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Come procede la guerra ibrida della Russia

Alessandro Pandolfi, esperto in relazioni internazionali con focus sulle attività russe, ha scritto per il think tank italiano Opi (Osservatorio di politiche internazionaliun paper dal titolo “Conflitti ibridi e zone grigie: il dibattito sulle forme della guerra nella competizione tra USA, Russia e Cina”. “All’estero il tema della hybrid war, la guerra ibrida, occupa gli spazi delle riviste specializzate, è trattato da commentatori, analisti, accademici, mentre in Italia, salvo rarissime eccezioni, è stato largamente ignorato, ed è tornato alla ribalta solo con le azioni militari russe in Ucraina”. Sì, ma come possiamo definirla per essere chiari? “Si tratta sostanzialmente di un approccio bellico che mischia le classiche operazioni degli eserciti convenzionali con strumenti asimmetrici e irregolari, difficilmente attribuibili allo Stato che li impiega“. “Si mobilitano i propagandisti, le forze speciali, i mercenari, le minoranze russe in loco, le milizie che creano destabilizzazione: è un uso programmatico dell’inganno militare (deception, con un linguaggio tecnico, ndr)”.

I GREEN MEN IN UCRAINA

Esattamente quanto successo con l’occupazione russa sia in Crimea, sia nell’Ucraina orientale. Si ricorderanno i cosiddetti “Litttle green men“, gli omini verdi o Polite people, militari con divise senza insegne dispiegati lungo le strade crimeane o del Donbass, che non parlavano ai giornalisti, adottavano un atteggiamento discreto, educato, polite, che avevano tutta l’aria (e non solo) d’essere lì per conto di Mosca. “Esatto. Queste e altre tecniche sono state ampiamente osservate durante la presa della Crimea e l’occupazione per procura delle regioni dell’Ucraina orientale”. Una linea molto temuta, perché riproducibile: “Le principali istituzioni occidentali stanno studiando questa strategia adottata da Mosca, soprattutto in vista delle contromisure da utilizzare in caso di potenziali repliche in altre aree fragili dell’Europa orientale”. Come i Paesi baltici, la Polonia, la Romania, che sono attualmente cruciali per gli interessi della Nato: l’Alleanza teme che lo schema possa essere applicato di nuovo e cerca un rafforzamento del fronte orientale a scopo di deterrenza.

LA BATTERIA DA GUERRA DELLA PROPAGANDA

Alle operazioni sul piano fisico si abbinano anche quelle cyber e il lavoro sul piano comunicativo. “L’aspetto della guerra informativa è centrale: è diretta a piegare il morale dell’avversario, supportare le operazioni militari sul campo o ad evitare del tutto il ricorso alle armi. Ma il tema più ampio è quello dell’uso della propaganda da parte del Cremlino, anche in Occidente, al fine di creare confusione e dividere le opinioni pubbliche, ancor prima di generare soft power per le politiche della Federazione”. La manipolazione dell’informazione da parte dei network internazionali del Cremlino (RTSputnikTass) è un aspetto molto curato a Mosca, un’arma forse più efficace degli elicotteri e dei missili balistici. “L’uso delle troll factories (eserciti di commentatori pagati dallo Stato per veicolare messaggi propagandistici e distorcere le notizie. ndr) per influenzare Internet conta su una vasta gamma di tecniche: dal cospirazionismo alla creazione di vere e proprie corazzate della propaganda e della disinformazione”. Come hanno evidenziato vari studi, conclude Pandolfi, la riflessione russa in materia di guerra informativa e psicologica, information warfare e psychological warfare, è tenuta in grande considerazione tra i vertici militari, che possono contare su una vasta rete di centri di ricerca e dottrine consolidate.

LA DISINFORMATIA

L’Unione Europea ha messo in piedi la StratCom Task Force per smascherare il vasto repertorio della disinformatia russa, anche il NATO StratCom produce studi sulla guerra informativa e sul trolling a una velocità senza precedenti e vari governi si chiedono come arginare il fenomeno senza toccare il delicato tasto della libertà d’informazione, ma spiega Pandolfi che “per il momento si tratta di una lotta tra Davide e Golia, considerando la portata della campagna informativa del Cremlino e le contromisure finora attivate in Occidente”. E aggiunge: “Nel nostro paese, per vari motivi, questo enorme dibattito non è neppure mai giunto”. Eppure pochi giorni fa un agente dei servizi segreti portoghesi è stato arrestato a Roma mentre passava documenti riservati sulla Nato ad una controparte russa; e a febbraio il sistema informatico del ministero della Difesa italiano è finito sotto attacco da parte di un gruppo di hacker russi collegati ai servizi segreti di Mosca.

LA PENETRAZIONE RUSSA

“Paradossalmente, le varie tecniche propagandistiche giocano sui punti critici del giornalismo e dei sistemi democratici occidentali. Al mercato informativo globalizzato corrisponde la repressione dei canali esteri in Russia, alla libertà d’informazione in Occidente corrisponde un canale utile a disseminare notizie false o fuorvianti, agli elevati standard della grande stampa internazionale corrisponde lo stile quasi orwelliano dei canali esteri del Cremlino”. Le regole di imparzialità della migliore stampa prevedono ad esempio di dare un peso simile alle narrazioni contrapposte, anche in caso di palese falsità. Esattamente quanto successo nelle fasi più critiche e confusionarie della crisi ucraina. Poi succede molto spesso che le iniziative di disinformatia si propaghino perché trovano sponda in una stampa disattenta, ma è “il ritmo stesso del mercato dell’informazione globale e immediata che presenta evidenti criticità, ponendo ad esempio una pressione crescente su redazioni e giornalisti, incentivando la disseminazione di storie spesso non opportunamente verificate”. Inoltre Mosca ha molta penetrazione nel contesto socio-culturale occidentale : “Sono pochi i paesi a disporre di un simile, articolato background in termini di propaganda e influenza, che spesso include attività di spionaggio e penetrazione politica”.

LA GUERRA DEL FUTURO

In definitiva, le prossime mosse russe difficilmente comprenderanno vere e proprie azioni contro i confini euro-atlantici orientali, spiega l’analista italiano, si temono però tattiche ibride e irregolari, attacchi cibernetici, disinformatia portata avanti dalla macchina da guerra delle news del Cremlino, operazioni clandestine di destabilizzazione. Sono le guerre del futuro, “che si adattano ai cambiamenti politici, tecnologici e sociali”. Un tema seguito attentamente dalle cancellerie occidentali, perché oltre alla Russia potrebbe aprire scenari ad ulteriori attori come la Cina.

(Foto: Wikipedia, Little Green Men davanti a una base russa nei pressi di Simferopol, Crimea)



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