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Ecco i tre consigli di Farmindustria a governo e Parlamento

Massimo Scaccabarozzi

Anche la più tonica delle industrie ha bisogno di regole certe. Perché a lungo andare gli investimenti potrebbero prendere altre strade, magari oltre i confini nazionali. Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria in carica fino al 2018, è tornato a chiedere al governo un quadro normativo il più chiaro e semplice possibile per l’industria del farmaco, un settore tra i più dinamici in Italia, come dimostrano i numeri snocciolati ieri da Scaccabarozzi davanti all’affollata platea del Teatro Argentina, dove si è tenuta l’assemblea di Farmindustria.

TUTTI I RECORD DELLA FARMACEUTICA

Lo scorso anno l’industria del farmaco ha generato un valore in termini di produzione intorno ai 30 miliardi di euro, in crescita del 4,8% sul 2014. Certo, il grosso della spinta arriva dall’export, che da solo copre 21 miliardi di fatturato. Segno che il mercato domestico è ancora lontano dal recuperare la piena forma. Bene anche gli investimenti, a quota 2,6 miliardi e cresciuti del 15% in due anni. Il tutto, ovviamente, a fronte di una robusta forza lavoro, fatta di oltre 6.000 addetti in Italia. Lo stato di salute dell’industria, insomma, non si discute. Ma proprio qui sta il problema. Se l’Italia vuole continuare a rimanere l’hub del farmaco e smetterla di fare affidamento solo sull’export, deve cambiare le regole del gioco.

NUOVI BISOGNI, VECCHIE RISPOSTE

L’accusa di Farmindustria non è certo nuova, anche perché è un po’ da sempre il problema dei problemi in Italia. Quando il mondo cambia e chiede nuove regole, l’Italia fatica ad adattarsi, col rischio di perdersi per strada pezzi di ricchezza. Per Scaccabarozzi “non è possibile dare risposte vecchie a bisogni che cambiano alla velocità esponenziale del mondo interconnesso di oggi. E invece leggo solo proposte rivolte al passato e che non vogliono puntare al nuovo, per restare nel sistema antico che non regge più”. In altre parole, per usare una metafora “siamo nell’età dell’oro dell’innovazione e non possiamo vivere come fossimo in quella del bronzo”. Già, ma al di là delle bacchettate, cosa chiedono gli industriali faramaceutici?

UNA GOVERNANCE DEL FARMACO

Le richieste di Farmindustria sono essenzialmente tre. Primo, dirottare il cosiddetto payback, più o meno un miliardo e mezzo all’anno, verso l’innovazione e la ricerca. Secondo, incrementare per quanto possibile la spesa farmaceutica pubblica, che oggi è inferiore del 30% a quella media europea. Terzo punto, un cambio di filosofia nel sistema sanitario nazionale che non può più essere tarato sul costo delle singole prestazioni, ma sui risultati raggiunti dalle terapie. “Basta con questi vincoli di sistema, dobbiamo arrivare a una governance adatta a un sistema che cambia, come il nostro, e all’innovazione”.

SI MUOVE (FINALMENTE) IL PARLAMENTO

Le richieste di Farmindustria non sembrano destinate a rimanere inascoltate, almeno a questo giro. Nel corso dell’assise al Teatro Argentina, il presidente della commissione Finanze della Camera, Maurizio Bernardo (Ap), ha infatti  preannunciato per l’autunno l’organizzazione di un seminario sulla spesa farmaceutica, per tentare di assimilare le proposte degli industriali in merito al possibile incremento della spesa. “Le istituzioni”, ha detto, “devono essere partner dell’industria per dare stabilità al settore e sostegno alla fiducia degli investitori italiani ed esteri, anche attraverso nuovi strumenti normativi a tutela dell’occupazione”.



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