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Matteo Renzi trivella la sinistra Pd con Romano Prodi pro Triv

Lo si può effettivamente considerare un colpo a effetto di Matteo Renzi: alla direzione nazionale del Partito Democratico di questo pomeriggio il presidente del Consiglio è stato netto e, per certi versi, sorprendente. “La mia posizione sul referendum del 17 aprile è la stessa di Romano Prodi, anzi è un po’ meno dura della sua”, ha sottolineato il premier. Niente di strano, se non fosse che i due sono ormai da tempo ai ferri corti, tra gelidi silenzi e reciproci attacchi al vetriolo, più o meno velati. Stavolta invece no: Renzi non ha esitato a citare il fondatore dell’Ulivo per giustificare la sua posizione sulle trivellazioni nel mar Adriatico. Un’indicazione niente affatto casuale, da considerare e interpretare soprattutto alla luce dei sempre turbolenti rapporti tra il presidente del Consiglio e la minoranza interna del Pd.

IL REFERENDUM SECONDO PRODI

Solo qualche settimana fa, Prodi aveva lanciato il suo anatema contro i no Triv. “Il referendum è un suicidio nazionale”, aveva commentato l’ex premier (si legga qui l’articolo di Formiche.net). Un giudizio che Renzi ora utilizza contro i suoi oppositori interni. Alla sinistra dem, che gli contesta la contrarietà al referendum e l’invito a non recarsi alle urne per non raggiungere il quorum, il segretario del Pd ha voluto ricordare quanto sia radicale sull’argomento il pensiero di un padre nobile del centrosinistra, come Prodi. A sottolineare che se il Professore è arrivato addirittura a parlare di suicidio, allora anche lui è legittimato a dare le sue indicazioni. Senza che la minoranza lo rintuzzi ad ogni frase.

RENZI, LE TRIVELLE E IL QUORUM

Un orientamento già chiaro da tempo, che oggi il premier ha confermato senza mezzi termini: “Non andare a votare in un referendum inutile e sbagliato è diritto di tutti”, ha dichiarato Renzi prima di aggiungere: “Ognuno la può pensare come crede ma l’astensione è una posizione costituzionalmente sacrosanta”. Infine, la stoccatina alla sinistra dem, tanto per far capire chiaramente a chi si stava riferendo. Renzi ha così ricordato quando, in occasione dei referendum del 2003, gli ex Ds invitarono i loro elettori a non recarsi alle urne.

LE TRIVELLE, PRODI E LE RINNOVABILI

D’accordo con Prodi, Renzi si è dichiarato anche su un’ulteriore questione, l’utilizzo dei fondi che le compagnie petrolifere versano ogni anno a titolo di royalty. Ieri sulle colonne del Messaggero, il professore ha proposto di usare queste risorse – tra i 300 e i 400 milioni l’anno – “per incentivare la ricerca, la produzione e la conservazione delle energie rinnovabili” (per ulteriori dettagli, si può leggere qui).  Una proposta che il presidente del Consiglio ha detto di voler sostenere.

OPERE PUBBLICHE E TEMPA ROSSA

Tra i tanti argomenti che Renzi ha toccato nel corso della direzione, non poteva mancare ovviamente il progetto Tempa Rossa, con le conseguenze politiche derivanti dalle indagini della magistratura: “Se è un reato sbloccare le opere pubbliche, io sto commettendo un reato. E continuerò a farlo”. Poi la richiesta alla magistratura: “Indaghi ma arrivi a sentenza. Fateli i processi ma fateli veloci”. Il tutto preceduto da un’affermazione che potremmo definire di principio. “Sbloccare le opere pubbliche e private è la priorità di questo Esecutivo e mio preciso compito istituzionale”, ha detto.

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