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Come è gestita la base di Sigonella

Lunedì un articolo del Wall Street Journal ha rivelato che il governo italiano ha segretamente stretto un accordo con gli Stati Uniti per permettere l’uso di UAV (velivoli senza piloti) armati che dovrebbero decollare da Sigonella per coprire missioni in Nord Africa, per primo in Libia (dove gli obiettivi delle missioni sarebbero gli uomini dello Stato islamico che sul territorio libico hanno creato un massiccio hotspot). È questa la circostanza che lega la base siciliana nuovamente alla cronache mainstream, dopo che nell’ottobre del 1985 fu teatro di un episodio storico, rinominato appunto “Crisi di Sigonella”, quando Carabinieri e uomini dell’esercito, su ordine del governo italiano, si rifiutarono di consegnare agli americani dei terroristi palestinesi responsabili del sequestro della nave Achille Lauro, dopo che l’aereo su cui viaggiavano fu costretto ad atterrare nella base siciliana da caccia dell’Air Force.

Che cos’è Sigonella

Sigonella è un paese della Sicilia centro orientale, in provincia di Siracusa: ospita una base Nato, una italiana e un’installazione militare americana fin dagli anni ’50 che prende il nome di Naval Air Station Sigonella, detta “The hub of the Med”. Sono più di duemila gli operativi americani, con relative famiglie, e altri 300 i civili impiegati nell’impianto. La strategia americana era fornire supporto ravvicinato alla Sesta Flotta di stanza nel Mediterraneo.

Gli accordi che regolano la base

Un trattato firmato da Italia e Stati Uniti nel 2006, che prede il nome di Technical Agreement Sigonella (TA), ha ridefinito le strutture concesse in esclusiva alla Marina americana (che comprende postazioni anche in comuni limitrofi) e quelle Nato ad utilizzo congiunto con le forze italiane: la base è anche sede dell’11° Reparto Manutenzioni dell’Areonautica e del 41° Stormo “AntiSom”, il cui comandante, secondo il TA, è colui che esercita la sovranità nazionale italiana nell’intera installazione.

Dettagli fondamentali

Questi aspetti che sembrano accademici su chi gestisce e comanda le parti della struttura, sono invece di primaria importanza, perché il governo italiano ha chiesto agli Stati Uniti, in cambio della concessione sullo schieramento di UAV armati, di essere informato di ogni operazione in corso, ossia sarà richiesto a Washington di togliere ogni genere di segretezza dalle attività americane che coinvolgono Sigonella.

Le unità schierate

Nella base si trovano alcune unità fisse, come P-3 Orion del Patrol Squadron Detachment con compito di pattugliamento aereo; i Marines del Special Purpose Marine Air-Ground Task Force 12 (tra l’altro impegnati nell’ambito della missione Trans-Sahara Counterterrorism Partnership, OEF-TS) schierati con un’autorizzazione di intesa con Roma del 2011; e tre velivoli senza pilota RQ-4B Global Hawk il cui schieramento permanente risale al 2010. A questi vanno aggiunte unità in assetto temporaneo.

I Global Hawk

I Global Hawk prodotti dalla Northrop Grumman sono grandi velivoli a controllo remoto in grado di lavorare ad alta quota e con lunga autonomia (24 ore in volo a più di 2000 chilometri di distanza dal centro di comando): attualmente sono tra i velivoli più avanzati per quanto riguarda missioni di osservazione e sorveglianza. Sono questi UAV che permettono l’acquisizione dei dati di intelligence necessari per raccogliere informazioni per portare a termine le missioni. È probabile che siano stati questi a registrare i dati per portare a termine venerdì scorso l’attacco aereo che ha distrutto un campo di addestramento a Sabratha, qualche centinaio di chilometri a sud di Sigonella, in Libia, dall’altra parte del mare. Ora ai Global Hawk verranno abbinati altre tipologie di UAV, come i Reaper e i Predator, in grado di trasportare anche diverse tipologie di armamenti, che però, per volontà del governo italiano, non saranno usati per missioni di attacco diretto, ma unicamente per ragioni difensive (ossia nel caso in cui si configuri un rischio offensivo da parte dello Stato islamico, per esempio un blitz di forze speciali per liberare ostaggi che “si mette male”).

Alliance Ground Surveillance

Sigonella diventerà il centro di riferimento per le attività di controllo terrestre AGS: nel 2017 nella base siciliana saranno cinque i Global Hawk Nato a disposizione dell’alleanza. L’AGS è un programma Nato creato nel 2009 (investimento da oltre un miliardo di euro) nell’ottica della cosiddetta “Smart Defence”, ossia l’ottimizzazione in efficenza delle capacità operative dell’alleanza, attraverso la condivisione di risorse, economiche, umane e materiali dei vari paesi membri. La posizione in pieno Mediterraneo dà alla base un ruolo geografico nevralgico, permettendo di all’AGS di avere un continuo monitoraggio di ciò che avviene al suolo nel fronte sud, con valore militare ma anche nell’anti-terrorismo, nella lotta alla criminalità organizzata operando il controllo dei confini e pure in ambito civile, aiutando l’assistenza umanitaria in determinate circostanze.

Autorizzazioni temporanee

Nell’ottica dell’instabilità dell’area del Sahel, la Difesa italiana nel 2012 concesse il dispiegamento temporaneo a Sigonella di altri velivoli senza piloti (6 Predator) un altro P-3 Orion e un cargo Hercules C-130. Già allora le regole prevedevano che le autorità italiane venissero notificate prima di ogni missioni, le quali comunque dovevano rientrare in due generi: le “Non Combatant Evacuation Operations” e le “Hostage Rescue Operations”, come riporta un’analisi condotta due anni fa dal Centro Studi Internazionali per conto dell’Osservatorio di Politica Internazionale di Camera e Senato. Questi (come altri) caveaut rigorosi sono essenzialmente gli stessi su cui si basa, stando a quanto pubblicato dal WSJ, anche l’accordo siglato il mese scorso sull’impiego/schieramento a Sigonella di UAV (o APR, aeromobile a pilotaggio remoto) armati.

L’evoluzione della base

Nel report del Ce.S.I si legge che “l’evoluzione del ruolo della Base di Sigonella, da base di supporto della Sesta Flotta della Marina Americana ai tempi della Guerra Fredda, in sede principale dei sistemi di osservazione APR USA e NATO destinati al monitoraggio dell’area mediterranea e della fascia nord-africana comprensiva del Sahel, è una conseguenza strettamente legata, da una parte, alla forte instabilità proveniente dalla regione e, dall’altra, dall’ubicazione strategica della base”.

Il ruolo sulla Libia

Per le stesse ragioni, ora che la Libia è entrata in una spirale incontrollabile in cui s’è incuneato lo Stato islamico, Sigonella potrebbe diventare un avamposto tattico e strategico per un eventuale intervento militare occidentale, da dove i Predator (o i Reaper) armati potrebbero alzarsi per fornire un inedito supporto CAS (close air support), un appoggio aereo ravvicinato alle truppe qualora dovessero trovarsi in difficoltà – ma non per compiere missioni di attacco.



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