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Raffaele Marra, chi è il pomo della discordia fra Virginia Raggi e molti grillini (compreso Grillo)

teatro di roma

Chi ha distrutto il Paese non fa parte dei nostri progetti, ma chi ha operato bene, anche in altre forze politiche, può e deve essere coinvolto“. A leggere questa frase nel contesto romano di queste ore – con il MoVimento 5 Stelle alle prese con la difficile composizione della squadra di Virginia Raggi – viene quasi il dubbio che Luigi Di Maio l’abbia pronunciata pensando a lui, a Raffaele Marra. L’uomo dai lunghi trascorsi nel centrodestra scelto dal nuovo sindaco di Roma per affiancare il nuovo capo di gabinetto del Campidoglio Daniele Frongia (qui l’approfondimento di Formiche.net sui suoi studi e passioni politiche e qui sulle sue principali idee economiche). Un ruolo tutt’altro che secondario, considerato che a Marra spetterà il potere di firma per gli atti di spesa e di nomina di cui Frongia – almeno in un primo momento – non potrà disporre a causa delle prescrizioni della legge Severino.

UNA NOMINA CRITICATA

La sua nomina – che ora torna in forse, come scrive oggi Stefano Cappellini di Repubblica – negli ultimi giorni è stata criticata dalle opposizioni e anche dentro il M5S (le cronache parlano di sbuffi da parte di Roberta Lombardi), dove in molti non vedono di buon occhio che al vertice della nuova amministrazione pentastellata sia messa una persona che da dirigente pubblico ha lavorato con Gianni Alemanno e Renata Polverini, quando il primo guidava il Comune di Roma e la seconda la Regione Lazio. I giornali raccontano di tensioni crescenti e di veti incrociati. Secondo Mauro Favale di Repubblica quella di Marra sarà una nomina flash: “Per Marra la Raggi ha in mente altri incarichi. E per quel ruolo, attualmente ricoperto dal 44enne dirigente capitolino, è previsto l’arrivo di un’altra figura «più adatta», dicono dallo staff della sindaca. Per completare il quadro, però, c’è da aspettare una decina di giorni, forse due settimane, il tempo di permanenza di Marra come vicecapo di gabinetto“. A quanto se ne sa finora potrebbe anche essere effettivamente così: infatti, sul sito del Campidoglio – in questa pagina web – sono già menzionati Frongia e Marra rispettivamente come capo di gabinetto e vicecapo di gabinetto vicario di Raggi. L’ordinanza con cui Marra è stato nominato – la numero 8 del 28 giugno scorso – non è però consultabile. A differenza del suo curriculum vitae più aggiornato. Sì perché online ce ne sono diversi di curriculum, anche con alcune differenze: in questo, ad esempio, le sue competenze linguistiche (inglese, francese e spagnolo) sono definite accademiche, mentre in questo differente cv il suo inglese è descritto come eccellente, come ha fatto rimarcare su Facebook il renziano e giachettiano Massimo Micucci. Ma parte i curricula, ci sono anche le perplessità (e la contrarietà) anche di Beppe Grillo su Marra.

GLI ANNI CON ALEMANNO

Ma chi è Raffaele Marra e perché la sua nomina sta facendo così tanto discutere? Il motivo risiede nei suoi trascorsi politico-professionali: Marra – un ex ufficiale della Guardia di Finanza – ha un’esperienza amministrativa di collaborazione con le amministrazioni di centrodestra. La sua carriera, da questo punto di vista, non lascia spazio a dubbi: vicino ad Alemanno dai tempi del ministero dell’Agricoltura quando ricopre il ruolo di Direttore nazionale dell’area galoppo all’Unire (Unione nazionale incremento razze equine). In quegli anni segretario generale dell’Unire – poi trasformata con legge del 2011 in Assi (Agenzia per lo sviluppo del settore ippico) – è Franco Panzironi, ex braccio destro di Alemanno ed ex direttore generale di Ama ai tempi della giunta comunale di centrodestra, poi coinvolto in Mafia Capitale. Dal 2008 Marra arriva in Campidoglio dove ricopre l’incarico di Direttore dell’ufficio extradipartimentale per le politiche abitative.

LE ALTRE ESPERIENZE E IL RITORNO IN CAMPIDOGLIO

L’addio si consuma un anno dopo, nel 2010: per un anno – fino ad aprile 2011 – Marra è consulente dell’allora direttore generale della Rai Mauro Masi. Nel suo curriculum è scritto che “in qualità di esperto in materia economica e finanziaria” si occupa della “realizzazione di un progetto connesso alle tematiche aziendali finalizzato alla implementazione del Piano Industriale 2010-2012” della televisione di Stato. Nel 2011 un altro spostamento oggi contestato da molti: Marra arriva alla Regione Lazio di Renata Polverini con il ruolo di direttore della direzione organizzazione, personale, demanio e patrimonio. Vi rimane per due anni – fino ai primissimi mesi dell’amministrazione di Nicola Zingaretti – prima di tornare in Campidoglio dove ha lavorato ininterrottamente negli ultimi tre anni.

GLI STUDI

A differenza di quanto le sue ultime esperienze di lavoro sembrerebbero suggerire, Marra non è romano ma di Napoli dov’è nato nel 1972. Liceo scientifico e poi lunghi studi universitari: si laurea in Giurisprudenza con il voto di 103, poi in Economia con 82 e infine anche in Scienze della sicurezza economica e finanziaria con 110 e lode.

L’AUTODIFESA DI MARRA

Le polemiche che ne hanno accompagnato la nomina non lo hanno lasciato affatto indifferente. In un’intervista al Messaggeroripresa da Huffington Post – si è sfogato: “Non sono alemanniano, sono un professionista, un dirigente pubblico. Non sono mai stato coinvolto in alcun procedimento“. Posizione chiarissima che Marra ha spiegato ulteriormente: “Ormai sono stato già nominato vicecapo di gabinetto vicario con un’ordinanza. La mia delibera non deve passare in giunta, solo quella di Frongia perché riguarda la sua retribuzione. Certo, il sindaco potrebbe fare un’ordinanza di revoca“. In tal caso però – ha concluso – “ci rimarrei malissimo. Significa che anche loro, i grillini, fanno la stessa politica di chi ho combattuto in questi anni. Sarebbe allucinante“.

IL SUPPORTO DI ALEMANNO

E chissà se avranno fatto piacere sia a lui che a Raggi le parole di sostegno spese dall’ex sindaco di Roma Alemanno: “Raffaele Marra non lo vedo e non lo sento dal 2010. Definire Marra un alemanniano è ridicolo, ancora più ridicolo è pensare di poter mettere in lista di proscrizione qualcuno solo perché ha collaborato in passato con altre giunte. Questo è un metodo mafioso, che viene utilizzato per discriminare questa o quella persona e per mettere fuorigioco persone che hanno esperienza. Quando ero sindaco io andavano a cercare nei curricula dei miei collaboratori cosa facevano quando avevano 20 anni, adesso vanno a vedere con chi hanno collaborato in passato. Siamo a un livello di infantilismo politico ridicolo. La Raggi farebbe bene a fregarsene di queste critiche, le persone vanno valutate per quello che fanno”. Secondo Repubblica, comunque, il suo ingresso nel cerchio dei collaboratori del nuovo sindaco sarebbe dovuto ad altro. Ha scritto Giovanna Vitale due giorni fa che il nome di Marra “– si vocifera – è stato suggerito dallo studio Sammarco dove Raggi ha fatto l’avvocato per anni“.

IL CASO DE VITO 

Marra a parte, che per il M5S si tratti di una fase a dir concitata è confermato anche dall’articolo del Fatto Quotidiano nel quale il giornalista Marco Lillo racconta della presunta congiura che sarebbe stata orchestrata ai danni di Marcello De Vito – candidato sindaco dei cinquestelle nel 2013, secondo alle comunarie di quest’anno e mister preferenze alle ultime elezioni amministrative – “dai tre ex consiglieri, Virginia Raggi, Daniele Frongia e Enrico Stefano, per farlo fuori“. Titolo dell’approfondimento del giornale diretto da Marco Travaglio molto eloquente: “Virginia Raggi, i dossier e le accuse a De Vito. La lotta interna per conquistare la candidatura a Roma“. Un episodio che sarebbe alla base delle attuali divisioni tra i grillini, non solo romani, per la composizione della squadra di governo di Roma. Circostanze che comunque sono state seccamente smentite dal nuovo sindaco di Roma. “Non c’è nessun dossier” contro De Vito , ha commentato laconica Raggi.

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