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Perché Giorgia Meloni molla Silvio Berlusconi e abbraccia Matteo Salvini

GIORGIA MELONI, MATTEO SALVINI

Partono da Roma le prove generali di un nuovo centrodestra, a trazione leghista, che ricalca gli schemi dei successi ottenuti da Marine Le Pen in Francia e nello scorso fine settimana dalla destra nei Laender tedeschi. Ma visto che non tutto può essere automaticamente assimilabile alle vicende estere, non sembra al momento così tanto spianata la strada dell’azzardo di Matteo Salvini, concretizzatosi con la discesa in campo come candidata a Roma di Giorgia Meloni, che sarà appoggiata oltre che dai suoi Fratelli d’Italia dalla lista “Noi con Salvini”.

COSA PENSA BERLUSCONI

Silvio Berlusconi sembra fermamente intenzionato ad andare avanti, almeno per ora, sulla candidatura di Guido Bertolaso, se non altro perché dopo aver subito un attacco così plateale alla sua leadership ne fa un punto di onore. E intende a tutti i costi dimostrare che il leader del centrodestra è ancora lui, perché si ritiene l’unico possibile federatore che tenga insieme la decisiva anima moderata. Ma c’è chi attribuisce a Salvini un disegno di più lunga gittata e che va decisamente oltre le elezioni amministrative romane.

LE MIRE DI SALVINI

Il leader leghista, nei sondaggi numericamente più forte di FI, scommettendo sul declino dell’ex premier e di Forza Italia – che secondo i leghisti sarebbero ormai avviati a seguire le orme di Denis Verdini in un futuro partito della Nazione con il premier Matteo Renzi – avrebbe incominciato a posizionarsi come contendente al ballottaggio alle elezioni nazionali del 2018, e se non ci riuscirà a quelle successive, del Pd di Renzi o del Partito della Nazione che verrà.

I MOTIVI DELL’ACCELERAZIONE LEGHISTA

La preoccupazione di fondo è quella di essere o scalzati in questo ruolo dai Cinque Stelle e restare come ali estreme, tagliate fuori dai giochi. Ecco perché “l’altro Matteo” avrebbe spinto così tanto l’acceleratore fino alla rottura romana. Ma troverà ostacoli sulla sua strada e anche forse imprevedibili. Per ora, la linea che viene dal quartier generale azzurro “bombardato” dagli alleati, è quella di cercare di circoscrivere l’incendio. Insomma, fare in modo che lo strappo resti circoscritto a Roma. Che però è la Capitale con tutto il forte valore simbolico che questo sul piano politico comporta. Quindi, l’obiettivo sarebbe quello di cercare di andare avanti insieme anche nelle altre grandi città. Ma finora l’unico accordo chiuso del centrodestra è solo quello di Milano. Se non si trova l’accordo nel resto d’Italia, la Lega, fanno notare dentro Forza Italia – “rischia di perdere anche importanti Comuni lombardi medio-grandi dove anche FI ha ancora una sua forza…”.

I TIMORI DEI FRATELLI D’ITALIA

Comunque sia, il dado della sfida per la leadership del centrodestra sembra ormai tratto. A far scattare la molla decisiva per la discesa in campo di Meloni sembra sia stato l’invito rivoltole, dopo Guido Bertolaso, anche da Silvio Berlusconi, martedì 15 marzo, a pensare al suo ruolo di futura mamma. Non solo. Soprattutto dietro la clamorosa decisione ci sarebbe la paura di Fratelli d’Italia di perdere consensi nella Capitale, dove sono attualmente il primo partito di centrodestra. E questo anche a causa delle parole sui rom pronunciate dal Cav. Dicono da Fratelli d’Italia a Formiche.net: “Berlusconi ha assicurato posti di lavoro pubblici e case per i rom, dopo le carezzevoli parole già pronunciate da Bertolaso nei loro confronti, ma così, vista anche la concorrenza che abbiamo da parte di Francesco Storace (candidato a Roma per la Destra), rischiamo di precipitare al 3 per cento!”. Quanto al rischio di restare schiacciati nella sfida per la leadership del centrodestra, esponenti vicini a Meloni la mettono così: “Semmai avverrà il contrario”. Ma il vero sospetto di FI con il quale a Roma la sera di martedì 15 marzo, cala la notte anche sull’unità del centrodestra è che ormai Fd’I abbia scelto un altro leader di un’altra coalizione: Salvini al posto di Berlusconi. Ragiona e si interroga un esponente azzurro con Formiche.net: “Se poi Renzi fa fuori tutti gli ex comunisti dal Pd, noi che fine facciamo?”. Dentro quel Partito della Nazione, il cui fantasma ha spinto il leader leghista a fare lo “strappo Capitale”?

Paola Sacchi 


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