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Così Giuliano Amato e Sabino Cassese dicono sì alla riforma costituzionale Renzi-Boschi

maria elena boschi, riforma costituzionale

Uno è un endorsement in piena regola, l’altra una vistosa apertura. Al Centro Studi Americani, a Roma, dove stamattina si è parlato della riforma costituzionale approvata dal Parlamento e ora in attesa del referendum confermativo d’ottobre, Matteo Renzi e Maria Elena Boschi incassano il sostegno di due giuristi di rilievo. Sabino Cassese e Giuliano Amato – seppur con parole e toni diversi – hanno manifestato il loro sì al testo di revisione della Costituzione.

L’APERTURA DI AMATO

L’ex presidente del Consiglio e attuale giudice della Corte Costituzionale, Giuliano Amato, non ha mancato di inviare chiari segnali di apprezzamento. Il primo deriva dall’esigenza, per così dire storica, di riformare la seconda parte della Costituzione: “Personalmente, ne scrissi la prima volta 40 anni fa“, ha esordito Amato, secondo il quale è da considerare positivo il semplice fatto che in Italia “ci sia una riforma costituzionale approvata e da discutere nel merito“.

GOVERNO E PARLAMENTO

La fotografia attuale scattata da Amato è di un sistema scarsamente funzionante in cui “il governo non è così forte e il Parlamento, invece, troppo debole“. Da qui l’esigenza di intervenire, in particolar modo con la fine del bicameralismo perfetto, nel quale Camera e Senato svolgono esattamente le stesse funzioni. Con la riforma Boschi, è previsto che solo Montecitorio voti la fiducia al governo. Una novità che rafforzerà l’esecutivo ma che – a dire di Amato – non indebolirà necessariamente il Parlamento. Secondo il giudice costituzionale, infatti, la previsione di una Camera “verso la quale il Governo non può porre la questione di fiducia, non è detto che non costituisca un limite per il governo stesso“.

(MARIA ELENA BOSCHI AL CENTRO STUDI AMERICANI. FOTO DI PIZZI)

LE REGIONI SECONDO AMATO

Altra novità fondamentale introdotta dalla riforma è la modifica dei rapporti tra Stato e regioni. Le autonomie saranno rappresentate nel nuovo Senato in cui troveranno posto i consiglieri regionali e i sindaci delle principali città italiane. “Sono sempre stato favorevole ad avere nella legislazione nazionale il punto di vista delle regioni“, ha commentato Amato. Sulla nuova ripartizione di competenze – con molte materie che torneranno ad essere di potestà legislativa esclusiva dello Stato – l’ex premier ha fatto chiaramente intendere tutti i limiti del sistema attuale. Il problema principale – come si osserva da più parti – è l’elevatissimo contenzioso cui questa distribuzione di competenze ha dato luogo.

L’ENDORSEMENT DI CASSESE

Meno sfumato il sostegno dell’ex ministro Sabino Cassese, uno dei massimi esperti di diritto amministrativo, che fin dall’inizio del suo intervento ha riconosciuto: “Sono un sostenitore di questa riforma costituzionale“. Un’affermazione nella quale è implicita l’idea che la Carta costituzionale possa essere modificata laddove le esigenze concrete lo richiedano. Argomento, quest’ultimo, contestato dai detrattori della riforma, per i quali quella italiana sarebbe la “Costituzione più bella del mondo” e, come tale, da lasciare immutata. Cassese contesta in radice questa impostazione: “In Germania la Costituzione l’hanno cambiata quasi una volta l’anno, non è possibile che in Italia si debba considerare qualcosa di immutabile“.

(MARIA ELENA BOSCHI AL CENTRO STUDI AMERICANI. FOTO DI PIZZI)

IL BICAMERALISMO SECONDO CASSESE

Quello che verrebbe a cristallizzarsi con il sì degli italiani al referendum confermativo di ottobre, Cassese lo chiama monocameralismo temperato. L’ex giudice della Corte Costituzionale – per sottolinearne i pregi – parte dai primissimi esempi di democrazia in Inghilterra, passa attraverso Montesequieu e De Tocqueville e giunge fino ai giorni nostri. Un’affresco storico-giuridico che Cassese delinea per arrivare al suo commento sulla riforma del Governo. “Le vere funzioni del  bicameralismo si sono esaurite“, ha spiegato il giurista. L’unica esigenza che permane – un po’ sul modello americano – è quella di dare voce a livello nazionale alle regioni, che altrimenti manterrebbero una “rappresentanza amministrativa e non costituzionale“.

LE NUOVE COMPETENZE DELLE REGIONI

Senza appello, infine, il suo giudizio sulla riforma del Titolo V della Costituzione approvata nel 2001: “E’ stata fatta con l’accetta“, ha commentato, prima di dare il suo placet a quella parte della legge Boschi che redistruibuisce le competenze legislative a favore dello Stato: “E’ giusto che l’interesse nazionale attraversi tutto il territorio italiano“.

(MARIA ELENA BOSCHI AL CENTRO STUDI AMERICANI. FOTO DI PIZZI)


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