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I veri progetti di Renzi e Carrai sulla cyber security svelati da Milano Finanza

Da anni il giornalista ed editore Paolo Panerai tiene su Milano Finanza e Italia Oggi, testate del gruppo Class fondato dallo stesso Panerai, la rubrica Orsi & Tori densa di analisi e commenti e sovente foriera di informate indiscrezioni. Come quella secondo cui Marco Carrai, manager e imprenditore vicinissimo a Matteo Renzi, non punta solo a un rapporto di consulenza col governo in materia di cyber security ma mira ad avere anche un ruolo operativo in un comparto a cavallo fra governo e Intelligence. Di recente Panerai, comunque, si è occupato anche di altro, svelando ad esempio un retroscena diplomatico. Andiamo con ordine.

IL CASO SANNINO

Una delle ultime indiscrezioni, scritta in un post scriptum di un articolo datato 23 gennaio, getta nuova luce su uno degli avvicendamenti diplomatici più burrascosi di questi anni, quello che ha portato alla rimozione del nostro rappresentante presso le Istituzioni europee, Stefano Sannino, ora in Spagna. Panerai svelò che “per avere un rapporto paritario all’interno della Ue, Matteo Renzi aveva programmato di mandare come ambasciatore a Bruxelles l’attuale ambasciatore a Mosca, Cesare Ragaglini“. Questi, però, aggiunse, “ha chiesto garanzie di poter andare ai vertici della Finmeccanica una volta finito il mandato. Renzi, giustamente, ha allora deciso che i diplomatici di carriera possano anche essere sostituiti da altri. E così ha nominato ambasciatore politico a Bruxelles il vice ministro dell’Economia, Carlo Calenda. Una scelta azzeccatissima”, rileva il commentatore, “perché Calenda ha dato prova di essere energico, dinamico, inflessibile, concreto e più che coraggioso”.

LA VICENDA CARRAI

Ma questa “chicca” non è l’unica. Sabato scorso Panerai si è addentrato in uno dei dossier più caldi del momento: la possibile nomina di un imprenditore e manager amico di Renzi, Marco Carrai, come superconsulente sulla sicurezza cibernetica di Palazzo Chigi, rivelando alcuni retroscena. Panerai conosce bene Carrai, non solo per la comune origine toscana. Come si legge sul sito di Toscana Aeroporti S.p.A., società che gestisce gli aeroporti di Firenze e Pisa, Saverio Panerai, fratello di Paolo, siede nel consiglio di amministrazione della società, presieduta proprio da Carrai. Il cda (dunque compreso anche Saverio Panerai) è stato nominato nell’assemblea straordinaria dei soci del 15 luglio, ultimo tassello della fusione fra gli scali di Pisa e Firenze nella società Toscana Aeroporti (fusione, spiega la stessa newco in una nota, prevista “dalla Proposta del Piano Nazionale degli Aeroporti e dallo Schema di
Decreto del Presidente della Repubblica, recante l’individuazione degli aeroporti di interesse nazionale”).

La società della famiglia Panerai, So.g.im. S.p.A, si apprende dallo stesso sito, detiene una quota del 5,79% di Toscana Aeroporti (gli altri azionisti sono Corporacion America Italia S.p.A., 51,13%; Ente Cassa di Risparmio di Firenze, 6,58%; Regione Toscana, 5,03%; e altri, 31,47%).

Se, ha rimarcato Panerai, “le prese di posizione verso l’Europa da parte del giovane presidente del Consiglio sono più che giustificate, a prescindere dai modi in cui spesso le espone”, è vero che il premier “ha forse troppo esasperato il suo comprensibile obiettivo di avere a fianco solo persone di cui sa di potersi completamente fidare. Ma questa scelta assoluta, che ha fatto nascere l’immagine del cerchio magico contraddistinto dal giglio fiorentino, gli ha impedito, assieme all’idea di tenere lontani tutti quelli che hanno più di 50 anni, di poter contare anche su uno staff di consiglieri e aiutanti con esperienza e sapienza collaudate”. Su questo fronte, ha rilevato il navigato giornalista finanziario oltre che editore, “la prova più difficile deve ancora superarla. Infatti non ha potuto ancora far arrivare a Palazzo Chigi Marco Carrai, il suo amico sicuramente più dotato, più preparato e con relazioni in tutto il mondo”.

“Carrai – ha scritto Panerai – è un imprenditore di successo” (sua anche una partecipazione nella start-up Cys4) “e al momento della costituzione del governo aveva con garbo ma con fermezza rifiutato di entrare a farne parte. Non voleva abbandonare le numerose iniziative di successo che ha intrapreso ancora trentenne fra Italia, Stati Uniti e Israele, soprattutto nel campo dell’informatica e del digitale, dove anche personalmente è un vero maghetto. Aumentando le difficoltà, Renzi ha riproposto a Carrai di trasferirsi a palazzo Chigi, offrendogli un ruolo, responsabile della cybersecurity, un’attività diventata fondamentale per tutti i governi grazie all’evoluzione della scienza del Big Data, cioè l’elaborazione di miliardi di dati secondo una precisa logica di algoritmi che consentono di fare previsioni fondate e di verificare prima di attuarle scelte importanti, oltre agli aspetti relativi di intelligence. Per un ruolo del genere Carrai si è reso disponibile, sapendo di poter dare un forte contributo di conoscenza e previsione al governo. C’è stata, però, una fuga di notizie e il procedimento di nomina (all’interno del Dis, il dipartimento di informazioni per la sicurezza) si è bloccato”. Ed è difficile che ora si sblocchi.

Oltre alle resistenze dell’apparato (tanto dei Servizi quanto militare, come si evince da un’indagine conoscitiva avviata dalla Camera), infatti, sottolinea Panerai, “Carrai non è disponibile a un ruolo di mera consulenza”, come quello che sembra profilarsi, “sapendo bene che per il compito deve avere potere operativo. È facile immaginare la reazione che l’apparato tradizionale può aver avuto, anche perché, a sentire voci interne al Dis, Renzi voleva contemporaneamente cambiare alcune decine di agenti dell’intelligence”.

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