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Esecuzione di massa targata Isis a Mosul

Lo Stato islamico avrebbe giustiziato circa 300 persone a Mosul. Secondo quanto riferito dal portavoce di Hasd Watan (noto anche come National’s Mobilization, il raggruppamento delle milizie sciite che appoggia l’esercito iracheno), Mahmoud Souraji, all’agenzia di stampa siriana ARA News, si tratterebbe di ex poliziotti, membri dell’esercito, attivisti e civili, rei di essere considerati infedeli, traditori o spie (nella dinamica ideologica paranoica e ricca di cospirazionismo del gruppo, le tre categorie spesso si intrecciano).

Sembra che la maggior parte delle persone sia stata uccisa all’interno dei centri di detenzione della città, quasi tutte le condanne a morte sono state eseguite per fucilazione stando alle testimonianze di cui ha parlato Souraji, e i cadaveri sepolti in una fossa comune poco fuori l’abitato. In diversi avrebbero subito torture prima di morire, hanno rivelato le fonti mosulawe (sembra curde) agli iracheni.

LA NOTIZIA

La notizia del massacro per il momento non ha sostegno da fonti indipendenti, ed è stata annunciata dalle milizie sciite che sono nemiche ideologiche dell’IS (spesso altrettanto settarie) e che non sono nuove nell’enfatizzare informazioni, annunci, e dichiarazioni, per ingigantire (ce ne fosse bisogno) le azioni dei baghdadisti. Dunque, non ci sarebbe da stupirsi per una completa smentita, e nemmeno che il fatto sia stato calcato/usato con fine propagandistico per attirare l’attenzione sulla necessità di togliere la città dal controllo dell’IS, (anche) viste le brutalità commesse dal Califfato. Riprendere Mosul, seconda città d’Iraq, è una delle mire principali per il governo di Baghdad, che su questo pressa gli alleati occidentali.

Va anche detto che lo Stato islamico non è nuovo a questo genere di esecuzioni di massa: la più famosa, avvenuto a Camp Speicher nell’estate del 2014, in piena fase di conquista del Califfato, lasciò a terra senza vita centinaia di cadetti iracheni che si trovavano nella base; un evento che rappresentò una ferita nazionale ancora aperta, con cui Abu Bakr al Baghdadi segnò definitivamente l’odio nei confronti degli sciiti (i cadetti sunniti furono salvati). Uccidere altri musulmani, seppure di diversa confessione, non era una prassi comune agli altri gruppi jihadisti, per esempio al Qaeda: anche in questo l’Isis si distingue.

IL CONTESTO

Data per confermata la notizia, le esecuzioni avvenute in questi giorni a Mosul, potrebbero essere invece un avvertimento: riconquistare la città, considerata la capitale irachena dello Stato islamico, rientra nei nuovi piani dichiarati ad inizio anni dal Pentagono. Per farlo, in molti tra osservatori e analisti, considerano necessaria la presenza di collaboratori locali che permettano almeno la raccolta di informazioni di intelligence. L’Isis si avvantaggia, uccidendo chi crede collaborazionisti.

L’area è la stessa dove 450 soldati italiani dovrebbero andare a schierarsi per difendere i lavoratori della ditta i lavoratori della ditta Trevi di Cesena, che si è aggiudicata la gara per i lavori di sistemazione della diga di Mosul. Nella visita del presidente delle Repubblica Sergio Mattarella alla Casa Bianca, Barack Obama ha ringraziato l’Italia per questa operazione, tradendo forse un secondo fine (successivo) dell’impiego dei militari italiani, probabilmente nell’ottica proprio di riconquistare Mosul.


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