Nessuna rivelazione scottante, nessun annuncio di una candidatura alle prossime elezioni romane. Alla prima conferenza di presentazione del suo atteso libro “Un marziano a Roma” (edito da Feltrinelli), Ignazio Marino ha deluso le speranze di chi si attendeva un colpo a sorpresa o, quantomeno, che venisse messa la parola fine alla telenovela sulla sua eventuale decisione di correre di nuovo per il Campidoglio. L’ex sindaco ha preferito, invece, tenersi le mani libere e rimandare ancora la questione, anche se a questo punto – a soli due mesi dal voto – sono in molti a ritenere che preferirà restarsene ai box.
TUTTI I NEMICI DI MARINO
“Non ho nemici”, ha risposto Marino a una delle tante domande che gli sono state rivolte nel corso della conferenza organizzata all’Associazione della Stampa Estera, ma – a giudicare dal libro e dalle parole pronunciate nel corso della presentazione – sembra che non sia proprio così. Il bersaglio numero uno rimane Matteo Renzi, seguito da quelli che potrebbero definirsi i poteri forti – tali o presunti – della città. E poi i diciannove consiglieri dem che, con le loro dimissioni firmate dal notaio lo scorso ottobre, gli hanno fatto perdere la poltrona di sindaco. Marino ne ha per tutti, soprattutto per i suoi vecchi compagni di partito. “Se avessi seguito i consigli del Pd mi avrebbero messo in cella d’isolamento”. Pochi commenti, invece, sul candidato del Partito Democratico per il Campidoglio Roberto Giachetti. “Non lo conosco”, si è limitato a dire prima di chiamarlo erroneamente Riccardo. Una frecciata, però, sembra avergliela rivolta. “Il mio libro è uno spunto di riflessione per i candidati che ancora non hanno un programma per Roma”, ha affermato Marino. Il riferimento abbastanza chiaro è alle polemiche che, durante la campagna per le primarie, hanno colpito Giachetti proprio per l’assenza di un programma scritto.
IL PREMIER E LE LOBBY
Le accuse che l’ex sindaco ha mosso nei confronti del Presidente del Consiglio sono diverse e vanno da alcune già ascoltate ad altre, per così dire, inedite. “Che un Premier non eletto dai cittadini nomini un commissario governativo al posto di un sindaco che ha preso centinaia di migliaia di voti, è una lesione della democrazia”, ha confermato ancora una volta Marino. “Renzi non ama Roma” ha aggiunto, perché altrimenti – questo è il suo ragionamento – trasferirebbe alla Capitale risorse adeguate. “Parigi ogni anno può contare su un miliardo di euro di extra costi, Londra su due”. Poi, l’affondo forse più pesante: “Bisognava sganciare Roma dalle lobby ma non è quello che voleva Renzi. Il Presidente del Consiglio si è seduto insieme a loro per prendere le sue decisioni”. A tal proposito Marino ha citato il nuovo villaggio olimpico che – se Roma dovesse vincere nella corsa ad ospitare le Olimpiadi del 2024 – verrebbe costruito nell’area di Tor Vergata. “Renzi ha deciso con le lobby, ne ha parlato nel chiuso di una stanza con Luca Cordero di Montezemolo e Giovanni Malagò senza coinvolgere il Comune e senza chiedere ai cittadini”. Nel suo libro Marino attacca direttamente Renzi anche per un’altra questione, la copertura delle statue di nudo nel corso dell’incontro con il presidente iraniano Hassan Rohani ai Musei Capitolini. “Il capo del nostro Governo era presente e non pretese l’immediata rimozione dei burqa di legno dalle statue. D’altra parte la carica di Presidente del Consiglio non presuppone il rispetto per le opere d’arte“.
I VELENI SUL PD
“No, nel 2016 non ho ancora rinnovato la tessera del Pd“. E’ questa la frase meno dura che Marino ha pronunciato quando ha parlato del suo ormai vecchio partito. Nel libro l’ex sindaco non risparmia quasi nessuno, a partire dal presidente e commissario romano Matteo Orfini: “A Roma lo chiamano il traditore per aver tradito Massimo D’Alema“. Toni roventi pure nei confronti del Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti cui ha contestato “il potere di ignorare, rallentare o fermare ogni processo di cambiamento nella Capitale d’Italia“. Un giudizio negativo che il chirurgo estende anche al vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini, accusato di avergli proposto la nomina a vicesindaco dell’allora presidente dell’Assemblea Capitolina Mirko Coratti, recordman di preferenze con un passato in Forza Italia e nell’Udeur, poi arrestato nell’ambito dello scandalo Mafia Capitale.
MARINO E I “PALAZZINARI”
Nel corso della conferenza stampa non ha esitato a chiamarli con l’espressione di regola utilizzata a Roma in senso spregiativo. “Palazzinari” li ha definiti, a sottolineare plasticamente il contrasto che ha da sempre animato i suoi rapporti con loro. Il motivo, Marino, lo indica nella differente visione della città e nel fatto di aver bloccato, non appena arrivato in Campidoglio, i progetti di edificazione (o cementificazione) dell’agro romano. “Forse i palazzinari se la sono presa”, ha esclamato l’ex primo cittadino che, pure nel libro, riserva loro alcune delle pagine più dure. Con Francesco Gaetano Caltagirone, costruttore, editore del Messaggero e secondo azionista di Acea dopo il Campidoglio, Marino racconta di aver avuto sporadiche occasioni di dialogo. “Penso che in alcune decisioni – scrive l’ex primo cittadino a proposito di Caltagirone – siamo giunti faticosamente a un occasione rispetto reciproco“. “Sottolineo occasionale perché Francesco Gaetano Caltagirone ha quasi sempre utilizzato i media che possiede per infangare me e la mia giunta”. Quasi sprezzante il commento nei confronti di altri storici costruttori romani, dai fratelli Claudio e Pierluigi Toti a Sergio Scarpellini. “Ho spesso avuto l’impressione che come imprenditori detestassero il rischio d’impresa”. Scarpellini, scrive Marino, “affittava al Comune a prezzi fuori mercato“. Più indulgente, invece, il giudizio nei confronti dell’Acer (l’Associazione dei costruttori romani) “che, nonostante gli alti e bassi, sta cercando di modernizzare il settore e rendere più competitivo il mercato”.
MARINO, IL M5S E VIRGINIA RAGGI
Vista la reticenza ad annunciare la sua eventuale ricandidatura per Roma, non è mancato chi ha chiesto a Marino un commento sulla candidata del M5S Virginia Raggi, con la quale qualche punto di contatto sembra sussistere. Come da copione, l’ex sindaco non si è sbilanciato ma ha ricordato i due tentativi fatti per portare in giunta i grillini: il primo all’indomani del voto, il secondo dopo l’esplosione dello scandalo Mafia Capitale. In entrambi i casi – ha affermato Marino – fu l’ordine superiore di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio a fermare le trattative. “Ho la sensazione che si tratti di una forza che non vuole assumersi la responsabilità del Governo”. Sulla vicenda Acea che ha coinvolto la candidata pentastellata (qui la ricostruzione di Formiche.net con i dettagli del programma di Virginia Raggi), Marino ha detto di non condividere l’attacco sferratole dal Messaggero ma ha aggiunto di non essere neppure d’accordo con l’approccio della trentasettenne, che aveva manifestato la volontà di cambiare i vertici Acea nell’eventualità di una sua vittoria. “Quello che conta non sono le poltrone ma le idee”, ha commentato il chirurgo dimenticando, però, che lui stesso da sindaco ingaggiò una dura battaglia per sostituire l’allora Presidente di Acea Giancarlo Cremonesi, nominato dal suo predecessore Gianni Alemanno.
MARINO E IL GOVERNO
Parole dure anche sul Governo. “E’ di centrodestra”, ha liquidato l’argomento Marino, secondo il quale non potrebbe definirsi altrimenti un esecutivo che abbia Angelino Alfano agli Interni, Beatrice Lorenzin alla Salute e Denis Verdini quasi in maggioranza al Senato. “Quando nel 2013 ho votato Partito Democratico non volevo sostituire Walter Veltroni e D’Alema con Verdini. Non lo volevo proprio”.
MARINO E IL PAPA
“Non sono stato licenziato dal Papa, non va attribuito al Santo Padre quello che hanno fatto Renzi e il Partito Democratico”. Marino ha poi confermato di aver avuto un incontro con il Pontefice Francesco lo scorso primo febbraio e di essere stato da lui autorizzato a raccontarne i contenuti nel libro. “Qualcuno ha interpretato le sue parole come uno sciogliere i cani per togliersi di torno un personaggio scomodo nell’amministrazione della città”. Quel qualcuno nella ricostruzione dell’ex sindaco è ovviamente Renzi. Sempre Renzi, bersaglio preferito e ormai quasi ossessione di Marino.
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