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Mattarella, Renzi, Carrai e le prossime nomine del governo

Paolo Gentiloni, Marco Carrai e Maurizio Molinari

E’ andata com’era facile immaginare, anche se ora nessuno si sbilancia su quanto potrà accadere nel prossimo futuro. Confermando i segnali arrivati nelle scorse settimane, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, lunedì 21 marzo ha frenato l’«esuberanza giovanile» del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che auspicava un informale via libera a nomine delicatissime nel settore della sicurezza. Il governo da un lato ha atteso l’ultimo minuto per nominare il nuovo capo di Stato maggiore dell’Aeronautica (il generale Enzo Vecciarelli al posto di Pasquale Preziosa nel giorno del pensionamento di quest’ultimo), dall’altro avrebbe voluto nominare il nuovo comandante della Guardia di Finanza con due mesi di anticipo, visto che il generale Saverio Capolupo compirà 65 anni il 24 maggio, e soprattutto indicare il manager e imprenditore Marco Carrai, amico del premier, a capo di una nuova e ancora nebulosa struttura sulla cyber security. Mattarella ha consigliato cautela sia sulla tempistica, perché per la Finanza c’è ancora tempo, sia sull’incarico a Carrai.

Un punto fermo, com’è noto, è rappresentato dalla legge del 2007 che ha riformato l’intelligence creando l’attuale struttura di Dis, Aise e Aisi e sono solo i servizi segreti ad avere competenza in materia di intelligence sulla sicurezza cibernetica. Concetto ribadito dal direttore del Dis, Giampaolo Massolo, nell’audizione al Copasir del gennaio scorso e analizzata anche da Formiche.net. Creare una nuova agenzia dedicata alla cyber significherebbe dunque modificare la legge del 2007. Renzi vorrebbe affidare a Carrai anche il ruolo che il decreto Monti del gennaio 2013 affida al consigliere militare del presidente del Consiglio (che manca dal 9 ottobre), cioè di presidente del Nucleo per la sicurezza cibernetica: modificare quella norma significherebbe in sostanza trasferire i compiti del Nucleo a un consulente di Palazzo Chigi (Carrai). Premesso che i condizionali sono obbligatori viste le tante incertezze e forzature, se il ruolo fosse davvero solo quello di consulente quale sarebbe l’utilità, non potendo né svolgere attività di intelligence né acquisire le informazioni che la legge riserva ai servizi? Nelle settimane scorse, inoltre, negli ambienti politici si ragionava sull’ipotesi di un contratto non alla persona fisica Carrai, bensì alla sua società Cys4. In entrambi i casi, le opposizioni paventano la «privatizzazione» di un settore strategico della sicurezza nazionale.

Che occorra un migliore coordinamento sulla cyber security è certo, visto che tra servizi, forze di polizia e forze armate i soggetti che se ne occupano sono troppi e mal collegati. La soluzione potrebbe essere quella prospettata da Andrea Margelletti su airpressonline.it, cioè «concentrare le operazioni e le azioni dicyber-security defence in un’apposita agenzia sotto il controllo del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis), seguendo così il virtuoso esempio britannico del Government communications headquarters (Gchq), lasciando e concentrando, invece, le future capacità offensive alla difesa, implementando a tal fine il progetto del Comando operativo cibernetico interforze (Coci)».

Sulle altre nomine in programma entro la primavera (Finanza, Servizi, Polizia, oltre alla Marina) sarà bene ponderare le scelte vista anche la ormai costante emergenza terrorismo, come dimostrano gli attentati di Bruxelles del 22 marzo.

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