come e perché Lamberto Dini sculaccia Matteo Renzi

Niente peli sulla lingua, nessuna melina o tatticismo ma, anzi, un giudizio sincero, netto e, soprattutto, molto ma molto negativo. Alla presentazione del suo ultimo libro dal titolo “Una certa idea dell’Italia”– scritto insieme al politologo e saggista Luigi Tivelli – l’ex Presidente del Consiglio Lamberto Dini non ha usato mezzi termini nel criticare l’operato del Governo guidato da Matteo Renzi. Fiorentino al pari dell’attuale premier ma sideralmente distante da lui dal punto di vista delle scelte di politica ed economia.

(CHI C’ERA ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI DINI E TIVELLI. TUTTE LE FOTO)

RENZI E IL POPULISMO

Lo conosco da 15 anni e più, da quando ai tempi della Margherita l’ho aiutato a diventare Presidente della Provincia di Firenze” ha raccontato Dini nel corso della presentazione organizzata dall’associazione NoiSapienza guidata da Gianluca Senatore . “Ne apprezzo la vitalità e il coraggio ma avrebbe le capacità per fare molto meglio di così”, ha aggiunto l’ex premier. E poi giù, un profluvio di appunti e rimproveri vari, a cominciare dalla politica economica dove – secondo l’ex ministro del Tesoro e degli Esteri – Renzi continua a privilegiare una strategia di pura logica elettorale. “Le misure del Governo sono populistiche”, ha detto a proposito degli 80 euro in busta paga e dei 500 euro per i diciottenni.

RENZI E LA SPENDING REVIEW MANCATA

L’affondo principale arriva sulla spending review, indicata da molti osservatori come il vero tallone d’Achille dell’azione del Governo Renzi. Per Dini un impegno vitale e non più rinviabile. “Renzi non affronta il problema. Ha cacciato due commissari (il riferimento è a Carlo Cottarelli e Roberto Perotti) perché volevano colpire settori che riteneva di interesse per i suoi elettori. Ma in questo modo si può soltanto sopravvivere”.

RENZI E IL REFERENDUM COSTITUZIONALE

Bocciata anche la legge di stabilità varata dal Parlamento lo scorso dicembre perché “basata sul debito e sul disavanzo”. Molti dubbi Dini ha detto di nutrirli anche sulle stime del Governo per il 2016. “Hanno fatto i calcoli su una crescita dell’ 1,6 o 1,7% che a mio avviso non sta nelle carte”. Da qui la previsione che possano esserci contraccolpi sull’Esecutivo in vista del referendum sulla riforma costituzionale “che Renzi ha voluto trasformare in un plebiscito sulla sua persona”. L’augurio però – ha concesso alla fine Dini – “è che ciò non accada e che le cose vadano meglio” di quanto da lui ipotizzato.

(ABETE, AYALA E GENTILI ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO SCRITTO DA TIVELLI E DINI)

LE TRE PATOLOGIE ITALIANE

Considerazioni simili a quelle di Dini hanno contraddistinto anche il discorso del coautore del libro Luigi Tivelli secondo il quale sono tre le patologie più gravi che affliggono oggi il sistema politico italiano: il populismo, il dilettantismo e lo scarso rispetto delle Istituzioni. “E’ la prima volta nella storia che tutti i leader presenti sulla scena sono populisti” ha argomentato Tivelli. Lo sono Beppe Grillo e Matteo Salvini, lo è Silvio Berlusconi con il suo populismo mediatico e lo è pure Renzi con quello che Tivelli definisce populismo riformista. Un’interpretazione a supporto della quale ha citato due esempi. Innanzitutto la misura dei 500 euro ai giovani di cui potranno beneficiare anche i figli dei super ricchi e poi il fatto di aver mandato come ambasciatore a Bruxelles un politico quale Carlo Calenda, con una decisione punitiva nei confronti della diplomazia.

L’OPINIONE DI ABETE, GENTILI E AYALA

Di tono diverso – certamente meno critico nei confronti di Renzi – sono stati, invece, gli interventi del presidente di Banca Nazionale del Lavoro Luigi Abete, dell’editorialista ed ex direttore del Sole 24 Ore Guido Gentili e di Giuseppe Ayala, pubblico ministero nel maxiprocesso degli anni 80’ contro la mafia, poi deputato e sottosegretario alla Giustizia nel primo Governo di Romano Prodi. Tutti i relatori hanno tratteggiato il loro ricordo personale di Dini. E così Abete ha raccontato delle trattative e dei confronti ai tempi della sua presidenza di Confindustria (1992 – 1996) e della riforma delle pensioni. Gentili ha ricordato un suo editoriale scritto in quegli stessi giorni per il Corriere della Sera nel quale – in sintonia con la posizione di Dini, all’epoca ministro del Tesoro – chiedeva al premier Berlusconi di riformare il sistema pensionistico. Ayala ha, invece, menzionato il discorso d’insediamento da Presidente del Consiglio che Dini pronunciò alla Camera nel gennaio del 1995 con tanto di citazioni in latino. Quanto a Matteo Renzi, il giudizio che ne hanno dato, è apparso positivo. “I contenuti dell’azione del suo Governo sono condivisibili” ha commentato Abete mentre Gentili ha sottolineato come “il Paese debba cambiare e crescere” e “che in questo senso la scossa Renzi l’abbia innegabilmente data”.

(CHI C’ERA ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI DINI E TIVELLI. TUTTE LE FOTO)


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