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Cosa si dirà alla prima assemblea di Federmanager

Stefano Cuzzilla, Federmanager

Federmanager si prepara alla prima assemblea nazionale. L’appuntamento della Federazione che rappresenta i manager delle aziende produttrici di beni e servizi è per il 6 maggio all’auditorium Parco della musica (“Sala Petrassi”) di Roma. “È un avvenimento significativo per la nostra Organizzazione e per gli oltre 180mila manager e quadri e alte professionalità che continuano a dare un contributo effettivo al Sistema Paese”, spiega il presidente di Federmanager Stefano Cuzzilla, in una conversazione con Formiche.netEcco ospiti, temi e obiettivi dell’assemblea di Federmanager.

GLI OSPITI

La tavola rotonda dal titolo “Fare industria. Quali competenze per ripartire”, organizzata in concomitanza con l’assemblea nazionale, sarà moderata da Antonio Polito, vice direttore Corriere della sera. Interverranno Mario Cardoni, direttore generale di Federmanager, Domenico Casalino, amministratore delegato Techno Sky, Cetti Galante, amministratore delegato di Intoo, Gabriele Ghini, managing director Transearch, Luciano Marcocci, responsabile innovazione e governance tecnologica di Finmeccanica, Salvo Mizzi, ceo di Invitalia Ventures, Alessandro Ovi, direttore Mit Technology Review Italia, e Stefano Pighini, presidente di LVenture Group.

I TEMI

“Abbiamo scelto di dedicare questa Assemblea a un tema per noi centrale, quello delle competenze per l’industria, con l’obiettivo di affrontare trasversalmente tutte quelle questioni che sentiamo prioritarie per l’agenda del Paese, di offrire idee e proposte concrete per lo sviluppo e la competitività dell’Italia”, spiega Cuzzilla. Quali? “L’impatto delle nuove tecnologie su occupazione e modelli organizzativi è un tema che ci coinvolge direttamente. Da manager, sentiamo infatti la responsabilità di innovare tanto i processi industriali quanto le strutture sociali in cui essi si inseriscono”, risponde il presidente di Federmanager.

OBIETTIVI E PRIORITÀ

L’assemblea analizzerà anche i dati più recenti relativi alla categoria, ovvero quanti sono i manager del settore industria, come sono suddivisi per area geografica e per regione, quanti inserimenti e quante cessazioni avvengono nel corso di un anno e qual è la suddivisione per classe dimensionale. “Il cambiamento connesso al mutamento delle forze di mercato e all’avvento dei nuovi strumenti digitali certamente sta provocando una evoluzione dei modelli di business e, di conseguenza, della profilazione delle posizioni richieste”, sottolinea Cuzzilla, invitando però “prima di parlare di perdita di milioni di posti di lavoro”, a “ interrogarsi su quale capacità di governo e di gestione del mutamento sia necessaria a risolvere in modo positivo la rivoluzione che stiamo vivendo”. Ed ecco la risposta: “Poiché crediamo che l’investimento in capitale umano sia un fattore di accelerazione per le imprese, in particolar modo per quelle di piccole dimensioni di cui è ricco il nostro Paese, abbiamo scelto di dare centralità alla certificazione e asseverazione delle competenze, in particolare quelle manageriali”, afferma il presidente di Federmanager.

QUATTRO PROFILI

Per mettere in luce questo lavoro, Federmanager ha certificato e presenterà quattro profili professionali che costituiscono il bagaglio di competenze ritenuto sempre più necessario alle imprese italiane per posizionarsi con successo sui mercati globali. “Parliamo di “innovation manager” per riferirci alle figure dotate di skills digitali capaci di traghettare con successo l’impresa nella cosiddetta Quarta rivoluzione industriale. Parliamo di “temporary manager” guardando in particolare alla Pmi e alle loro esigenze di flessibilità e conseguimento di risultato a breve-medio termine. Parliamo, ancora, di “export manager”, fondamentale per l’internazionalizzazione delle nostre filiere produttive e per il posizionamento su mercati emergenti o non strutturati. Infine, parliamo di “manager di rete”, convinti che skills di negoziazione e di governance relazionale siano quelle più adatte ad alcuni contesti di filiera tipici del nostro tessuto produttivo”.

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