Il programma ufficiale per Roma lo presenterà giovedì prossimo in conferenza stampa ma in fondo basta rileggere le sue dichiarazioni e riesaminare la sua storia per rendersi conto di quale sia la ricetta di Roberto Morassut per rilanciare la Capitale. Questioni ataviche che la città eterna non ha mai saputo risolvere come i mezzi pubblici a dir poco claudicanti ma anche problemi più recenti, fino a questo momento lasciati un po’ fuori dal dibattito politico. Uno su tutti la confusione e la sciatteria che oggi regnano sovrane in Campidoglio quando si parla di servizi tecnologici da offrire a cittadini e turisti e in grado – se possibile – di migliorarne le condizioni di vita.
LA SFIDA DELLE PRIMARIE
Per potersi presentare il prossimo giugno alle elezioni, l’ex assessore all’urbanistica di Walter Veltroni prima dovrà però passare attraverso la sfida delle primarie romane in programma domenica prossima. L’avversario (e amico) da battere è il vicepresidente della Camera Roberto Giachetti con un occhio anche agli altri competitor: il sottosegretario alla Difesa Domenico Rossi, l’ex Italia dei Valori Stefano Pedica, il verde Gianfranco Mascia e la candidata simbolo Chiara Ferraro.
OBIETTIVO ROMA “SMART CITY”
Potrebbe sembrare un dettaglio viste le difficoltà che attanagliano la Capitale ma Morassut è invece convinto che sia uno degli aspetti fondamentali sui quali puntare per rilanciare Roma. Renderla una “smart city”, una città intelligente e a misura di cittadino, nella convinzione che “la semplicità consenta di vivere meglio il quotidiano”. In questo senso, il deputato del Partito Democratico propone la creazione di un’unica app – forse da chiamare proprio Roma – con la quale unificare tutti i servizi offerti sul territorio romano. Una soluzione che consenta di archiviare l’attuale giungla in cui ci sono applicazioni diverse per qualsiasi cosa, una addirittura solo per le fontanelle della città. In questo modo si potrebbe acquistare un biglietto della metro, pagare un parcheggio, prenotare un museo o una visita e usare il car sharing attraverso lo stesso strumento. E per chi non sia così avvezzo alla tecnologia e all’uso degli smartphone, Morassut suggerisce che gli stessi tipi di servizi siano fruibili attraverso un’unica card del Comune di Roma con la quale poter accedere alle diverse prestazioni.
MISSIONE METROPOLITANA
Per come si è messa – e per quanto tempo ci sta volendo – sembra sia diventata praticamente una missione impossibile tra ritardi siderali, scandali e inefficienze di tutti i tipi. Una metropolitana all’altezza delle altre capitali europee – ma anche di Milano – per Roma appare sempre più una chimera. In virtù di queste difficoltà in molti nella Capitale si stanno convertendo alla “teoria del ferro” e all’idea che convenga abbandonare il sottosuolo per concentrarsi sui tram e sui treni di superficie. Morassut però non è dello stesso avviso e chiede che quantomeno si concludano le linee incompiute. In questo senso l’obiettivo è il prolungamento della C fino a piazza Venezia o almeno a San Giovanni, in modo da garantire l’incrocio con una o con entrambe le altre linee della metro romana. Allo stesso modo, Morassut è convinto si debba procedere con la diramazione della metro B dal capolinea di Rebibbia e, quindi, con la costruzione delle due nuove stazioni di San Basilio e Casal Monastero.
UN NUOVO ASSETTO PER ROMA
Tra le priorità che Morassut va ripetendo fin dall’inizio della sua campagna elettorale – e anche da prima – c’è la riforma dell’assetto istituzionale di Roma. “Un’urgente necessità” la definisce il deputato Pd “pena l’impossibilità di rientrare con forza in un circuito virtuoso di competizione internazionale”. La sua proposta al riguardo prevede l’attribuzione alla Capitale dei poteri oggi spettanti alle regioni, con il contestuale addio all’attuale sistema fondato sulla tripartizione tra comune, città metropolitana e regione. In questo disegno, i municipi (ossia le articolazioni amministrative di Roma) dovrebbero diventare dei veri e propri comuni mentre il Campidoglio sarebbe trasformato in “un’autorità metropolitana con forti poteri di indirizzo e programmazione, di legislazione regionale e di autonomia fiscale”.
URBANISTICA MON AMOUR
Da esperto dell’urbanistica romana – di cui si è occupato in prima persona tra il 2001 e il 2008 ai tempi delle due giunte Veltroni – Morassut propone un piano di interventi che miri innanzitutto a completare le opere incompiute. Una di quelle su cui sta insistendo particolarmente è il famigerato SDO, il Sistema Direzionale Orientale cui si pensò per la prima volta addirittura negli anni 50’ con Salvatore Rebecchini sindaco. In soldoni, un progetto che ha l’obiettivo di trasferire dal centro al quartiere di Pietralata – nel quadrante nord-est della Capitale – alcune delle principali infrastrutture della città.
Tema caldo anche quello degli stadi. Sul nuovo impianto che la Roma americana di James Pallotta vuole costruire nell’area di Tor Di Valle, Morassut ricorda le sue iniziali perplessità (che continua ad avere) ma sottolinea anche come “l’amministrazione debba sempre avere una sua continuità. Non devo mettermi a riaprire i dossier solo perché devo imporre un punto di vista politico. L’importante è che le opere pubbliche che sono state garantite si facciano e che l’amministrazione esamini il procedimento il più correttamente possibile”. Il deputato Pd invita comunque tutti i soggetti coinvolti a interessarsi del futuro dello stadio Olimpico. “Ci domandiamo che fine farà? O aspetteremo dieci anni, quando diventerà come lo stadio Flaminio?”. Ovvero abbandonato all’incuria e al degrado.
UN’ALLEANZA PER IL DECORO
Più che i poteri di sindaco, per ripulire Roma – e renderla almeno più presentabile – servirebbe la bacchetta magica. In mancanza, quella che Morassut propone è un’alleanza per il decoro che permetta anche di superare la scarsità di risorse e le inefficienze amministrative. Un’alleanza fondata sulla sussidiarietà orizzontale, che miri a valorizzare l’impegno di chi non si rassegna a vedere la città abbandonata al degrado. Quindi, sostegno a favore dei comitati di quartiere, delle associazioni e delle tante realtà cittadine già attive nella città eterna, come ad esempio i gruppi Retake Roma. Un mutuo soccorso in virtù del quale il Campidoglio riconoscerebbe a questi soggetti alcuni benefici – magari di carattere fiscale o “logistico” – in cambio della loro attività sul territorio.
(primo di una serie di articoli sulle primarie di centrosinistra a Roma)