La battuta tranchant di Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato e big di Forza Italia, sulla secca sconfitta del Pd è: “Matteo Renzi è passato dalla rottamazione alla dannazione nel senso del senatore (Ala di Denis Verdini ndr) Vincenzo D’Anna, che gli serve insieme ai suoi a reggere con i numeri al Senato”. Ma se il centrosinistra è nei guai anche il centrodestra non ride. “Servono ora le primarie”, dice senza tanti giri di parole Gasparri a Formiche.net.
Senatore Gasparri, in realtà però avete anche conquistato 6 comuni. Qual è la sua analisi?
Ci sono sindaci eletti in dieci Comuni di centrodestra, prima ce n’erano quattro. Sarebbero stati anche di più se Varese e Latina (conquistati dal centrosinistra ndr) avessero retto a questa crisi, come dire, locale.
Solo locale? Varese è la culla della Lega Nord.
Certo. A Varese si paga la lunga durata di un predominio leghista, a Latina ci sono state liti e divisioni che hanno consegnato il centrodestra a una meritata sconfitta.
In realtà, la sconfitta del centrodestra appare più politica che numerica. Politica perché Stefano Parisi, uomo simbolo della riscossa del centrodestra, stavolta tutto unito, pur essendoci andato vicino, non ha raggiunto la vittoria. Che ne pensa?
Se a Milano il risultato fosse stato positivo avrebbe certo cambiato la nostra lettura politica del dato. Diciamo che a Milano la sinistra è riuscita a fare due cose: mettere un candidato moderato, come Beppe Sala, pescando, quindi, nell’elettorato di centro, e riuscire a estendere la coalizione anche alla sinistra più identitaria di cui Giuliano Pisapia era un vessillifero. Per cui era una coalizione molto larga che copriva la sinistra ma anche i moderati.
E voi?
Noi abbiamo fatto una ottima performance. Certo, resta l’amarezza. Perché una vittoria avrebbe un po’ cambiato la lettura del dato complessivo. Abbiamo nuovi sindaci ma ora una analisi va fatta. Perché abbiamo dati a Roma e Torino certamente molto negativi anche per il centrodestra.
E qui tornano le liti sul candidato a Roma, che si è svegliata pentastellata. Però il dato di Roma non dimostra che alla fine non c’era alcun Patto del Nazareno, per far vincere Roberto Giachetti, come è stato scritto e come Giorgia Meloni e Matteo Salvini rimproverarono a Silvio Berlusconi?
Non c’era proprio nessun patto.
Allora patto del diavolo tra elettori vostri e Cinque Stelle?
Noi abbiamo fatto un casino del diavolo, questo sì. Nel senso che abbiamo cambiato strategia e nomi, abbiamo confuso i nostri elettori, alcuni dei quali alla fine hanno votato direttamente per Virginia Raggi. Abbiamo fatto di tutto per confonderli con un cambio continuo: Guido Bertolaso, Alfio Marchini, Meloni e poi sì e poi no, e poi incinta, e forse Rita Dalla Chiesa… Probabilmente i Cinque Stelle, sull’onda di Mafia Capitale, avrebbero vinto comunque, perché il risultato è chiaro. Però il centrodestra ha fatto di tutto per danneggiarsi. Sarebbe invece entrato agevolmente al primo turno se avesse fatto le primarie prima.
E invece le primarie sono state fatte, attraverso lo scontro e la divisione interna?
Sì. Con la differenza che Marchini ha preso x, Meloni x e nessuno dei due è arrivato almeno secondo. Quindi, meglio fare le primarie prima che farle utilizzando le elezioni vere.
Tutti portano quindi le loro colpe?
Sì, ma questo già lo abbiamo detto: errori li hanno fatti Forza Italia, Fratelli d’Italia, Marchini e Meloni. Marchini poi ha valutato il suo impatto sulla città in maniera addirittura sproporzionata. Due candidature al 10 per cento riconsegnano Marchini in modo irreversibile ai suoi impegni di natura imprenditoriale e finanziaria.
Lei è molto drastico.
L’ho sostenuto, ma dico la verità. Che devo dire dopo due tentativi falliti, al 10 per cento?
Quindi, facendo una sintesi non vince né il modello moderato né quello cosiddetto lepenista. Il senatore Augusto Minzolini (FI) ha rimproverato Parisi di non aver dichiarato il suo No al referendum costituzionale, cosa che non avrebbe quindi, secondo lui, attirato i voti grillini. Che ne pensa?
Non lo so se questo avrebbe risolto la situazione. Minzolini ha sempre soluzioni e quando sarà leader del centrodestra le attuerà… (sorride, ndr)
Lei chiede primarie a livello nazionale per il centrodestra a questo punto?
Si. Perché, secondo me, bisogna essere uniti come partiti e allargare questa unità anche alle presenze civiche, come quella di Brugnaro (sindaco di Venezia ndr) e altri. E non quelle posticce bocciate dagli elettori, che vanno archiviate. Bisogna fare primarie alle quali Forza Italia dovrà partecipare. Non so con chi: può essere un politico, un esponente società civile, uomo o donna.
Sta archiviando Silvio Berlusconi?
No, io dico che d’accordo con Berlusconi bisognerà discutere.
L’ex premier e leader di FI anche dal S. Raffaele ha dato segnali chiari: torna in campo.
Certo ma io dico che bisogna fare una innovazione. Non sto dicendo che io, a scanso equivoci, voglio fare il leader del centrodestra, non ne ho i requisiti anche anagrafici. Sosterrò altri.
In Usa veramente si sfidano i settantenni.
D’accordo, ma noi abbiamo bisogno di un tasso di novità e questo lo ha detto anche Berlusconi che più volte ha sostenuto: servono i giovani. Dopodiché il problema è che gli altri nostri alleati (ma anche noi) non accetterebbero un’indicazione e allora questo soggetto deve essere sottoposto a una verifica democratica. E quindi, come sostiene sempre Berlusconi, deve essere più vicino all’area di Forza Italia, perché se fosse uno troppo estremizzato rischierebbe di non vincere.
Potrebbe essere il governatore ligure Giovanni Toti?
Il problema non sono i nomi. Possono essere tante persone. Uomini e donne. Faccio un esempio: Chiara Appendino (M5s) e Stefano Parisi erano praticamente degli sconosciuti sul piano politico. Parisi è stato un ottimo city manager ed è ottima persona, insomma, una soluzione per competere poi si trova.
Parisi potrebbe essere il vostro candidato?
Non lo so. Fino a ieri dicevano che doveva fare il capo del centrodestra se diventava sindaco, dimenticandosi che se avesse vinto avrebbe dovuto governare Milano… Calma e sangue freddo, quindi. È prematuro fare qualsiasi nome.
Se il centrodestra non ride, il Pd è messo peggio. Come vede la situazione dall’altra parte?
Io avevo previsto la sconfitta di Piero Fassino da dieci giorni. E a un direttore avevo suggerito un titolo così: le città delle ragazze, perché si capiva che Raggi e Appendino avrebbero vinto. Dopodiché ho già detto da tempo che Renzi è passato dalla rottamazione alla dannazione. Perché senza il voto decisivo del senatore D’Anna, lui non resta in sella.
Ora vede in salita per il premier e segretario del Pd la strada del referendum di ottobre?
La vedo più difficile. Lui cercherà di buttarla ancora di più sui toni antipolitici. Ma crederanno al Renzi meno politico o a quello “castizzato”, nel senso della casta?