Da una parte, tre ulteriori espulsioni di stranieri «tifosi» del terrorismo di matrice islamista; dall’altra, la conferma dell’intenzione di allestire hotspot galleggianti per migliorare e velocizzare l’accoglienza, l’identificazione ed eventualmente il rimpatrio dei migranti. Sono le notizie più fresche fornite dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano, che ieri ha tracciato un bilancio dei primi mille giorni del suo incarico (con i governi di Enrico Letta e Matteo Renzi) proprio nel giorno in cui la mafia in Sicilia ha tentato di uccidere Giuseppe Antoci, presidente del parco dei Nebrodi, salvo grazie all’intervento della scorta che ha messo in fuga gli aggressori dopo un conflitto a fuoco.
GLI EFFETTI DELLA LEGGE ANTITERRORISMO
Il bilancio del triennio 2013-2016 coincide anche con il mandato del capo della Polizia, prefetto Alessandro Pansa, che da oggi assume l’incarico di direttore del Dis (il vertice dei servizi segreti) e che viene sostituito da Franco Gabrielli. La costante attenzione dell’intelligence e di Polizia e Carabinieri nella prevenzione antiterrorismo ha portato ad altre tre espulsioni: il 10 maggio è stato rispedito a Casablanca un marocchino di 33 anni in possesso di materiale jihadista, anche scaricato da siti dedicati dell’Isis, mentre il 17 maggio sono stati espulsi due marocchini detenuti per rapina. Uno di loro inneggiava all’Isis, l’altro ha festeggiato gli attacchi di Bruxelles. Un’ulteriore conferma di quanto sia importante il monitoraggio delle carceri, dove maggiore è il rischio di radicalizzazione. Nel 2016 gli espulsi ammontano dunque a 19.
Un passo decisivo è stata la legge dell’aprile 2015 che, tra l’altro, consente di arrestare chi favorisce i viaggi a fini di terrorismo e i foreign fighters, aumenta la sorveglianza e permette il ritiro del passaporto dei sospetti, dà competenze antiterrorismo alla procura nazionale antimafia. Dopo l’entrata in vigore della legge gli estremisti arrestati sono stati 101 (+24,7 per cento), gli espulsi per motivi di sicurezza 102 (+155 per cento), tra cui 9 imam, le persone controllate perché sospette sono state 124.166, oltre a 25.502 veicoli e a 286 motonavi.
IL DRAMMA IMMIGRAZIONE
I numeri del triennio sono da maggio 2013 a maggio 2016, dunque differiscono dalle normali statistiche annuali. Nel primo anno sono arrivate 64.257 persone, nel 2014-2015 sono state 171.710 e negli ultimi 12 mesi 154.719. In tre anni sono stati arrestati 1.727 scafisti. Oltre il 90 per cento degli sbarcati è stato fotosegnalato: negli ultimi due anni dal 43 al 47 per cento circa dei migranti arrivati è composto da irregolari mentre gli altri hanno presentato richiesta di asilo (e bisogna aspettare la fine dell’iter per capire quanti effettivamente ne hanno diritto). Il boom degli arrivi dalla Libia nel 2014 rese necessario un aumento delle commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale: da 23 sono diventate 47 e i provvedimenti emessi sono aumentati del 179,2 per cento. Nel ribadire che l’Italia prima salva le vite e poi valuta chi è da accogliere (e magari redistribuire in Europa…) e chi da rimpatriare, Alfano ha fornito cifre per dimostrare che l’Italia subisce un peso molto minore di altre nazioni: su un totale di oltre 1 milione 255 mila richieste di asilo nell’Ue, l’Italia ne ha poco più di 83 mila (il 6,6 per cento), che equivalgono a 1.369 per ogni milione di abitanti mentre l’Ungheria ne ha 17.699 per ogni milione di cittadini. Cifre inoppugnabili che però si scontrano con il ben noto problema della percezione di sicurezza che non si basa sui dati ufficiali.
LA ROTTA DEL MEDITERRANEO
Il ministro dell’Interno, però, ha anche ammesso che «siamo sulla rotta del Mediterraneo» da dove arrivano soprattutto irregolari al contrario di quella dei Balcani, da dove giungono in Europa soprattutto richiedenti asilo in fuga dalle guerre in Siria e Iraq. All’Ue che chiede all’Italia di aprire altri hotspot per l’identificazione dei migranti, Alfano replica che «c’è una disponibilità assoluta da parte nostra ad aprire nuovi hot spot anche perché ci conviene, e decideremo dove farlo in base alle esigenze. Ciò è in relazione alla nostra proposta di creare hot spot galleggianti cui la Commissione ha dato un parere sostanzialmente favorevole pur evidenziando alcune criticità». In questo modo sarà possibile «fare le operazioni di identificazione direttamente a bordo, senza far fuggire nessuno, e a questo meccanismo possono contribuire le agenzie umanitarie e Frontex».
CALANO I REATI
Negli ultimi tre anni ci sono stati 350 mila reati in meno, compresa una riduzione di circa 165 mila furti e 9 mila rapine. Nella lotta alla criminalità organizzata calano i mafiosi e i latitanti arrestati «e significa che raccogliamo gli effetti dell’azione degli anni precedenti» ha detto Alfano. Ma ci sono anche settori di cui si parla meno: l’ordine pubblico si quantifica in quasi 31 mila manifestazioni nazionali con 464 arresti, quasi 11 mila denunce e 1.599 feriti; la legge del 2014 contro la violenza negli stadi ha fatto aumentare del 17,7 per cento i Daspo (quasi tutti nel calcio); buoni risultati anche dalla legge del 2013 per proteggere le donne: anche se la cronaca è piena di femminicidi e di violenze varie, i dati parlano dell’8,5 per cento in meno di donne uccise, del 10,4 per cento di violentate mentre le denunce per stalking sono aumentate del 27,7 per cento. Cresciuta anche la lotta all’abusivismo commerciale e alla contraffazione, che ha portato a 2,6 miliardi il valore dei beni sequestrati (136,4 per cento in più. Il ministro annuncia poi una «legge per la sicurezza urbana contro ladri e rapinatori per aumentare anche la sicurezza percepita », senza aggiungere dettagli.
PIU’ FONDI
I soldi non bastano mai, ma negli ultimi anni sono aumentati: 500 milioni in più nel triennio per il pacchetto sicurezza, crescita anche per spese di gestione e per equipaggiamento, mentre nel personale, dice Alfano, «c’è stato lo sblocco totale del turn over» perché quest’anno sono stati assunti 2.190 poliziotti, quanti ne erano andati in pensione l’anno scorso. Nel triennio sono arrivati anche 3.005 vigili del fuoco, un aumento del 10 per cento. Alfano ha precisato che quei 500 milioni in più nel triennio sono stati così divisi: 300 milioni per gli 80 euro a ciascun poliziotto, 150 alla cyber security e 50 milioni all’equipaggiamento. Ma quei 150 milioni alla cyber oggi sono al Viminale, ai servizi segreti come si disse dopo gli attentati di Parigi o alla Presidenza del Consiglio?