C’è un po’ di pessimismo in questo libro che Giorgio Napolitano dedica all’Europa. Nel volume Europa, politica e passione l’ex presidente della Repubblica racconta la sua visione della Ue fin dai primi anni Cinquanta, ammettendo di esserci arrivato per gradi, perché all’epoca il Pci era completamente schiacciato sull’Unione sovietica e quindi non ammetteva altra autorità, soprattutto in questa parte del mondo. Poi col passare degli anni il partito, e Napolitano in primis, si è convertito lentamente all’europeismo, complice anche il modello delle socialdemocrazie del Nord Europa negli anni Settanta. Ad ascoltare il presidente emerito alla sala Koch di Palazzo Madama ieri c’era tutto il gotha istituzionale: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, quello del Senato Pietro Grasso, i suoi grandi amici Sabino Cassese ed Emanuele Macaluso, i ministri Maria Elena Boschi e Andrea Orlando, Luciano Violante, Linda Lanzillotta, Renato Schifani, Gianni Letta, il generale Mosca Moschini e Mario Monti. (QUI LE FOTO DI UMBERTO PIZZI)
Cassese e la Boschi, prima della presentazione, chiacchierano fitto per almeno dieci minuti. Si parla di Europa, ma anche di riforme. Renzi vorrebbe Cassese impegnato nel comitato per il Sì, il costituzionalista sta facendo qualche resistenza anche per le fatiche dovute all’età. Ma, quale che sia l’impegno, Cassese resterà in prima fila nel difendere una riforma che ha anche concorso a realizzare con suggerimenti preziosi, come ha sottolineato nei suoi editoriali sul Corriere della Sera e in alcuni interventi pubblici. C’è da dire, e non è la prima volta che capita, che la Boschi si trova perfettamente a suo agio insieme a personalità istituzionali e politiche che hanno più del doppio dei suoi anni. In sala c’è anche Paolo Aquilanti, che lei ha voluto con sé a Palazzo Chigi come segretario generale della presidenza del consiglio. Aquilanti è stato fondamentale nella scrittura dell’Italicum, prima, e della riforma costituzionale, poi.
Su tutti aleggia la tristezza per la scomparsa di Marco Pannella. Il direttore di Repubblica Mario Calabresi, chiamato a moderare il dibattito, all’inizio chiede un minuto di silenzio per la scomparsa del grande leader radicale. Napolitano viene intercettato dai cronisti. “Presidente, nessun rammarico per non averlo nominato senatore a vita?”. “Non mi sento di parlarne, quelle sono decisioni delicate che spettano a ciascun presidente, che decide a secondo delle circostanze”, la risposta dell’ex capo dello Stato. Sul palco, insieme a lui, a parlare di Europa c’è lo storico Massimo Salvadori, il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, Giuliano Amato e la ex vice ministra degli Esteri Marta Dassù.
“L’arrivo di migliaia di migranti dalla Siria ha fatto precipitare una crisi europea già in atto. Ora l’eurozona andrà modificata, ma occorre anche un rilancio sulle iniziative di politica economica comune, sulle politiche di asilo e sul fronte delle riforme delle istituzioni”, osserva l’ex capo dello Stato. Che sottolinea poi il ruolo svolto dall’amministrazione Obama nel processo di unificazione europea. “L’Europa può andare avanti con meno America, ma non senza America”, aggiunge. Ma dalle sue parole traspare una visione pessimistica, di un’Europa che, nonostante gli sforzi, va in panne davanti al primo problema. Un’Europa che, nonostante una politica economica comune improntata all’austerità, non è riuscita a generare un comune sentire nel cuore delle persone e il più delle volte viene percepita come un tiranno dai cittadini.
Nel volume Napolitano cita diverse volte Henry Kissinger, da una parte, e Altiero Spinelli, dall’altra. “A giugno verrà inaugurata la guardia di frontiera europea. Vedremo se questo sarà il primo passo per affrontare insieme il problema dei flussi migratori”, osserva il ministro Calenda. “L’Europa è stata molto importante nello sviluppo e nell’apertura atlantica del Pci, questo nel libro è raccontato molto bene”, osserva Dassù. Pessimista è anche Amato. “Ci sono ormai troppe forze centrifughe, per andare avanti insieme occorre un grande sforzo e uomini e idee che al momento non ci sono”, afferma l’attuale giudice costituzionale. Alla fine applausi garbati, baciamano alle signore e complimenti molto istituzionali.