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Cos’è Tempa Rossa e perché il governo Renzi ha appoggiato l’opera

L’estrazione del gas e del greggio non è ancora iniziata ma – una volta che partirà – il giacimento di Tempa Rossa avrà una capacità produttiva giornaliera di assoluto rilievo. Le previsioni stimano circa 50.000 barili di petrolio, 230.000 metri cubi di gas naturale, 240 tonnellate di GPL e 80 tonnellate di zolfo al giorno. Scrive oggi Jacopo Giliberto sul Sole 24 Ore che “Tempa Rossa potrà rappresentare circa il 40% della produzione di petrolio in Italia”. Sempre, però, che l’avvio delle operazioni non venga in qualche modo bloccato dalla vicenda che ha portato ieri alle dimissioni dell’ormai ex ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi.

I PROTAGONISTI

Per capire cosa sia Tempa Rossa, basta andare sul sito della compagnia petrolifera francese Total, che lo gestisce attraverso un’apposita società, la J.V. Gorgoglione, di cui detiene il 50%. Il restante 50% è, invece, diviso in parti uguali tra altri due operatori mondiali del settore: la giapponese Mitsui e l’inglese Shell. Il giacimento – scoperto nel 1989 – sorge nella Valle del Sauro, in Basilicata, tra i comuni della provincia di Potenza di Corleto Perticara e Gorgoglione. Secondo la tempistica prevista dalla major francese, il 2017 avrebbe dovuto rappresentare l’anno di avvio delle attività.

L’ORO NERO DI BASILICATA

Sono 8 in totale i pozzi previsti nell’ambito del progetto: sei già perforati e due, invece, da trivellare non appena saranno arrivate le autorizzazioni necessarie. Quello di Tempa Rossa è il secondo giacimento della Basilicata: il primo – già in funzione – si trova a Val D’Agri ed è gestito da Eni. Due impianti, racchiusi in un fazzoletto di terra, che rendono questo pezzo d’Italia il maggior giacimento petrolifero di tutta l’Europa continentale, con quantitativi complessivi paragonabili a quelli mediorientali o del Mare del Nord.

LE PRIME FASI DEL PROGETTO

Il progetto (i cui dettagli possono essere letti qui) si compone di una pluralità di fasi. La prima, ovviamente, consiste nell’estrazione del gas e del petrolio. Quest’ultimo dovrà poi essere trattato direttamente in loco, attraverso la realizzazione di un centro oli. Si legge sul sito che, tra gli interventi in programma, è prevista anche la “costruzione di un centro di trattamento oli dove gli idrocarburi estratti, convogliati tramite una rete di condotte interrate (pipeline), verranno trattati e separati nei diversi sottoprodotti (grezzo, gas combustibile, zolfo, GPL) e poi, a seconda del prodotto, spediti tramite canalizzazioni interrate”. Tra gli ulteriori interventi indicati compaiono, inoltre, la costruzione “di un centro di stoccaggio GPL dotato di 4 punti di carico stradale” e di altre infrastrutture come “l’adeguamento di strade comunali e la realizzazione dei sistemi per l’alimentazione di acqua ed elettricità per il centro di trattamento”.

LA STRADA CHE PORTA A TARANTO

Nelle intenzioni della società, una parte del greggio estratto e trattato sarà poi destinata all’esportazione. Da qui la necessità di inviare il petrolio dalla Basilicata a Taranto, dove sorge la Raffineria Eni, che però – per accoglierlo – dovrà essere sottoposta a “interventi di adeguamento logistico”, senza i quali il giacimento di Tempa Rossa non potrà entrare in funzione. Lavori fortemente contestati dalle associazioni ambientaliste, nonostante Total affermi che “le opere nella stessa previste costituiranno, esclusivamente, la parte terminale del Progetto Tempa Rossa e non comporteranno alcun incremento della capacità di lavorazione della stessa Raffineria”. Nell’impianto del Cane a sei a zampe il petrolio sarà stoccato, prima di essere trasportato all’estero via mare (qui l’approfondimento di Federico Pirro del Centro Studi di Confindustria Puglia pubblicato da Formiche.net). Il greggio verrà portato in Puglia attraverso un’infrastruttura già esistente, l’oleodotto Val D’Agri-Taranto. A questo punto, il petrolio sarà custodito nella raffineria Eni e, quindi, inviato agli acquirenti dal porto di Taranto. Secondo quanto indicato da Total (si legga qui), il progetto Tempa Rossa farà aumentare il traffico nel porto di Taranto di 90 navi ogni anno. La società assicura che “la maggior movimentazione di greggio non comprometterà la diversificazione delle attività del porto. Infatti, basta guardare come in Italia i porti che movimentano più greggio siano anche quelli a maggior vocazione merci e passeggeri”. Il gas estratto, invece, “sarà facilmente convogliato alla rete locale di distribuzione SNAM”.

IL SOSTEGNO DI RENZI

Il progetto – che complessivamente muoverà risorse per una cifra pari a 1,6 miliardi dollari – è attualmente il più importante investimento privato esistente in Italia. Anche per questa ragione, è stato fin da subito considerato dal governo di Matteo Renzi altamente strategico per il Paese. Nel settembre 2014 è stato definito dal ministero dello Sviluppo Economico “il principale programma privato di sviluppo industriale in Italia”, che dovrebbe portare anche alla creazione di 300 nuovi posti di lavoro.  Già nel 2001, con una delibera del Cipe (il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica), Tempa Rossa era stato considerato “Opera strategica a livello nazionale” mentre il progetto definitivo era stato approvato, sempre dal Cipe, nel marzo 2012. Dunque, dal centrodestra di Silvio Berlusconi al governo tecnico di Mario Monti, fino a Renzi e al Pd, sono tre – e di segno politico differente – gli esecutivi che negli ultimi 15 anni hanno ritenuto Tempa Rossa prioritario per il futuro dell’Italia.

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